COP26: Il Patto sul Clima di Glasgow

L’ambasciatore britannico in Italia, Jill Morris, illustra i risultati della COP26 di Glasgow nel contrasto al cambiamento climatico

Morris: “Dopo la COP26 non si parla più di 2 gradi

di Jill Morris, ambasciatore britannico in Italia

La COP26 che il Regno Unito ha recentemente ospitato, in partnership con l’Italia, ha rappresentato un momento cruciale per stabilire concretamente come realizzare gli obiettivi di Parigi. Prima degli Accordi di Parigi, infatti, l’umanità correva verso un aumento della temperatura di 4 gradi, che avrebbero significato l’apocalisse. Ora, grazie al Glasgow Climate Pact, abbiamo dimezzato quell’aumento a circa 2 gradi, un valore che di certo è ancora troppo alto, ma che ha il merito di andare nella giusta direzione. La scienza climatica concorda, infatti, sulla necessità di contenere l’aumento entro 1,5 gradi per evitare un punto di non ritorno e questo resta il nostro obiettivo.

Ad oggi, almeno il 90% dell’economia globale è coperto da impegni “Net Zero”, ossia impegno a raggiungere la neutralità carbonica, rispetto al 30% di quando il Regno Unito ha assunto la presidenza della COP. A Glasgow, inoltre, per la prima volta la comunità internazionale si è impegnata a ridurre, seppur gradualmente, l’utilizzo del carbone: un risultato fondamentale perché esso rappresenta circa il 40% delle emissioni globali. Ci sono stati anche Paesi, che, insieme al Regno Unito e all’Italia, hanno preso l’impegno di eliminare i sussidi internazionali per tutte le fonti fossili. Questo va di certo annoverato tra i successi della COP26.

L’ambasciatore britannico in Italia, Jill Morris

Detto ciò, quello che forse è stato il cambiamento più importante che abbiamo percepito in questo 2021, è che, dal punto di vista economico, non è stato più messo in dubbio il concetto che la transizione ecologica sia sinonimo di crescita economica. A prescindere dai governi, sono le aziende stesse ad essere consapevoli che per crescere occorre decarbonizzare. E’ per tale motivo che è stata creata una grande alleanza di istituti finanziari che sostengono la transizione con $130 mila miliardi di finanziamenti. Più di 5.000 imprese (di cui 83 italiane) hanno aderito alla campagna di “Race to Zero” per raggiungere le emissioni zero entro il 2040 o al più tardi entro la metà del secolo.

Ulteriore novità della COP26 è che il tema della natura e della biodiversità sia stato messo in evidenza più che mai. Se la deforestazione fosse un paese, sarebbe il terzo paese più inquinante al mondo. Ma grazie agli accordi presi a Glasgow lo scorso novembre, la comunità internazionale si è impegnata non solo ad arrestare, ma ad invertire la deforestazione nel 90% delle foreste del mondo, entro il 2030.

Alla COP26 è stato riconosciuto che dobbiamo andare oltre l’abbassamento delle emissioni. L’adattamento ai cambiamenti climatici è orami critico visto gli eventi climatici estremi che molte comunità già subiscono. Per questo motivo, molti Paesi, tra cui l’Italia, si sono impegnati a destinare il 50% della loro finanza climatica a soluzioni di adattamento.

Al netto dei risultati positivi ottenuti, è chiaro che dobbiamo alzare ancora di più il livello delle nostre ambizioni per contrastare i cambiamenti climatici. A tale scopo, a Glasgow, e’ stata concordata la cosiddetta yearly ratchet: ciascun Paese dovrà rivedere annualmente i propri Piani Nazionali in modo da contenere l’aumento delle temperature sotto la soglia critica di 1,5°C. Ormai tutti riconoscono che non bisogna superare questo limite. Dopo la COP26 non si parla più di 2 gradi.

Il Piano Nazionale pubblicato dal governo britannico è in linea con quest’obiettivo e si impegna a ridurre le nostre emissioni del 68% entro il 2030. Per raggiungere questo traguardo, abbiamo introdotto una serie di misure, tra cui il divieto della vendita di auto a benzina e diesel entro il 2030, l’uscita dal carbone entro il 2024 e una legge vincolante sul Net Zero.  Ma come ha mostrato anche la pandemia, il clima è un problema globale e pertanto necessita di soluzioni globali, che coinvolgano tutti, in ogni parte del mondo ed a ogni livello.

Nel 2022 e oltre, il Regno Unito continuerà a lavorare  fianco a fianco all’Italia e ad altri attori internazionali, siano essi governativi, business, NGO o della società civile, affinché’ si realizzi concretamente il Glasgow Climate Pact, e guidare ulteriori azioni per tenere viva la nostra ambizione di 1,5°C e dare alle generazioni future un pianeta vivibile e sostenibile.

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