Sicurezza alimentare: perdiamo il 14% del cibo prima che arrivi sul mercato

Pubblicato il rapporto sullo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura 2019. Sotto i riflettori la percentuale degli alimenti sprecata dopo il raccolto e prima di arrivare sugli scaffali. FAO: Necessario dotarsi di efficaci strumenti di monitoraggio

Sicurezza alimentare
Credits: Ulrike Leone da Pixabay

Il punto critico della sicurezza alimentare riguarda le fasi di stoccaggio e di trasporto.

 

(Rinnovabili.it) – In concomitanza con la cerimonia di inaugurazione della 46esima sessione del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS) tenutasi ieri a Roma, la FAO lancia il rapporto Lo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura 2019, che ogni anno offre approfondimenti sulle quantità e sulle cause delle perdite alimentari nelle diverse fasi della filiera del cibo.

 

Leggendo il rapporto, si scopre che nel mondo circa il 14% degli alimenti va perso o sprecato dopo il raccolto e prima di arrivare sugli scaffali. Generalmente, dunque, il punto critico della filiera alimentare riguarda soprattutto le operazioni di stoccaggio e di trasporto.

 

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Va tenuto conto, però, che le cause delle perdite alimentari in questa fase della food supply chain variano notevolmente da una regione all’altra del mondo e tra i medesimi tipi di materie prime. Ad esempio, nei paesi a basso reddito, gli sprechi di frutta e verdura fresca sono attribuiti principalmente a infrastrutture carenti rispetto ai paesi industrializzati: molte di queste economie perdono, infatti, notevoli quantità di alimenti durante la fase di stoccaggio a causa di strutture inadeguate (magazzini frigoriferi compresi). Nella maggior parte dei paesi ad alto reddito, invece, sono sì disponibili adeguate strutture di stoccaggio e magazzini frigoriferi, ma le perdite avvengono comunque generalmente a causa di guasti tecnici, errata gestione delle temperature, dell’umidità o di un eccesso di scorte.

 

Queste evidenti differenze regionali mettono in luce la mancanza di standard e di definizioni che, a livello internazionale, permettano una misurazione omogenea, con metodi efficaci e non eccessivamente lunghi e costosi (e quindi difficili da applicare per buona parte dei paesi nel mondo). Per questa ragione, la FAO sottolinea la necessità di affinare gli strumenti di monitoraggio proponendo una road map, che aiuti nell’individuazione dei diversi punti critici (e delle loro cause) con i peggiori effetti sulla sicurezza alimentare. L’agenzia ONU mette quindi a disposizione delle risorse online (comprensivi di test, corsi di e-learning, questionari e materiali di formazione), pianificando anche delle azioni di supporto della raccolta dati basata sui sistemi statistici di ogni singolo paese (così da essere sostenibili economicamente) e fornendo poi un “sistema di traduzione” che li renda comparabili tra di loro.

 

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In questo modo, attraverso la raccolta di dati più precisi, i paesi potranno intensificare gli sforzi per affrontare le cause profonde delle degli sprechi alimentari, riducendo le perdite delle aziende agricole, dei fornitori e degli stessi consumatori. Al contempo, sarà possibile immaginare degli incentivi ad hoc per il singolo paese e il suo relativo punto critico in termini di sicurezza alimentare, cercando di eliminare gli ostacoli che spesso impediscono un intervento efficace. Come sottolinea il rapporto, infatti, senza aiuti finanziari spesso gli attori del settore privato nei paesi in via di sviluppo (in particolare i piccoli proprietari) potrebbero non essere in grado di sostenere gli alti costi iniziali previsti dall’implementazione degli interventi.

 

“Facciamo il possibile per cercare di ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, ma i nostri sforzi possono essere realmente efficaci solo se sostenuti da una profonda comprensione del problema”, ha affermato il Direttore Generale della FAO Qu Dongyu nella prefazione del rapporto.

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