Calano le possibilità per un intenso El Niño nel 2019

La World Meteorological Organization prevede il 60-65% di possibilità per una debole perturbazione ENSO nel Pacifico.

El Niño 2019Tuttavia, gli esperti sottolineano il rischio di una sempre più stretta correlazione tra fenomeni come El Niño e il cambiamento climatico

 

(Rinnovabili.it) – La World Meteorological Organization ha confermato scarse possibilità per la formazione di un intenso El Niño durante il 2019, la temuta perturbazione che provoca il forte surriscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico centro meridionale e orientale causa d’inondazioni nei Paesi direttamente colpiti ma anche di violenti fenomeni atmosferici e prolungati periodi di siccità in zone molto distanti del Pianeta.

 

Secondo la WMO ci sarebbero solo il 60-65% di possibilità che tra giugno e agosto si vengano a formare le condizioni climatiche per la formazione di un debole El Niño: le temperature registrate sulla superficie del mare nelle zone tropicali del Pacifico sono rimaste sotto la soglia d’allerta per tutto aprile e maggio e non si prevedono aumenti almeno fino al periodo settempre – novembre, quando, se le condizioni dovessero rimanere stabili, il rischio di ricorrenza della perturbazione dovrebbe scendere al 50%.

 

El Niño-Oscillazione Meridionale (altrimenti detto ENSO), provoca l’anomalo riscaldamento dei mari tra dicembre e gennaio, con una ricorrenza media ogni 5 anni e un periodo statisticamente variabile tra i 3 e i 7 anni.

 

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L’ultimo fenomeno d’intenso El Niño è stato registrato tra il 2015 e il 2016: l’interazione tra la perturbazione del Pacifico e l’alterazione atmosferica dovuta al cambiamento climatico hanno reso il 2016 l’anno più caldo di sempre, portando inondazioni, prolungati periodi di siccità, danni ai raccolti agricoli e violenti fenomeni metereologici in diverse regioni del Pianeta, anche molto distanti dalla zona d’origine dell’ENSO.

 

Il rapporto a lungo termine con il climate change resta al centro delle attenzioni degli analisti del WMO secondo cui oltre il 90% dell’energia intrappolata dai gas serra finisce negl’oceani: non a caso, nel 2018, la temperatura media al di sopra dei 2 mila metri di profondità nei mari di tutto il mondo ha fatto registrare livelli record nella storia recente dell’umanità.

 

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