Nel 2024 l’Amazzonia ha perso 3,3 milioni di ettari di foresta. Il JRC: “Serve cooperazione globale per fermare la degradazione forestale”.

Studio sulle emissioni di CO2 generate dagli incendi in Amazzonia
Nel 2024, gli incendi in Amazzonia hanno generato emissioni di CO2 equivalenti a quelle prodotte in un anno dalla Germania. A rilevarlo è un nuovo studio del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, che parla di una stagione di roghi senza precedenti. Oltre 791 milioni di tonnellate di anidride carbonica sono state rilasciate in atmosfera, un volume sette volte superiore alla media dei due anni precedenti. La foresta amazzonica ha subito la peggiore ondata di incendi in oltre vent’anni, con 3,3 milioni di ettari bruciati: un’area più vasta del Belgio e pari allo 0,7% della foresta intatta rimanente.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Biogeosciences, sottolinea che la combinazione di siccità estrema, frammentazione forestale e gestione insostenibile del territorio ha innescato un effetto domino. Il risultato è un grave peggioramento della capacità dell’Amazzonia di agire come serbatoio di carbonio e la conferma di una tendenza che mette a rischio l’equilibrio climatico globale.
La degradazione forestale rischia il punto di non ritorno
Secondo gli autori, la frequenza e l’estensione dei roghi minacciano di spingere l’Amazzonia verso un punto di non ritorno ecologico. La perdita di biomassa e biodiversità riduce la capacità del sistema di rigenerarsi e di assorbire carbonio, mentre le emissioni di CO2 aumentano in modo esponenziale.
Lo studio invita ad adottare azioni coordinate per affrontare le cause strutturali degli incendi. Tra queste: limitare l’uso del fuoco nei terreni agricoli, rafforzare i controlli legali, sostenere la gestione delle comunità locali e indigene e potenziare i meccanismi di finanza climatica internazionale che tengano conto non solo della deforestazione, ma anche della degradazione forestale.
Il lavoro dei ricercatori del JRC si inserisce nella cooperazione tra Unione europea e Paesi dell’America Latina nell’ambito del programma Amazonia+, volto a migliorare la capacità dei Paesi amazzonici di mitigare le emissioni, adattarsi agli impatti climatici e tutelare la biodiversità.
Gli strumenti europei per monitorare gli incendi e le emissioni di CO2
Per misurare le dimensioni del fenomeno, gli scienziati hanno utilizzato due piattaforme sviluppate dal JRC: il Global Wildfire Information System (GWIS) e il Tropical Moist Forest monitoring system (TMF).
Il primo integra dati satellitari in tempo reale su incendi e condizioni meteorologiche; il secondo individua con precisione le aree forestali interessate dal fuoco, escludendo quelle già deforestate. Insieme, i due sistemi consentono di stimare le emissioni di CO2 e di monitorare l’evoluzione della degradazione forestale su scala globale.
Per affinare i risultati, il team ha applicato un modello Monte Carlo, una simulazione statistica che elabora migliaia di campioni per quantificare l’incertezza legata a variabili come la densità della biomassa, la combustione e la percentuale di copertura forestale bruciata. Questo approccio, già impiegato in altri studi pubblicati su Copernicus Biogeosciences, garantisce un quadro più solido e confrontabile con le osservazioni dei sistemi di monitoraggio globali.
Un bilancio disastroso: Brasile e Bolivia i Paesi più colpiti
Il JRC rileva che la maggior parte delle foreste colpite dagli incendi si trova in Brasile (50%) e Bolivia (42%), seguite da Venezuela (4,9%) e Perù (1,5%).
In Brasile, il 2024 segna il record storico di emissioni legate al degrado forestale, mentre in Bolivia il fuoco ha interessato oltre il 9% della foresta intatta residua, colpendo un’area che fungeva da importante pozzo di carbonio e riserva di biodiversità.
Il fenomeno non riguarda solo la perdita di copertura arborea: gli esperti evidenziano come gli incendi stiano erodendo la struttura ecologica della foresta, riducendone la capacità di rigenerarsi. È la cosiddetta “degradazione invisibile”, in cui la foresta può apparire intatta dall’alto ma ha già perso gran parte della sua funzione ecologica e della sua capacità di assorbimento della CO₂.
L’azione dell’Unione europea in America Latina
L’Unione europea collabora da anni con i Paesi dell’America Latina attraverso accordi di partenariato e progetti tecnici mirati a contrastare la deforestazione e migliorare la resilienza climatica.
Nel contesto del programma Amazonia+, guidato dalla Direzione Generale per le Partnership Internazionali della Commissione UE, l’obiettivo è rafforzare la capacità locale di ridurre le emissioni di CO2, contenere la perdita di habitat e promuovere pratiche di gestione sostenibile delle foreste tropicali.
Le iniziative comprendono il trasferimento di tecnologie per il monitoraggio ambientale, la formazione delle autorità nazionali e il sostegno economico a politiche di prevenzione incendi basate sulle migliori pratiche europee.
In parallelo, la Commissione sostiene progetti di ricerca e sviluppo del EU Forest Observatory e del Joint Research Centre, per migliorare la trasparenza dei dati e la cooperazione scientifica internazionale.
Aumento emissioni di CO2, una minaccia crescente per il clima globale
I risultati del JRC dimostrano che il peso delle foreste amazzoniche nel bilancio del carbonio mondiale è in rapido declino. L’aumento delle emissioni di CO2 provenienti da incendi e degrado riduce la capacità della regione di agire come alleato naturale contro il riscaldamento globale.
Il rapporto lancia un appello alla comunità internazionale per agire in modo congiunto, potenziando i sistemi di allerta precoce e le misure di prevenzione. Solo così sarà possibile scongiurare l’avvicinarsi del “tipping point” amazzonico, quando la foresta potrebbe trasformarsi da assorbitore a emettitore netto di gas serra.
In questo scenario, strumenti come il Global Wildfire Information System, il Tropical Moist Forest monitoring system e le piattaforme del JRC restano centrali per fornire dati comparabili e supportare decisioni basate sulla scienza. L’analisi del 2024, la più completa finora, rappresenta un avvertimento: senza un cambio di rotta deciso, la degradazione forestale rischia di vanificare gli sforzi globali per la neutralità climatica.













