L’amplificazione artica corre 4 volte più veloce (e va a salti)

Uno studio del Los Alamos National Laboratory corregge al rialzo le stime sul riscaldamento globale nell’Artico. Finora si riteneva che al Polo Nord le temperature aumentino 2-3 volte più velocemente che nel resto del pianeta

Amplificazione artica: il Polo Nord si riscalda 4 volte più veloce (e per salti)
Foto di Goumbik da Pixabay

L’amplificazione artica è il surplus di global warming riscontrato a nord del 66° parallelo

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale nell’Artico è oltre 4 volte più rapido che nel resto del pianeta, non solo 2 o 3 volte. E non aumenta in modo lineare, ma per salti. Lo ha calcolato uno studio apparso su Geophysical Research Letters che corregge quelli che, finora, sono considerati due assunti di base sull’amplificazione artica, ovvero il surplus di global warming riscontrato a nord del 66° parallelo.

Questi risultati non sono nemmeno previsti dalla maggior parte dei modelli climatici in uso oggi (35 su 39). I dati sull’amplificazione artica sono emersi dopo che i ricercatori del Los Alamos National Laboratory americano hanno ricalibrato alcuni parametri per l’osservazione. “Trent’anni sono considerati il minimo per rappresentare i cambiamenti climatici”, spiega Petr Chylek, autore principale dello studio. Abbiamo ridotto l’intervallo di tempo a 21 anni. Su questa scala temporale più piccola, e contrariamente alle indagini precedenti che avevano rilevato un aumento regolare dell’indice di amplificazione artica, abbiamo osservato due fasi distinte, una nel 1986 e una seconda nel 1999”.

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La prima era prevista da 4 dei modelli sul cambiamento climatico di ultima generazione (CMIP6). La seconda invece non viene prevista da nessuno dei 39 modelli. Conclusione? Secondo i ricercatori, usare modelli con finestre temporali più ristrette permette di tener conto meglio dell’impatto della variabilità naturale del clima sull’evoluzione del riscaldamento globale nell’Artico e delle sue conseguenze sul resto del pianeta. Evitando di osservare soltanto i cambiamenti che derivano direttamente dall’aumento della CO2 in atmosfera o da altri fattori antropici noti.

“Abbiamo attribuito la prima fase all’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica e di altri inquinanti nell’atmosfera, perché diversi modelli la riproducono correttamente”, ha spiegato Chylek, “ma la seconda fase pensiamo sia dovuta alla variabilità del clima perché nessuno dei modelli è in grado di riprodurla”.

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Lo scorso mese, un altro studio realizzato dall’Istituto Meteorologico Norvegese e pubblicato su Scientific Reports ha ricalcolato l’amplificazione artica della regione trovando valori di global warming per decennio fino a 7 volte superiori a quelli medi del pianeta. La fetta più bollente del Polo Nord, sosteneva lo studio, è la parte settentrionale del mare di Barents. Qui il global warming nell’Artico corre alla velocità di 2,7 gradi di temperatura media in più ogni decennio. Nel periodo autunnale, particolarmente critico perché è il momento in cui si inizia a riformare la calotta ghiacciata, la media di riscaldamento globale arriva a raggiungere ritmi di 4°C al decennio.

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