Il nuovo rapporto ISTAT fotografa un’Italia più autonoma ed efficiente, ma con divari territoriali tra Nord e Sud.

L’ISTAT ha presentato il nuovo rapporto sulle dotazioni energetiche delle famiglie italiane, che descrive nel dettaglio le tecnologie usate per riscaldamento, acqua calda e condizionamento nel 2024. L’indagine evidenzia che oltre la metà delle famiglie dispone di impianti di condizionamento (56%) e quattro su dieci utilizzano pompe di calore (40,4%). Crescono gli impianti autonomi (79%) e cala l’uso dei sistemi centralizzati, a conferma di una tendenza verso una maggiore efficienza energetica domestica e una gestione più indipendente dei consumi. Restano però ampie differenze territoriali, con il Nord-est e le Isole agli estremi per diffusione e tipologia delle dotazioni.
Autonomia e comfort al centro dell’efficienza energetica domestica
Il riscaldamento è ormai quasi universale tra le dotazioni energetiche delle famiglie italiane, presente nel 99,4% delle abitazioni italiane, in aumento rispetto al 2021 (98,6%). L’acqua calda è garantita al 99,7% delle famiglie e nel 70,4% dei casi proviene dallo stesso impianto usato per il riscaldamento. Le differenze geografiche restano marcate: nel Nord-est la coincidenza tra i due sistemi raggiunge l’84,3%, mentre nelle Isole si ferma al 38,4%. Le abitazioni senza riscaldamento si concentrano ancora nel Mezzogiorno (1,7%), con punte del 4% in Sicilia. L’ISTAT segnala che l’aumento di impianti autonomi e integrati migliora l’efficienza complessiva, ma sottolinea anche la necessità di politiche di sostegno per le aree meno servite, dove le famiglie spesso dispongono di dotazioni più frammentate.
Impianti autonomi al 79%, cala il centralizzato tra le dotazioni energetiche delle famiglie italiane
La prevalenza degli impianti autonomi è una delle tendenze più chiare del 2024. Sono presenti nel 79% delle abitazioni, con un aumento di 6,8 punti percentuali rispetto al 2021. I sistemi centralizzati scendono al 15,4%, mentre gli apparecchi singoli al 44,8%. La diffusione è influenzata dal contesto urbano: nei capoluoghi delle Città metropolitane il 40,5% delle abitazioni è ancora servito da impianti centralizzati, contro appena il 6,1% nei piccoli comuni. L’ISTAT ricorda che la maggiore concentrazione di centralizzati nel Nord-ovest è dovuta anche alla presenza di reti di teleriscaldamento, che restano un’infrastruttura importante per le aree più densamente popolate.
Condizionamento oltre il 56%, con forti differenze regionali
Il condizionamento è ormai una dotazione comune per oltre una famiglia su due. La quota è salita al 56% nel 2024, contro il 48,8% del 2021 e il 29,4% del 2013. I valori più elevati si registrano in Sicilia (73,1%) e Veneto (71,1%), mentre restano bassi in Valle d’Aosta (11,8%) e Trentino-Alto Adige (20%). La diffusione è più ampia nei capoluoghi e nelle periferie metropolitane, dove le isole di calore urbane aumentano il bisogno di raffrescamento, e nella pianura (66,6% delle famiglie). Questi dati mostrano come il comfort estivo sia diventato una componente strutturale della domanda energetica domestica, con un impatto crescente sui consumi elettrici e sulla pianificazione delle reti.
Pompe di calore in aumento: 40,4% delle famiglie
Le pompe di calore si confermano protagoniste della trasformazione energetica domestica. Gli impianti caldo/freddo, che includono anche sistemi a pompa di calore, sono passati dal 32,6% del 2021 al 40,4% del 2024. Nel dettaglio, il 16,1% delle famiglie dispone di un impianto caldo/freddo fisso, mentre il 25,9% utilizza apparecchi singoli con doppia funzione. La diffusione è più alta nelle Isole (58,5%) e nel Nord-est (46,9%), ma in crescita anche nel Nord-ovest, dove la quota è passata dal 24,2% al 34%. Secondo l’ISTAT, l’espansione di queste tecnologie è favorita dagli incentivi e dall’evoluzione del mercato elettrico, che ha reso più conveniente il riscaldamento a pompa di calore rispetto ai sistemi a combustibile fossile.
Pluri-dotazioni e diversificazione delle fonti
Il 43,2% delle famiglie italiane possiede più di un sistema di riscaldamento, dato che conferma una strategia sempre più diversificata di gestione dell’energia domestica. Le combinazioni più frequenti riguardano impianti autonomi e apparecchi singoli. Il fenomeno è più evidente nelle Isole (49,1%), con picchi in Sardegna (62%), e nel Nord-est (48,2%). L’ISTAT interpreta questa tendenza come un segnale di dinamicità, ma anche di razionalizzazione incompleta, poiché le famiglie alternano ancora sistemi diversi in base ai costi e alle disponibilità locali di combustibili.
Legna e pellet ancora rilevanti nel mix delle dotazioni energetiche delle famiglie italiane
L’uso delle biomasse rimane diffuso, anche se in lieve calo. Nel 2023 il 16% delle famiglie ha utilizzato legna per il riscaldamento, contro il 17% del 2021 e il 21,4% del 2013. L’impiego del pellet cresce invece dal 7,3% al 7,8%, con punte nel Sud, nelle Isole e nel Nord-est. Le percentuali più alte di utilizzo della legna si trovano nelle province di Trento (37,9%), Bolzano (36,2%), Calabria (35,5%) e Umbria (34,8%), mentre i valori più bassi si registrano in Lombardia (6,8%) e Sicilia (7%). Complessivamente, oltre una famiglia su cinque (21,9%) usa legna o pellet, a conferma del ruolo persistente delle fonti rinnovabili solide nei territori montani e rurali.
Tre Italie dell’energia domestica
La fotografia dell’ISTAT disegna tre modelli territoriali distinti. Nei piccoli comuni e nelle aree interne prevalgono gli impianti autonomi (85,3%) e gli apparecchi singoli; nei capoluoghi metropolitani la quota scende al 59,5%, compensata da una maggiore presenza di sistemi centralizzati e condizionatori. L’altimetria incide in modo decisivo: la pianura concentra le dotazioni estive, mentre la montagna continua a fare largo uso di biomasse e apparecchi tradizionali. “L’analisi conferma che le dotazioni energetiche riflettono l’adattamento delle famiglie ai contesti climatici e infrastrutturali locali”, sottolinea il rapporto.
Un quadro di transizione per le dotazioni energetiche delle famiglie italiane
L’indagine, condotta su 42.765 famiglie rappresentative di oltre 24 milioni di nuclei, restituisce un quadro di transizione energetica quotidiana. Gli italiani dispongono di case più attrezzate e tecnologiche, ma ancora diseguali per accesso e qualità degli impianti. L’aumento di efficienza energetica domestica e la diffusione delle pompe di calore segnalano un cambiamento già in atto verso un uso più razionale dell’energia. Tuttavia, il rapporto ISTAT richiama l’attenzione sulle differenze tra aree urbane e rurali e sulla necessità di politiche pubbliche che sostengano la decarbonizzazione del patrimonio edilizio residenziale, in linea con le direttive europee e con il Regolamento (UE) n. 1099/2008 sulle statistiche dell’energia.












