Rinnovabili • Caldo e freddo estremi in rapida successione: cosa ci attende entro il 2100 Rinnovabili • Caldo e freddo estremi in rapida successione: cosa ci attende entro il 2100

Caldo e freddo estremi sempre più ravvicinati, il nuovo volto del riscaldamento globale

Entro la fine del secolo la loro frequenza crescerà dell’8% e l’intensità di oltre il 7%. Questo fenomeno lascia pochissimo tempo di adattamento a persone, colture, ecosistemi e infrastrutture

Caldo e freddo estremi in rapida successione: cosa ci attende entro il 2100
via depositphotos.com

L’alternarsi improvviso tra caldo e freddo estremi – i cosiddetti temperature flips – sta diventando sempre più frequente, intenso e rapido a livello globale. Dagli anni ’60 a oggi è cresciuta l’estensione di territori colpita da estremi climatici opposti in rapida successione. Ed entro la fine del secolo la loro frequenza crescerà dell’8% e l’intensità di oltre il 7%, mentre il tempo a disposizione per adattarsi si ridurrà drasticamente. Il numero di persone esposte a questi “capovolgimenti termici” raddoppierà, con un impatto fino a 6 volte più forte nei paesi a basso reddito.

È un rischio sottovalutato che mette in crisi salute pubblica, agricoltura, infrastrutture ed equilibri sociali, quello al centro di uno studio scientifico pubblicato su Nature Communications di recente.

Perché studiare l’alternanza tra caldo e freddo estremi serve per affrontare la crisi climatica

Nel dibattito sul cambiamento climatico, molto spazio è dato a fenomeni come le ondate di calore o i periodi di gelo anomalo. Meno attenzione va, invece, ai temperature flips, il passaggio improvviso da condizioni eccezionalmente calde a fredde (o viceversa) nel giro di pochi giorni.

Questo fenomeno lascia pochissimo tempo di adattamento a persone, colture, ecosistemi e infrastrutture. Può aggravare problemi sanitari (come asma e stress termico), causare blackout per improvvisi picchi di domanda energetica, o danneggiare i raccolti colpiti prima da caldo anomalo e poi da gelate tardive.

Comprendere e prevedere questi eventi è quindi molto importante per anticipare i rischi e rafforzare la resilienza delle nostre società e degli ecosistemi naturali.

Temperature flip: dati e previsioni al 2100

Lo studio condotto dalla Sun Yat-sen University di Guangzhou, in Cina, è basato su dati storici (1961–2023) abbinati a simulazioni climatiche fino al 2100. Al centro, l’analisi di frequenza, intensità e durata delle transizioni termiche improvvise.

I risultati principali? L’accelerazione dell’alternanza è già in atto da tempo. Dal 1961 ad oggi, i flip sono diventati:

  • più frequenti (+0,12 eventi ogni 100 anni),
  • più intensi (+0,14 deviazioni standard),
  • più rapidi (durata media ridotta di 0,1 giorni per secolo).

Le regioni più colpite sono quelle che si trovano alle medie latitudini (soprattutto Europa orientale, Nord America orientale, Asia orientale). Lì, le transizioni sono più violente e frequenti. Ma il fenomeno riguarda già il 60% delle terre emerse.

Il passaggio da caldo a freddo estremi avviene spesso dopo periodi nuvolosi e umidi, mentre quello da freddo a caldo si verifica con cieli sereni e asciutti, per via della maggiore radiazione solare e di un ridotta umidità del suolo.

Lo studio elabora poi delle proiezioni future al 2100, prendendo come riferimento lo scenario ad alte emissioni SSP5-8.5. Come cambierà l’alternarsi di caldo e freddo estremi entro la fine di questo secolo? Secondo i modelli:

  • aumenterà la frequenza dei flip: +6,7% da freddo a caldo, +8% da caldo a freddo;
  • crescerà l’intensità: del +7,1–7,3%;
  • si comprimerà il tempo tra l’uno e l’altro tipo di eventi estremi: del -2,5/-3,2% (ossia: avremo alternanze sempre più rapide);
  • Le regioni tropicali e subtropicali, come l’America Latina e il Sud-Est asiatico, saranno tra le più colpite.

Popolazioni esposte: un rischio diseguale

Lo studio stima che il numero di persone esposte annualmente a temperature flip salirà da circa 16 miliardi di eventi-persona nel 2000 a oltre 34 miliardi entro il 2100 (in uno scenario a emissioni medio-alte, l’SSP3-7.0).

Ma gli aumenti saranno molto diseguali:

  • nei paesi a basso reddito, l’esposizione aumenterà di oltre 400%, fino a 6 volte il tasso medio globale;
  • in Africa sub-sahariana e nel Sud Asia, la mancanza di infrastrutture e sistemi sanitari resilienti rende la popolazione particolarmente vulnerabile a malattie, stress termico, blackout e perdite agricole;
  • nei paesi più ricchi, l’esposizione aumenterà meno e le capacità di adattamento saranno superiori. Accentuando le disuguaglianze climatiche esistenti.

Infine, le proiezioni dimostrano che ridurre le emissioni (cioè allinearsi a uno scenario emissivo compatibile con l’obiettivo degli 1,5°C, l’SSP1-2.6) può limitare di oltre il 75% l’aumento dell’esposizione.

Rinnovabili •

About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.