Lo spreco alimentare risente dei rincari?

Lo spreco alimentare ha un costo economico, sociale e ambientale. Lo spreco maggiore avviene nelle case. Cosa cambia per le famiglie in un periodo di crisi? Il problema non è solo italiano ma globale. Se le cause sono diverse, esistono rimedi praticabili da tutti: bastano un po’ di impegno e di organizzazione

Giornata per la prevenzione dello spreco alimentare
via depositphotos.com

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Ogni anno nel mondo lo spreco alimentare corrisponde a quasi un miliardo di tonnellate di cibo, vale a dire circa il 17% di quello che viene prodotto. Le emissioni dovute allo spreco equivalgono all’8-10% del totale dei gas serra.

Ci sarebbe cibo per tutti

Davanti a queste cifre è evidente che ci sarebbe da mangiare per tutti, il problema dipende dalla distribuzione e dalla disponibilità di cibo nutriente nelle varie parti del Pianeta. L’ultimo rapporto della FAO sullo stato della sicurezza alimentare mostra che la percentuale di persone in stato di insicurezza alimentare moderata o grave continua a salire.

Dallo scoppio della pandemia 350 milioni di persone in più hanno peggiorato il loro stato di sicurezza alimentare.

Come incidono i rincari sulla spesa delle famiglie

Con i rincari attuali cosa cambierà sulle tavole degli italiani? Proprio nelle case avviene lo spreco alimentare maggiore (circa l’11% di quello che si compra), mentre mense e ristoranti gettano rispettivamente il 5% e il 2%.

Secondo Coldiretti (che ha elaborato i dati di un’indagine Coop sui comportamenti alimentari nei prossimi 6-12 mesi) a causa dei rincari circa il 35% degli italiani taglierà lo spreco alimentare e inventerà soluzioni per recuperare il cibo e creare nuovi piatti.

Del resto la cucina tradizionale italiana è ricca di ghiotte preparazioni antispreco: dalla ribollita toscana ai canederli trentini, dalla frittata di pasta alle polpette, fino ai dolci con il pane secco. E poi minestroni o sformati di verdura, macedonie o torte e frullati di frutta.

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Spreco alimentare, problema globale

Peccato che questi comportamenti responsabili siano determinati dai rincari, c’è da sperare che una volta finita la crisi le buone abitudini rimarranno.

Secondo l’Osservatorio Waste Watcher nelle case italiane ogni settimana finiscono nella spazzatura 674,2 grammi di cibo pro capite. Se si calcola il valore economico dello spreco alimentare in Italia in tutte le fasi della filiera, quindi dal campo alla tavola, arriviamo alla ragguardevole cifra di quasi 10,5 miliardi.

Lo spreco alimentare non è un problema solo in italiano. In Europa la Francia è la più virtuosa (634 grammi), mentre Germania e Regno Unito vanno giù pesanti (892 e 859 grammi). Nel mondo i più bravi sono Sudafrica e Giappone (324 e 362 grammi), gli Stati Uniti sono i più spreconi (1.338 grammi).

Cause e rimedi

Secondo un’indagine Ipsos effettuata su un campione di 9mila persone, il 68% degli intervistati dichiara di sprecare cibo meno di una volta a settimana, il 32% almeno una volta a settimana.

La tipologia dello spreco alimentare cambia a seconda dei prodotti (ma questo è abbastanza ovvio) e delle abitudini alimentari.

Diverse le cause dello spreco domestico: la paura di non avere abbastanza cibo disponibile in casa, la presenza di troppe offerte sugli scaffali, il calcolo errato di ciò che serve davvero e che porta a comprare troppo, troppo tempo tra una spesa e l’altra, la cattiva conservazione dei prodotti freschi (specie quelli dei supermercati), dimenticare un alimento in frigo.

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Esistono dei rimedi semplici? Ovviamente sì, se ci si abitua a un po’ di organizzazione.

Ad esempio, controllare le scadenze e riporre più avanti quello che scade prima per dargli la precedenza, conservare gli avanzi e riusarli (congelarli se non si possono riutilizzare il giorno dopo), consumare il cibo scaduto ma ancora buono (ovvero quello “da consumare preferibilmente entro”), calcolare il consumo medio e non esagerare con gli acquisti, ammaliati dalle offerte speciali di prodotti freschi (ma via libera al rifornimento di prodotti non deperibili come dentifrici, saponi, detersivi o carta igienica), fidarsi del proprio gusto e olfatto (un prodotto non più commestibile di solito dà segni inequivocabili).

Infine, facciamoci coraggio e chiediamo i nostri avanzi ai ristoranti senza vergognarci. In questo comportamento win-win contro lo spreco alimentare il ristoratore sarà soddisfatto – il cliente ha apprezzato le sue proposte e non avrà rifiuti da smaltire – e lo saremo anche noi: porteremo a casa qualcosa di appetitoso, avremo un pasto già pronto e godremo per intero di quello che avevamo pagato.

La crisi dell’agricoltura

Il mondo agricolo come vive la crisi attuale? Gli agricoltori e la filiera agroalimentare sono sotto pressione.

Oggi, come sottolinea anche Confagricoltura, anche nella filiera alimentare i temi centrali per combattere lo spreco sono sostenibilità, riuso, riciclo, diminuire gli scarti.

L’agricoltura deve diventare parte integrante dello sviluppo sostenibile del Pianeta ma deve anche cambiare i propri modelli per adattarli agli effetti del cambiamento climatico, che ha effetti devastanti nel mondo: impensabile agire da soli, servono scelte condivise.

Il nodo è che bisogna produrre di più consumando di meno per una popolazione che aumenta e preservare le risorse naturali del Pianeta.

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Impresa attualmente davvero complessa, se si calcolano la volatilità dei prezzi e l’impossibilità di programmare le semine nell’incerta disponibilità dei fertilizzanti. In un quadro così fluttuante e con l’aumento delle persone in difficoltà, le scelte politiche sono fondamentali.

Pertanto, bisogna programmare le produzioni adottando opportune strategie non solo a livello nazionale, ma europeo e mondiale.

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