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Ci saranno più crisi dell’acqua locali: studio sul bilancio idrico di 9.500 fiumi

Uno studio apparso su Nature Water usa dati reali per capire quanto siano sensibili le variazioni dei parametri climatici al cambiamento della disponibilità idrica locale. E correggere i modelli usati finora

Bilancio idrico: le crisi dell’acqua locali saranno più intense del previsto
Foto di Frank Winkler da Pixabay

I modelli usati dall’Ipcc sono troppo ottimisti sul bilancio idrico dei corsi d’acqua

(Rinnovabili.it) – La crisi climatica porta con sé delle crisi dell’acqua su scala locale ben più frequenti e intense di quanto non si pensasse finora. Il bilancio idrico di un corso d’acqua è influenzato da molti parametri climatici, di cui i modelli previsionali tengono conto. Ma quanto ogni singolo fiume ne è influenzato, questo è un discorso diverso. E la discrepanza tra le condizioni nel mondo reale e i modelli, in questo caso, è rivelante.

È la conclusione a cui arriva uno studio che si basa non sui modelli più usati oggi, incluso dall’Ipcc, ma su rilevazioni reali del bilancio idrico di 9.500 fiumi negli ultimi decenni. “Osserviamo quanto è cambiata in passato la quantità di acqua disponibile quando sono cambiate le condizioni esterne. In questo modo possiamo scoprire quanto siano sensibili le variazioni dei parametri climatici al cambiamento della disponibilità idrica locale. E questo ci permette di fare previsioni per un clima futuro più caldo”, sottolinea Günter Blöschl, co-autore dell’articolo pubblicato su Nature Water.

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In generale, il risultato delle misurazioni mostra che ci dovremmo aspettare un calo più deciso nella portata dei fiumi. La minore portata prevista è dovuta sia a un minore contributo delle precipitazioni, un fattore noto e preso in considerazione dai modelli, sia a una maggiore sensibilità della portata idrica alle variazioni dell’evapotraspirazione, cioè la quantità di acqua che passa dal terreno all’aria attraverso la traspirazione delle piante e l’evaporazione dal suolo. A loro volta, queste variazioni  sono legate all’aumento del forzante radiativo e del trasferimento di vapore, nonché a un maggiore inverdimento della vegetazione.

“Finora le misurazioni del deflusso non sono state incluse nei modelli, come quelli attualmente riportati dall’Ipcc”, continua Blöschl. “Con la serie di misurazioni ora disponibili, dovrebbe essere possibile adattare i modelli di previsione fisica di conseguenza”. Secondo le rilevazioni dello studio, le aree dove il bilancio idrico nei prossimi 30 anni subirà il declino maggiore rispetto alle previsioni attuali sono Africa, Australia e Nord America.

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