Storico referendum sull’acqua pubblica in Slovenia

A marzo il governo di centro-destra ha cambiato una legge che disciplina l’edilizia su rive dei fiumi e coste di laghi e mari. La società civile slovena ha reagito riuscendo a ottenere un referendum, anche grazie al fatto che l’acqua pubblica è un diritto inserito in Costituzione nel 2016. L’esito del voto sarà legalmente vincolante

acqua pubblica slovenia
Foto di Andreas Lischka da Pixabay

Il paese balcanico è all’avanguardia in Europa nella battaglia per l’acqua pubblica

(Rinnovabili.it) – Agli sloveni non è bastato mettere l’acqua pubblica in costituzione. Il successo della campagna culminato nella vittoria del 2016 rischia di evaporare con gli emendamenti alla legge sull’acqua approvati a marzo. Con le modifiche volute dal governo conservatore guidato da Janez Jansa, secondo l’esecutivo si limita alla sola edilizia pubblica il permesso di costruire lungo le rive dei fiumi e le coste di laghi e mari, e intanto si potenzia la raccolta di risorse per la protezione di questi ecosistemi. Legge verde di tutela ambientale? Niente affatto, risponde il mondo ecologista sloveno. Per loro, la legge in realtà cementificherà le coste e metterà a rischio la qualità dell’acqua.

Battaglia sull’acqua pubblica

Il governo ha toccato un nervo scoperto. In due mesi, le ong slovene hanno creato la campagna “Za pitno vodo” (Per l’acqua potabile) e raccolto 50mila firme. Risultato: gli emendamenti devono passare per un referendum. Il voto si terrà domenica prossima, l’11 luglio, ed è legalmente vincolante: il governo dovrà fare marcia indietro in caso di sconfitta nel referendum sull’acqua pubblica. La campagna vince se riesce a ottenere almeno il 50% più uno dei voti, pari ad almeno il 20% degli aventi diritto. Servono quindi 350mila voti a favore.

La campagna ha unito ong ecologiste e l’attivismo femminista. Per Uroš Macerl, che fa parte dell’organizzazione ambientale Eko krog e ha vinto il Goldman Environment Prize nel 2017, “se questa legge sarà confermata, la sicurezza delle nostre acque superficiali e sotterranee sarà messa a rischio e ci saranno ristoranti, hotel, centri commerciali su aree ora protette, dove i proprietari ci diranno quanto ci costerà poter accedere alla costa”.

Greenpeace Slovenia parla di tentativo di sfruttare la pandemia per scardinare le leggi a protezione dell’ambiente. “Quello a cui abbiamo assistito in Slovenia nell’ultimo anno è quasi un esempio da manuale di come affrontare una crisi straordinaria come una pandemia globale e, nella sua apparenza, smantellare le protezioni ambientali”, spiega Sara Kosirnik. “L’idea di “sviluppo economico” che ci viene venduta non tiene conto del danno ambientale a lungo termine. Vede le persone solo come consumatori e la natura come una merce”.

Il diritto all’acqua nella costituzione della Slovena

Nel novembre del 2016, il parlamento sloveno ha approvato con 64 voti a favore e nessun contrario un emendamento della costituzione che riconosce l’acqua pubblica come diritto fondamentale per tutti i cittadini. L’accesso all’acqua potabile quindi deve essere garantito al di fuori delle logiche di mercato e della privatizzazione e non può essere considerata una merce: l’unico gestore deve essere lo Stato. Ma già all’epoca il centro-destra, allora all’opposizione, si era astenuto. Questo passo, sosteneva il blocco politico, non è necessario, ed è solo una mossa populista.

La Slovenia è stato il primo paese dell’Unione europea a difendere l’acqua pubblica nella propria costituzione. L’articolo 70 a della Carta fondamentale slovena recita: “Le risorse di acqua rappresentano un bene pubblico che è gestito dallo Stato. Le risorse di acqua sono usate in primo luogo e in modo sostenibile per fornire ai cittadini acqua potabile e, in questo senso, non sono un bene di mercato”.

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