Fondi UE: le “regioni carbonifere” fanno l’asso piglia tutto

2 miliardi di euro alla Polonia e 877 milioni alla Germania (nonostante un avanzo nel bilancio nazionale di 13 miliardi). Questa è la ripartizione delle risorse del Just Transition Mechanism proposta dalla Commissione. La partita, ora, si gioca sui criteri di accesso a queste somme.

Regioni carbonifere
Credits: TheDigitalWay da Pixabay

Alle regioni carbonifere del centro Europa toccheranno le risorse più consistenti del Fondo di transizione equa

 

(Rinnovabili.it) – Il Fondo di transizione equa da 7,5 miliardi di euro proposto dalla Commissione Europea potrebbe stanziare 2 miliardi di euro alla sola Polonia e 877 milioni di euro alla sola Germania, vale a dire le più grandi “regioni carbonifere” d’Europa. Questo è quanto emerge da una proposta dell’esecutivo europeo inviata questa settimana ai governi nazionali e visionata da Euroactiv.

 

Secondo i piani resi pubblici dalla Commissione questo martedì, il nuovo fondo è il cuore pulsante del Just Transition Mechanism da 100 miliardi di euro, lo strumento volto ad aiutare i paesi la cui energia è dipendente dai combustibili fossili ad abbandonare carbone, gas e petrolio, al fine di raggiungere la neutralità climatica del blocco europeo. Le domande di accesso al fondo saranno valutate secondo molteplici criteri, tra cui l’intensità di emissioni di carbonio, il numero di potenziali perdite di posti di lavoro e i livelli di reddito nazionale.

 

Tenendo conto di questi criteri, appare normale che alcune “regioni carbonifere” fossero sulla buona strada per beneficiare della fetta più grande del fondo, con la Romania (757 milioni di euro) e la Repubblica Ceca (581 milioni di euro) immediatamente dopo Polonia e Germania. I 2 miliardi a cui potrebbe aver accesso la Polonia, inoltre, corrispondono al limite massimo di finanziamento imposto dal piano della Commissione, anche se i negoziati sul bilancio generale dell’UE potrebbero ancora modificare l’importo.

 

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Altro elemento importante, però, riguarda i criteri di accesso al Fondo di transizione equa. Gli Stati membri, infatti, non riceveranno automaticamente queste risorse, poiché esse saranno ufficialmente assegnate solo sulla base di piani di transizione energetica che dovranno entrare nel dettaglio delle spese e delle strategie nazionali. Tuttavia, i funzionari del Consiglio Europeo, così come l’Europarlamento, stanno ancora esaminando la proposta della Commissione e potrebbero, dunque, imporre delle modifiche che vadano nella direzione di quanto espresso dal francese Macron e dallo svedese Holmgren, secondo i quali l’accesso all’assistenza finanziaria del fondo dovrebbe essere subordinato alla sottoscrizione degli obiettivi climatici dell’UE come dimostrazione di una ‘dedizione’ alle politiche climatiche.

 

Se gli osservatori si stupiscono nel constatare la cifra riservata alla Germania, per di più con il paese che registra un avanzo di bilancio di oltre 13 miliardi di euro nel 2019, il ministro polacco del Clima, Michał Kurtyka, non poteva che accogliere con favore la notizia, sottolineando in un tweet che essa fosse “la conferma positiva delle conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre”, quando il suo paese decise di non sottoscrivere l’accordo sul clima.

 

Per quanto concerne i 27 Stati membri, il Lussemburgo beneficerà della tranche più piccola (4 milioni di euro); l’Italia e la Spagna potrebbero ottenere rispettivamente 364 e 307 milioni di euro; la Francia, dipendente dal nucleare, potrebbe ottenere oltre 400 milioni di euro, sebbene i criteri del fondo escludano qualsiasi supporto all’atomo. Nel documento, inoltre, non viene fatto alcun riferimento al Regno Unito, che lascerà l’UE il 31 gennaio, anche se le fonti di Euroactiv dichiarano che il Galles, una delle regioni carbonifere più povere del nord Europa, potrebbe avere accesso ad una parte significativa dei finanziamenti.

 

 

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