L’inflazione dei prodotti alimentari non scende

L’inflazione dei prodotti alimentari è un problema globale. Colpisce duramente i più poveri, che hanno una scarsa capacità di far fronte agli shock dei prezzi. Il cibo è sottoposto ai rischi del mercato come qualunque commodity ed è vulnerabile ai cambiamenti climatici, ma la Banca Mondiale interviene a sostegno della sicurezza alimentare

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L’inflazione che colpisce i prodotti alimentari rimane alta, ovviamente con le opportune differenze legate al reddito medio delle diverse aree del mondo. Le ultime informazioni disponibili della Banca Mondiale sono relative al periodo febbraio-maggio 2023.

L’inflazione dei prodotti alimentari è un problema globale

L’inflazione è superiore al 5% nel 66,7% dei Paesi a basso reddito, nell’81,4% dei Paesi a reddito medio-basso e nel 77% di quelli a reddito medio-alto. Non sono esenti nemmeno i Paesi ad alto reddito, dove l’inflazione dei prodotti alimentari li riguarda nell’80,4% dei casi. Spesso, inoltre, si registra un’inflazione a doppia cifra.

I Paesi più colpiti si trovano in Africa, Nord America, America Latina, Asia Meridionale, Asia Centrale ed Europa: in sostanza l’inflazione dei prodotti alimentari è un problema globale.

L’indice dei prezzi alimentari della FAO, che misura la variazione mensile internazionale di un paniere di prodotti alimentari, è in calo del 20% su base annua rispetto a un anno fa.

Tuttavia l’inflazione dei prodotti alimentari rimane elevata in parte perché il dollaro USA forte ha mantenuto alti i prezzi delle materie prime in valuta locale, in parte perché i costi che pesano sul comparto agroalimentare come energia, trasporti, produzione, stoccaggio e distribuzione, che rappresentano una quota importante dei prezzi al dettaglio, rimangono elevati a causa delle pressioni inflazionistiche.

I poveri evidentemente soffrono di più dei prezzi elevati dei prodotti alimentari perché devono spendere gran parte dei loro redditi e hanno una scarsa capacità di far fronte agli shock dei prezzi.

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Il cibo come commodity

Secondo la Banca Mondiale, i rischi geopolitici – come l’invasione russa in corso dell’Ucraina – rappresentano un rischio significativo per i mercati agricoli, e possono portare a ulteriori aumenti dei prezzi di grano, mais, semi oleosi e fertilizzanti.

Quello che dovrebbe essere un diritto umano garantito, ovvero il diritto al cibo, è invece sottoposto ai rischi del mercato come qualunque commodity.

Ad esempio, l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali può limitare i prestiti e gli investimenti nella produzione agricola e nelle esportazioni, diminuendo l’offerta globale e potenzialmente aumentando i prezzi.

Anche le fluttuazioni del tasso di cambio delle valute locali rispetto al dollaro USA e il deprezzamento delle valute locali in molti paesi contribuiscono alle oscillazioni dei prezzi alimentari nei mercati locali.

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I rischi derivanti dal cambiamento climatico

Un altro fattore che rende sempre più improbabile il ribasso dei prezzi dei prodotti alimentari sono i rischi determinati dalle condizioni meteorologiche. La formazione del fenomeno El Niño porterà in alcune parti del mondo un considerevole riscaldamento della temperatura del mare, che si traduce nel surriscaldamento dell’aria e nell’alterazione delle precipitazioni. Ovviamente sono tutte condizioni che potrebbero ridurre i raccolti.

Quello climatico è un rischio a lungo termine. Gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e stanno mettendo in difficoltà anche regioni tradizionalmente fertili.

Inoltre, la crisi alimentare globale è stata in parte aggravata anche dalle politiche commerciali, come quella di limitare gli scambi commerciali e aumentare l’offerta interna per ridurre i prezzi.

Gli interventi della Banca Mondiale non tardano ad arrivare. Dal 2022 ha messo a disposizione 30 miliardi di dollari, compresi 12 miliardi di dollari di nuovi progetti per aumentare la sicurezza alimentare nelle aree più fragili.

L’obiettivo di tale finanziamento è sostenere produttori e consumatori, facilitare l’aumento del commercio di prodotti alimentari e input commerciali, sostenere le famiglie vulnerabili e investire in alimenti sostenibili e sicurezza nutrizionale.

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