Fukushima: Tepco, nuovo risarcimento per i cittadini

Il tribunale di Tokyo ha ordinato alla società che gestiva l’impianto nucleare di  pagare 10 milioni di dollari agi abitanti di Minami-soma, una delle città sfollate dopo l’incidente del 2011

Fukushima

 

(Rinnovabili.it) – Gli abitanti di Minami-soma, città a circa 30 km dalla centrale nucleare di Fukushima, hanno vinto la loro class action. Costretti ad abbandonare l’area, come molti dei giapponesi nella prefettura, dopo l’incidente del 2011, i cittadini si sono rivolti a un tribunale di Tokyo per chiedere un risarcimento. E i giudici hanno condannato la Tokyo Electric Power (Tepco), proprietaria dell’impianto, a pagare ai 321 querelanti una cifra a nove zeri: 1,1 miliardi di yen, circa 10 milioni di dollari. La sentenza riconosce la società responsabile dell’incidente per esser stata a conoscenza, ma aver comunque ignorato, i rischi legati a possibili disastri naturali, quale è stato lo sconvolgente terremoto-tsunami che si è abbattuto sul Paese sette anni fa. Il risarcimento poteva contare su un precedente non di poco conto: non è la prima volta, infatti, che la TEPCO si trova a dover pagare un indennizzo alla popolazione.

 

L’anno scorso, un tribunale distrettuale di Fukushima si è pronunciato in merito alla più vasta class action portata avanti dopo l’incidente ai reattori: con una sentenza storica compagnia e governo giapponese sono stati ritenuti responsabili dei danni per circa 500 milioni di yen. E sono 30 le cause collettive avviate a livello nazionale.

 

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Quelle legali non sono le uniche questioni che la Tokyo Electric Power si trova oggi a fronteggiare. Nella centrale i livelli di radiazione registrati sono ancora letali: potrebbero uccidere una persona in meno di un’ora. Questo complica notevolmente le operazioni di pulizia del sito che procedono estremamente a rilento. Ma il problema all’interno delle tre unità danneggiate è quasi secondario rispetto alla contaminazione esterna: dalle perdite intorno ai reattori ai materiali radioattivi che si sono accumulati nella sabbia e nelle acque sotterranee. La Tepco ha ammesso che potrebbe volerci ancora due anni prima di risolvere il problema della contaminazione non sarà risolto. Solo allora si potrà passare alla rimozione dei detriti nucleari.

 

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