La proposta della Commissione Europea sulla classificazione degli interferenti endocrini è stata respinta dal Parlamento Europeo perché troppo debole

Sonora bocciatura per Bruxelles sugli interferenti endocrini
(Rinnovabili.it) – Il Parlamento Europeo ha respinto una proposta della Commissione Europea per disciplinare quei pesticidi che possono interferire con il sistema ormonale, chiamati anche interferenti endocrini. Si è chiuso così un capitolo cruciale della battaglia per il principio di precauzione, che ancora una volta avrebbe potuto essere indebolito per vie legali. La Commissione dovrà elaborare un nuovo testo, con quello precedente già scaduto da quattro anni. A rallentare l’iter sono state le divergenze di opinioni sulla severità delle classificazione da mettere nero su bianco. Chi vende questi prodotti chimici ha spinto per ottenere una legislazione blanda e flessibile, ma ambientalisti e consumatori hanno chiesto garanzie reali.
La Commissione aveva proposto una serie di criteri scientifici per determinare quali prodotti chimici sarebbero dovuti ricadere nella definizione di interferenti endocrini, per essere di conseguenza “condannati” ad un divieto o a una limitazione di utilizzo. La proposta però escludeva quei pesticidi appositamente progettati per agire sugli ormoni dei parassiti.
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Gli eurodeputati promotori del testo votato ieri in plenaria, Jytte Guteland (S&D) e il Bas Eickhout (Verdi) hanno sostenuto che la Commissione ha abusato dei suoi poteri introducendo una controversa deroga nel regolamento, fortemente criticata dalle ONG dopo l’adozione dei criteri da parte degli stati membri lo scorso luglio.
Con 389 voti favorevoli contro 235 contrari e 70 astensioni, la plenaria di Strasburgo ha sancito che questa esenzione supera i mandati della Commissione. Pertanto, Bruxelles deve riscrivere in maniera appropriata i criteri. Il commissario per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, ha biasimato il voto e dichiarato di «credere fermamente che in questo caso non aver raggiunto nessun accordo sia un cattivo affare per i cittadini dell’UE».