I metalli tossici sono anche nei succhi di frutta

Un gruppo di ricerca ha analizzato succhi di frutta, alcuni tipi di latte vegetale e altre bevande analcoliche. Alcune delle bevande più comunemente consumate contenevano metalli tossici che superavano il livello consentito dagli standard federali dell’acqua potabile

metalli tossici succhi di frutta
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(Rinnovabili.it) – Chi non beve ogni tanto succhi di frutta, un latte vegetale, un tè in bottiglia? Probabilmente ognuno di noi lo fa, magari saltuariamente. I risultati di uno studio della Tulane University di New Orleans (Louisiana, USA) faranno sorgere qualche preoccupazione a chi ha questo tipo di preferenze. È emerso infatti che alcune delle bevande più comunemente consumate contenevano metalli tossici che superavano il livello consentito dagli standard federali dell’acqua potabile.

Analizzate le bevande di uso più comune

I ricercatori hanno esaminato varie tipologie di bevande. Due succhi di frutta misti avevano livelli di arsenico superiori allo standard di 10 microgrammi per litro. Un succo di mirtillo, uno di carota mista (tipo ACE) e un latte d’avena avevano ciascuno livelli di cadmio superiori allo standard di 3 parti per miliardo.

Le bevande analizzate sono quelle che si trovano normalmente sugli scaffali dei supermercati statunitensi; la misurazione è stata fatta per 25 diversi metalli tossici e oligoelementi. Complessivamente, si è visto che i succhi di frutta misti e il latte vegetale (di avena e di mandorla) contenevano elevate concentrazioni di metalli tossici più spesso di altre bevande.

I risultati dello studio della Tulane University sono stati pubblicati in “Journal of Food Composition and Analysis”.

Sette dei 25 elementi esaminati hanno superato gi standard in alcune bevande: nichel, manganese, boro, cadmio, stronzio, arsenico e selenio. Il piombo era presente in oltre il 93% dei 60 campioni, ma nella maggior parte dei casi i livelli erano molto bassi, ovvero inferiori a 1 parte per miliardo.

Uno sport drink al lime è quello che ha registrato il livello più alto di concentrazioni (6,3 microgrammi per Kg), anche se è comunque inferiore agli standard della Environmental Protection Agency (EPA) e della World Health Organization (WHO) per l’acqua potabile.

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Se è il dosaggio che fa la differenza, la prima difesa è la moderazione

Lo studio della Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine è importante perché attualmente esistono pochi studi peer-reviewed sul contenuto delle bevande analcoliche americane, specie per quanto riguarda la presenza di elementi tossici per la salute.

Probabilmente il consumo di succhi di frutta e altre bevande analcoliche è inferiore a quello di acqua, ma rimane il fatto che le persone dovrebbero conoscere le sostanze che contengono.

In modo particolare, i genitori dovrebbero evitare di dare ai bambini molto piccoli i succhi di frutta o i vari tipi di latte vegetale. L’autore principale della ricerca, Tewodros Godebo, spiega infatti che «arsenico, piombo e cadmio sono elementi cancerogeni che possono causare danni agli organi interni e danni cognitivi nei bambini, specialmente nelle prime fasi di sviluppo del cervello».

Secondo i ricercatori, la maggior parte degli elementi tossici trovati nelle bevande presumibilmente proviene da terreni contaminati; molti sono elementi presenti in natura, per cui è praticamente impossibile liberarsene del tutto.

Nella tossicità è spesso il dosaggio che fa la differenza, quindi la prima difesa è la moderazione. Tuttavia, è necessario approfondire questi studi e creare una consapevolezza nei consumatori che devono alzare il livello di attenzione alle etichette.

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