L’ok al glifosato era il copia e incolla di uno studio Monsanto

Decine di pagine identiche, tabelle e titoli riscritti, piccole correzioni ortografiche per mascherare l’inglese americano. Così l’EFSA ha scritto l’autorizzazione al glifosato

glifosato

 

Nuove ombre sull’EFSA e la sua valutazione del glifosato

 

(Rinnovabili.it) – Copia e incolla. La relazione dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che ha dichiarato nel 2015 la non cancerogenicità del glifosato, è poco più di questo. Lo rivela il Guardian, tra le più autorevoli testate al mondo, dopo aver confrontato uno studio della Monsanto con la valutazione dell’EFSA che ha spianato la strada al rinnovo dell’autorizzazione europea per la sostanza erbicida più diffusa al mondo.

«L’autorità europea per la sicurezza alimentare – scrive il Guardian – ha basato la raccomandazione su una relazione dell’UE che copia e incolla analisi da uno studio Monsanto», presentati per conto della Glyphosate Task Force, una lobby di imprese agrochimiche guidata proprio dal colosso statunitense.

L’EFSA ha ribadito che la l’affidabilità e la rilevanza di ogni ricerca sono state vagliate prima di emettere il parere. Ma decine di pagine del documento sono identiche a passaggi contenuti nella domanda di rinnovo presentata da Monsanto. Quel testo analizzava gli studi condotti sui legami tra il glifosato e la genotossicità, la cancerogenicità e il danno al sistema riproduttivo, tentando di smontarne le conclusioni. L’Agenzia europea, dal canto suo, sostiene che valutazione e opinione finale siano due cose separate: se quest’ultima spetta agli esperti dell’EFSA, la prima è prodotta da un organismo terzo, l’Istituto federale per la valutazione del rischio (BfR), con sede in Germania. Da quell’organo escono i documenti su cui l’EFSA basa le sue conclusioni. Uno scaricabarile che non regge, e che secondo Greenpeace «mette in discussione l’intero processo di approvazione dei pesticidi nell’Unione».

 

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La maggior parte dei paragrafi che si occupano di riassumere le ricerche vagliate per l’opinione finale, infatti, sarebbero stati copiati parola per parola, modificando alcune parole utilizzate nell’inglese americano e cambiando la fonte di titoli e tabelle e alimentando il sospetto che i regolatori europei abbiano cercato di costruire la valutazione su una decisione già presa da altri e in questo caso dall’industria stessa.

Lo scoop della testata britannica mette in dubbio ancora una volta l’indipendenza delle istituzioni comunitarie preposte alla salvaguardia della salute umana, quando mancano meno di due mesi alla decisione finale sul futuro del glifosato e l’ultima proposta della Commissione Europea prevede un rinnovo dell’autorizzazione per 10 anni.

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