Sciopero per il clima, i giovani chiedono indietro il loro futuro

Gli studenti di oltre 123 Paesi scendono in piazza, ispirati dalla protesta di Greta Thunberg.

Sciopero per il clima

 

Lo sciopero per il clima del movimento Fridays for the Future riempe le piazze di oltre 2000 città nel mondo

 

(Rinnovabili.it) – Oggi centinaia di migliaia di ragazzi non andranno a scuola ma si mobiliteranno per dar vita al Global strike for future, il primo sciopero per il clima su scala globale. Dalla città più a nord del mondo, la norvegese Longyearbyen, fino a Città del Capo in Sud Africa, dalla punta occidentale di Anchorage in Alaska a Tokyo in Giappone, i giovani di oltre 123 Paesi scenderanno in piazza per riprendersi quel futuro che gli adulti hanno ipotecato. Una protesta corale contro l’attuale crisi ecologica e il completo fallimento politico nell’affrontarla.

Lo sciopero per il clima rappresenta la summa dei centinaia di eventi nati in questi mesi sotto la sigla di Fridays for the Future, movimento ispirato dalle gesta della sedicenne svedese Greta Thunberg e arriva in un momento critico per la salute del Pianeta.

 

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Gli ultimi rapporti scientifici, infatti, lasciano poco spazio al fraintendimento: la crescita dell’inquinamento, la scomparsa della biodiversità i trend emissivi hanno orami ridotto al minimo la finestra d’azione per evitare il collasso delle fondamenta ecologiche della società. Secondo il report dell’IPCC per ridurre al minimo gli eventi meteorologici estremi, la perdita di specie e la scarsità d’acqua, le emissioni di gas serra dovranno diminuire di almeno il 45% entro il 2030.

 

Nonostante ciò, gli impegni dei governi per combattere i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente sono pochi e deboli. “La situazione che stiamo affrontando oggi è unica”, spiega il giovane attivista Linus Steinmetz, portavoce di Fridays for the Future Germania. “Siamo l’ultima generazione ad avere una possibilità realistica per prevenire una catastrofe climatica. Secondo l’International Panel on Climate Change (IPCC), abbiamo meno di 12 anni per fornire le modifiche necessarie per evitare questo, ma ne abbiamo ancora la possibilità”.

 

Lo sciopero per il clima del 15 marzo

Dalla protesta solitaria di Thunberg davanti al parlamento svedese ad oggi, sono passati quasi sette mesi. In tutto questo tempo il movimento è cresciuto tra il supporto ma anche i rimproveri degli adulti. Oggi il Global strike for future accenderà le piazze di oltre 2.000 città per chiedere che i Paesi rispettino pienamente l’Accordo sul di Parigi, che mira a limitare il riscaldamento globale a “ben al di sotto dei 2 gradi” rispetto dei livelli preindustriali.
“Questo sciopero viene fatto oggi – da Washington a Mosca, da Tromso a Ivercargill, da Beirut a Gerusalemme, da Shanghai a Mumbai – perché i politici ci hanno abbandonato”, scrive Greta Thunberg su Faz online. “Conoscevano la verità sul cambiamento climatico e nonostante ciò hanno ceduto il nostro futuro a degli approfittatori, il cui desiderio di rapidi profitti minaccia la nostra esistenza”.

 

Le prime immagini di cortei e marce in Giappone, Corea del Sud, India, Australia, Vanantu sono già arrivate. E l’Italia è pronta a metterci del suo con ben oltre 182 eventi in oltre 108 località. 

 

 

La manifestazione ha raccolto il consenso del mondo scientifico con l’adesione di ben 12mila ricercatori ed accademici, e il sostegno di politici, gruppi ambientalisti e semplici cittadini, rispondendo a testa alta alle critiche.

“Il climate strike – spiega  Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italiaè un movimento che può assumere un’importanza storica assoluta. Questa società sembrava aver narcotizzato i giovani con l’oppio dei social network e con la mancanza di valori e prospettive. E invece eccoli qua i giovani del terzo millennio. Giovani che hanno saputo alzare la testa sulla questione più importante che i governi continuano a sottovalutare. “Oggi – aggiunge Sassi – dobbiamo tutti dare fiducia a questi giovani e dirgli che stanno facendo la cosa giusta. Dobbiamo dirgli che non devo lasciarsi scoraggiare dalle polemiche e dalle difficoltà. Battetevi come leoni ragazzi; noi vi sosterremo fino in fondo”.

 

“Io che sono nonno non posso restare indifferente – ha commentato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa Credo sia una bella coincidenza che la grande marcia globale dei ragazzi che aderiscono a Friday for Future sia questo venerdì, quando termina il vertice ONU di Nairobi. A questi ragazzi dobbiamo delle risposte”. 

Eppure, come sottolinea Edo RonchiPresidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, di fronte a questa mobilitazione, il governo italiano sembra non tenere il passo. “Per essere in traiettoria con l’Accordo di Parigi – osserva Ronchi – nel prossimo trentennio l’Italia dovrebbe tagliare, in media ogni anno, le proprie emissioni di gas serra di circa 13 MtCO2eq: un tasso di riduzione dal quale siamo stati ben lontani negli ultimi 4 anni, anche se inferiore a quello registrato nel decennio 2005-2014. Per stare in questa traiettoria l’Italia dovrebbe produrre ogni anno circa 1,5 Mtep di energia da fonte rinnovabile in più e ridurre i consumi energetici finali di altrettanto, mentre negli ultimi 4 anni la crescita delle rinnovabili è stata di circa 0,5 Mtep, un terzo del necessario e i consumi di energia sono addirittura aumentati”.

 

Guarda qui la mappa completa dello sciopero per il clima del 15 marzo o segui l’evento sui social attraverso gli hashtag #fridaysforfuture e #climatestrike

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