Nucleare: le aziende contestano il phase out della Germania

Si è aperto ieri il ricorso alla Corte Costituzionale di RWE, E.ON e Vattenfall. Chiedono 19 miliardi di danni ai contribuenti per l’uscita dal nucleare

Nucleare le aziende contestano il phase out della Germania

 

(Rinnovabili.it) – Entro sei settimane la Commissione istituita dal governo tedesco per gestire i fondi dedicati all’uscita dal nucleare presenterà un piano per il phase out. Intanto, proprio ieri, si è aperta la causa per il ricorso alla Corte Costituzionale promossa dai tre colossi dell’atomo attivi in Germania – RWE, E.ON e Vattenfall – che chiedono indennizzi per 19 miliardi di euro. La decisione dell’esecutivo, che ha scelto di chiudere tutte le centrali nucleari entro il 2022 dopo il disastro di Fukushima, non piace alle corporation. Parallelamente al ricorso depositato presso la Consulta, Vattenfall sta portando avanti anche un arbitrato internazionale. Appellandosi a presunte violazioni del Trattato sulla Carta dell’Energia, ha chiesto un indennizzo di quasi 4,7 miliardi di euro.

Il ministro dell’Ambiente, Barbara Hendricks, si è detta fiduciosa che il governo avrebbe vinto la causa presso la Corte Costituzionale. Ritiene infatti che non vi sia nulla di illegale nella legge che richiede una accelerazione del phase out in favore delle rinnovabili.

 

Nucleare le aziende contestano il phase out della Germania 2Le aziende contestano l’inversione a U di Angela Merkel: la sua decisione avrebbe violato un precedente accordo che estendeva la vita utile di alcuni impianti. I giganti non si rassegnano a perdere una delle loro principali fonti di profitto.

«Ho grande fiducia nella corte più alta della Germania», ha detto Johannes Teyssen, amministratore delegato della più grande utility tedesca, la E.ON, aggiungendo che l’azienda aveva investito miliardi nella tecnologia nucleare.

La decisione della Consulta non arriverà prima di qualche mese. Nel frattempo, la Commissione incaricata di progettare la dismissione delle centrali nucleari pubblicherà il suo piano per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi prodotti dagli impianti in questi anni.

Venerdì scorso ricorreva il quinto anniversario dalla catastrofe di Fukushima, che ha aperto un vasto dibattito sull’energia atomica anche nel nostro Paese. Ancora oggi, l’impianto giapponese non è stato messo in sicurezza e l’inquinamento radioattivo si è propagato nelle acque dell’Oceano e nelle foreste. La zona non tornerà alle origini se non tra qualche secolo.

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