L’IPCC stima che entro il 2300, gli oceani globali potrebbero crescere di 0,5-1 metro. Un nuovo modello previsionale che integra meglio un fattore “dimenticato”, lo scorrimento dovuto alla fusione subglaciale, rivede le stime: in uno scenario ad alte emissioni ci possiamo aspettare anche 2,2 metri in più. E cresce anche il rischio di innescare alcuni tipping point entro il 2050

Sotto la colossale calotta glaciale dell’Antartide si nasconde un vasto e complesso sistema di laghi e corsi d’acqua. È generato dalla fusione alla base del ghiaccio, non in superficie. Questa “acqua subglaciale” funziona come un lubrificante. Facilitando lo scivolamento del ghiaccio verso l’oceano. Finora, i modelli climatici più diffusi non hanno considerato in modo adeguato questo meccanismo. Risultato? C’è il rischio concreto di aver sottostimato molto il futuro innalzamento dei mari.
Innalzamento mari: sarà di 2 metri in più entro il 2300
Lo sostiene uno studio scientifico, coordinato dall’Università della Tasmania, che ha usato simulazioni avanzate per analizzare l’effetto dinamico dell’acqua subglaciale sul flusso dei ghiacci. Integrando questo fattore nei modelli predittivi più usati fino a oggi.
Dal nuovo modello non arrivano buone notizie. In scenari ad alte emissioni, l’inclusione di questi processi nei modelli può triplicare la quantità di ghiaccio che raggiunge l’oceano entro il 2300. Tradotto: si potrebbe verificare un innalzamento dei mari di oltre 2 metri rispetto alle stime precedenti.
I ricercatori hanno confrontato diversi scenari: modelli tradizionali che ignorano l’acqua subglaciale, modelli con assunzioni semplificate, e modelli che includono un sistema idrologico dinamico. In quest’ultima configurazione, il ghiaccio antartico ha mostrato una risposta molto più sensibile ai cambiamenti climatici, con flussi di ghiaccio verso l’oceano che quadruplicano in alcune aree già entro la fine di questo secolo.
In particolare, la simulazione più estrema prevede che entro il 2300 il contributo dell’Antartide all’innalzamento del livello del mare possa raggiungere i 2,2 metri. Una cifra enormemente superiore alle proiezioni medie dell’IPCC, che stimano l’aumento in circa 0,5-1 metro nello stesso periodo.
Tipping point anticipati e conseguenze globali
Il nuovo modello evidenzia poi un’altra implicazione allarmante: i punti di non ritorno (“tipping points”) del sistema glaciale potrebbero essere raggiunti molto prima di quanto stimato finora. In alcune aree, come i bacini che alimentano i ghiacciai Pine Island e Thwaites in Antartide occidentale, la soglia critica potrebbe essere superata già entro il 2050, innescando una perdita di ghiaccio accelerata e potenzialmente irreversibile.
Questo avrebbe ripercussioni globali devastanti: l’innalzamento di 2 metri del livello del mare metterebbe a rischio decine di grandi città costiere, sommergendo infrastrutture critiche e provocando migrazioni di massa, con costi economici stimati in migliaia di miliardi di dollari.