La sostenibilità alimentare vista dalla Generazione Z

Una ricerca commissionata da Mc Donald’s esplora il mondo della Generazione Z per capire quale sia il suo rapporto con la sostenibilità alimentare. Ne emerge l’immagine di giovani curiosi, documentati e molto esigenti, estimatori delle eccellenze italiane ma contrari allo spreco

agroalimentare
Foto di Gabriele Lässer da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – La Generazione Z afferma di credere genericamente alla sostenibilità e di ritenerla un percorso irreversibile. Sono solo parole o ci sono anche i fatti? McDonald’s ha commissionato ad Astra Ricerche un’indagine per comprendere quale sia il vero rapporto della Generazione Z con la sostenibilità alimentare e la loro visione della transizione ecologica nella filiera agroalimentare.

I risultati dell’indagine Astra Ricerche per McDonald’s sono stati presentati nel corso di una serie di incontri in Sicilia, Emilia Romagna e Veneto organizzati da Fondazione Qualivita e Origin Italia in collaborazione con McDonald’s sul tema Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualità verso la transizione ecologica.

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Orgoglio per le eccellenze italiane, attenzione alla sostenibilità ambientale e lotta allo spreco sono gli elementi chiave della filiera agroalimentare di domani per i giovani nella fascia di età 15-25 anni. Proprio lo spreco da parte del consumatore è al primo posto per l’impatto negativo della filiera (51%), seguito dal trasporto (47%), dalla lavorazione/trasformazione industriale (44%) e dal packaging (40%).

I giovani della Generazione Z conoscono il concetto di transizione ecologica della filiera alimentare più del campione generale (60% vs 42.2%), ma vogliono saperne di più (40% vs 35.0%), a dimostrazione di un reale interesse per l’argomento. Sono più attenti ai temi attinenti all’alimentazione (45% vs 34,4%), visitano sagre, eventi e fiere a tema, sia nella propria regione (33%) sia in altre (21%).

Per la Generazione Z la sostenibilità alimentare è interpretata a tutto tondo: la priorità va alla sostenibilità ambientale (72%), seguita dalla sostenibilità economica di filiera (66%) e dalla sostenibilità sociale (66%). Diffidano degli annunci di sostenibilità delle aziende (solo 4 su 10 li ritengono credibili), ma il 97% di essi è disposto a pagare di più un prodotto la cui sostenibilità sia garantita, ritenendo che sia anche di migliore qualità.

Il Made in Italy è un valore

Transizione ecologica è anche valorizzazione del cibo e delle eccellenze locali. Il 51% degli intervistati ritiene che le differenti tradizioni alimentari delle regioni siano uno dei massimi punti di forza del nostro agroalimentare.  Per il 58% il cibo locale appartiene a una regione o al gruppo di regioni limitrofe. Non stupisce quindi che il 91% degli intervistati conosca le certificazioni DOP e IGP, che il 66% ritenga il marchio Made in Italy sinonimo di garanzia (in particolare, la fiducia nel DOP è al 62%, nell’IGP al 56%).

Ultimo anello della filiera agroalimentare è la ristorazione, che connette la produzione e la distribuzione con il consumatore. La ristorazione è considerata un’eccellenza apprezzata nel mondo (70%), parte fondamentale dell’economia (66%), in grado di dare lavoro a moltissimi italiani (66%). I giovani le riconoscono anche un importante ruolo sociale: il 58% si aspetta che il settore della ristorazione educhi il consumatore ai corretti stili alimentari e ad essere responsabili (55%); il 57% desidera che la politica ambientale dei locali in cui si reca sia ben esplicitata, il 56% preferirà i punti di ristorazione che lo faranno e il 52% presta già attenzione al fatto che siano impegnati per ridurre l’impatto ambientale. 

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A commento dei risultati della ricerca su Generazione Z e sostenibilità, Mario Federico amministratore delegato McDonald’s Italia, ha dichiarato che «in questi anni McDonald’s è riuscito a portare al grande pubblico le eccellenze del Made in Italy, tradizionalmente considerate di nicchia, riuscendo a educare i clienti sulla qualità e sui prodotti italiani. Così oggi, in uno scenario mutato, cogliamo la nuova sfida della transizione ecologica, un percorso che dobbiamo cogliere insieme a tutta la filiera agroalimentare, di cui noi siamo l’ultimo anello, il vero punto di contatto con le giovani generazioni. Io credo che la ristorazione in questo abbia un ruolo fondamentale perché intercetta le esigenze dei consumatori, e può farle risalire lungo tutta la filiera suggerendo agli altri attori quali azioni concrete mettere in pratica».

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