Rinnovabili • Giornata internazionale delle foreste 2022

Oggi si celebra la Giornata internazionale delle foreste 2022

Da ormai 10 anni il 21 marzo è l'International Day of Forests, un evento mondiale per ricordare l'importanza di questi ecosistemi e stimolare nuove azioni di tutela e protezione

Giornata internazionale delle foreste 2022

Giornata internazionale delle foreste 2022: è fondamentale gestirle sostenibilmente

(Rinnovabili.it) – Quanto conosci i polmoni del Pianeta? Sai, ad esempio, che le foreste ospitano attualmente circa l’80% della biodiversità terrestre a livello mondiale? O che forniscono gran parte dell’acqua potabile impiegata da oltre 1/3 delle grandi metropoli, come New York e Mumbai? E che circa 1,6 miliardi di persone dipendono direttamente da questi ecosistemi sul fronte alimentare, economico, sanitario ed energetico? Ma soprattutto, sai che ogni anno perdiamo un’area boschiva grande quanto l’Islanda per colpa di una gestione predatoria e irresponsabile? A ricordarcene l’importanza è oggi la Giornata internazionale delle foreste 2022, evento annuale che celebra il nostro patrimonio verde promuovendo nuova consapevolezza e azioni di tutela. 

La Giornata ha una storia antica anche se la sua proclamazione ufficiale risale solo al 2012. Il concetto era stato coniato dall’ONU addirittura nel 1971, ma il primo Forest Day vero e proprio si tenne solo nel 2007, in concomitanza con la COP 13 sui cambiamenti climatici e il raggiungimento del primo accordo internazionale “completo” sulle foreste. A quel tempo partecipano circa 800 scienziati, membri di delegazioni nazionali e rappresentanti di organizzazioni intergovernative e non governative. Da allora seguirono altri 6 Forest Day, regolarmente legati alle COP sul clima. Fino al 2012, anno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha finalmente proclamato il 21 marzo la Giornata internazionale delle foreste. L’appuntamento è progressivamente cresciuto di importanza e ogni anno la giornata diviene un contenitore di incontri, seminari, progetti e campagne di piantumazione finalizzati ad accrescere la sensibilità e la consapevolezza.

“Foreste, produzione e consumo sostenibili” 

La Giornata internazionale delle foreste 2022 ci ricorda ancora un volta il ruolo chiave gli gli alberi svolgono nella nostra vita. Assorbono circa un terzo delle emissioni antropiche di CO2, producono ossigeno e regolano il regime delle piogge. Forniscono il 50% della frutta che mangiamo e il 40% dell’energia rinnovabile globale, raffreddando le aree urbane. Non solo. Il settore forestale impiega oltre 33 milioni di persone e i suoi prodotti sono utilizzati da miliardi di consumatori. Sono paradisi della diversità biologica, e dalla loro salute dipendono direttamente non solo gli animali ma moltissime comunità. 

Nonostante ciò la situazione non è delle migliori. Cambiamenti climatici e deforestazione ne stanno minando l’equilibrio, al punto che da mandare in fumo ogni anno circa 10 milioni di ettari di foresta. E, a volte, in maniera letterale.

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Un primo grande passo è stato compiuto il 2 novembre 2021, quando i leader mondiali dalla COP di Glasgow hanno concordato l’impegno ad arrestare e invertire la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030. E a tutelare, conservare e ripristinare le foreste superstiti. Ma la promessa ha bisogno di una scossa. 

“È tempo di vedere un’azione tangibile e credibile sul campo”, spiega Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu nel suo messaggio per l’International Day of Forests 2022. “Ciò significa porre fine ai modelli di consumo e produzione insostenibili che mettono a repentaglio le nostre foreste. E significa fornire supporto per una gestione sostenibile delle foreste ai Paesi e ai popoli che ne hanno bisogno”.

Un messaggio condiviso dal WWF che oggi chiede all’Unione Europea di assumersi le sue responsabilità. Non possiamo più permettere che i nostri consumi generino impatti così forti sugli ecosistemi ed è necessario prendere consapevolezza delle implicazioni che ogni nostra azione ha sul Pianeta. Nel solo 2017, l’Ue ha causato il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale di materie prime – afferma Isabella Pratesi, direttore Conservazione del WWF Italia. “Stiamo letteralmente “mangiando” le foreste del Pianeta, amplificando così gli impatti del cambiamento climatico che invece potremmo mitigare proteggendo gli ecosistemi naturali e ripristinando quelli degradati”.

International Day of Forests 2022 nei fatti

Appuntamento clou di questa Giornata internazionale delle Foreste 2022 sarà la tavola rotonda ad alto livello, organizzata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e l’Unione internazionale delle organizzazioni di ricerca forestale (IUFRO). L’incontro, trasmesso in streaming dalle 12, indagherà come come le innovazioni basate sulle foreste, l’efficienza delle risorse, i prodotti forestali e i servizi ecosistemici possano contribuire a uno stile di vita sostenibile, in termini di produzione consumo.

In Italia Altreconomia, in collaborazione con FSC Italia, pubblicherà “Il richiamo delle foreste”, una guida turistica e culturale, orientata alla sostenibilità, ricca di riflessioni, informazioni e indicazioni pratiche. Gli autori hanno mappato 38 foreste e oltre 100 luoghi, itinerari, cammini e sentieri, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.

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La Giornata internazionale delle foreste 2022 è anche l’occasione per lanciare Sofidel4Talent”, un corso di formazione applicata in conservazione e gestione forestale. Un progetto, ad accesso gratuito, per contribuire a formare futuri professionisti delle nostre foreste, che si svolgerà dal 27 al 29 maggio 2022 tra il Museo della Biodiversità WWF di Monticiano e la Riserva Naturale Alto Merse. 

Parla di alberi e clima invece il rapporto “Deforestazione e cambiamento climatico: l’impatto dei consumi sui sistemi naturali”. Il documento è stato pubblicato oggi da WWF per accompagnare il count down verso Earth Hour, la mobilitazione globale per la natura e il clima in programma per il prossimo 26 marzo.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

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Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

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Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

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La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

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Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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