Disgelo permafrost artico, gli effetti sul clima sono molto più gravi

Un nuovo studio aggiorna i dati sulla perdita di permagelo, spiegando come il processo potrebbe rilasciare emissioni di gas serra doppie rispetto al previsto

permafrost artico
By Brocken InagloryOwn work, CC BY-SA 3.0, Link

 

 

Il permafrost artico dovrebbe aver sigillato circa 1.500 miliardi di tonnellate di carbonio

(Rinnovabili.it) – Continuano a non migliorare le previsioni sugli effetti dei cambiamenti climatici. Al contrario, mentre i grandi del Pianeta temporeggiano, una ricerca dell’University of Colorado Boulder mostra l’ennesimo problema sottostimato del global warming. L’allarme riguarda stavolta il permafrost artico, ossia il suolo perennemente ghiacciato presente nelle regioni polari (e non solo). La sua estensione è oggi messa a dura prova dal riscaldamento globale; allo stesso tempo la sua scomparsa ha effetti diretti sull’equilibrio climatico.

Sigillati al disotto di permafrost artico (nella porzione permanente) vi sono grandi serbatoi naturali di carbonio organico. Man mano che questa sorta di barriera ghiacciata viene meno, i microrganismi possono trasformare quel carbonio in anidride carbonica e metano. I gas tornano così nell’atmosfera dove rinforzano l’effetto serra e di conseguenza il riscaldamento globale.

Le stime attuali prevedono che il permafrost artico contenga circa 1.500 miliardi di tonnellate di carbonio.

 

Il nuovo studio fa un’attenta distinzione tra disgelo graduale e disgelo improvviso. Una differenza sostanziale, spiegano gli scienziati, sottolineando come circa il 20 per cento della regione artica presenti condizioni favorevoli al secondo fenomeno. La percentuale può apparire piccola ma potrebbe influenzare la metà del carbonio del permafrost attraverso collasso del terreno, rapide erosioni e frane.

Questo brusco scongelamento è “veloce e drammatico, e colpisce i paesaggi in modi senza precedenti”, ha dichiarato Merritt Turetsky, direttore dell’Istituto di ricerca artica e alpina (INSTAAR) di CU Boulder e autore principale dello studio pubblicato oggi su Nature Geoscience (testo in inglese)“Le foreste possono diventare laghi nel corso di un mese, le frane verificarsi senza preavviso”.

 

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Dove è il problema? I modelli usati in passato hanno puntato i riflettori solo sul disgelo graduale del permafrost artico, processo che può portare all’assorbimento netto di carbonio dell’ecosistema. In altre parole hanno sottostimato gli effetti legati ai cambiamenti più repentini.

Secondo lo studio, le emissioni di 2,5 milioni di km 2 di permafrost artico sciolto in maniera rapida potrebbero fornire un feedback climatico simile a quello delle emissioni legate al disgelo graduale di tutti i 18 milioni di km2 della regione.

“Gli impatti del disgelo improvviso non sono rappresentati in nessun modello globale esistente – ha affermato David Lawrence, del Centro nazionale per la ricerca atmosferica (NCAR) e coautore dello studio – e i nostri risultati indicano che ciò potrebbe amplificare il feedback clima-carbonio fino a un fattore di due, aggravando così il problema delle emissioni consentite per rimanere al di sotto degli obiettivi specifici del cambiamento climatico”.

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