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Anidride carbonica nell’atmosfera, nuovi picchi nel 2024

Il motivo dietro a questi dati sulla crescita record tra il 2023 e il 2024 dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera va ricercata soprattutto nelle emissioni causate dagli incendi boschivi e dunque in un ridotto assorbimento di CO2 da parte degli ecosistemi terrestri e degli oceani.

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Immagine generata da IA

I livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono aumentati vertiginosamente, toccando nuovi massimi nel 2024 e condannando così la Terra a un ulteriore aumento della temperatura nel lungo termine. Lo sostiene il nuovo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

I livelli di anidride carbonica nell’atmosfera nel 2024

L’OMM ha pubblicato il bollettino annuale sui gas serra per poter garantire informazioni scientifiche autorevoli in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di novembre. Lo scopo della COP30 di Belém, in Brasile, sarà appunto cercare di intensificare l’azione globale per il clima.

L’ultimo Bollettino sui Gas Serra dell’OMM sostiene che le continue emissioni di CO2 derivanti dalle attività umane così come l’aumento degli incendi boschivi sarebbero le cause determinanti di questi aumenti, nonché la minore riduzione dell’assorbimento di CO2 da parte dei pozzi di carbonio degli ecosistemi terrestri e dell’oceano. Tutto questo, avverte il rapporto, rischia di trasformarsi in un circolo vizioso climatico.

I tassi di crescita della presenza di CO2 nell’atmosfera sono triplicati dagli anni Sessanta ad oggi, passando da un aumento medio annuo di 0,8 ppm fino a 2,4 ppm nel decennio compreso tra il 2011 e il 2020. Dal 2023 al 2024, la concentrazione media globale di CO2 è aumentata di 3,5 ppm, segnando il maggiore incremento dall’inizio delle misurazioni moderne iniziate nel 1957.

Più anidride carbonica nell’atmosfera a causa dei pozzi di carbonio meno efficaci

Quando nel 2004 il bollettino fu pubblicato per la prima volta, il livello medio annuo di CO2 misurato dalla rete di stazioni di monitoraggio Global Atmosphere Watch dell’OMM era di 377,1 ppm. Nel 2024 è arrivato a 423,9 ppm. Quasi la metà della CO2 totale emessa ogni anno sulla Terra rimane nell’atmosfera e il resto viene assorbito dagli ecosistemi terrestri e dagli oceani. Tuttavia, questo potere di stoccaggio non è sempre uguale. Con l’aumento della temperatura globale, gli oceani assorbono meno CO2, mentre i pozzi terrestri affrontano diversi effetti, come un rischio di siccità più persistente.

Il motivo dietro a questi dati sulla crescita record tra il 2023 e il 2024 dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera va ricercata soprattutto nelle emissioni causate dagli incendi boschivi e dunque in un ridotto assorbimento di CO2 da parte degli ecosistemi terrestri e degli oceani registrato nel 2024, l’anno più caldo di sempre.

Durante gli anni di El Niño, come l’anno scorso, i livelli di CO2 tendono a salire perché l’efficienza dei pozzi di carbonio terrestri viene meno per via della vegetazione più secca e degli incendi boschivi, come è accaduto con la siccità eccezionale e gli incendi in Amazzonia e nell’Africa meridionale che si sono verificati nel corso del 2024.

Anche metano e protossido di azoto ai massimi

Il metano è responsabile di quasi il 16% dell’effetto serra a lungo termine sul clima e resta nell’atmosfera per circa nove anni. Il 40% del metano viene emesso nell’atmosfera da fonti naturali (ad esempio, zone umide) che sono anch’esse sensibili al clima, e una percentuale vicina al 60% proviene invece da fonti antropiche come l’allevamento del bestiame, la coltivazione del riso, lo sfruttamento di combustibili fossili, le discariche e la combustione di biomassa.

Oltre alla CO2, anche metano e protossido di azoto hanno raggiunto concentrazioni record nel 2024: rispettivamente 1.942 ppb e 338,0 ppb. Il primo è aumentato del 166% e il secondo del 25% rispetto ai livelli preindustriali.

L’appello degli scienziati: serve più monitoraggio

Il bollettino dell’OMM sottolinea la necessità urgente di rafforzare il monitoraggio dei gas serra. Il coordinatore del report, Oksana Tarasova, ha evidenziato la preoccupazione per l’efficacia sempre più ridotta dei pozzi di carbonio naturali: “Si teme che i pozzi di CO2 terrestri e oceanici stiano diventando meno efficaci, il che aumenterà la quantità di CO2 che rimane nell’atmosfera, accelerando così il riscaldamento globale. Un monitoraggio continuo e rafforzato dei gas serra è fondamentale per comprendere questi cicli“.

Qui il nuovo rapporto dell’OMM sui gas serra

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