Ora legale, i risparmi energetici vanno oltre l’illuminazione

Un nuovo studio indaga come lo spostamento in avanti delle lancette influisca sulla domanda, attuale e futura, di riscaldamento e raffreddamento degli edifici

Ora legale risparmi energetici
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Addio ora solare, domenica 26 marzo le lancette si spostano nuovamente in avanti

(Rinnovabili.it) – Domenica 26 marzo torna l’ora legale, riaccendendo inevitabilmente tutte le discussioni in merito all’opportunità o meno di eliminare per sempre il doppio cambio annuale dell’ora. In Europa la questione è molto delicata visto la forte connessione economica e lavorativa all’interno dell’UE. E come mostra il tergiversare dell’Italia, prendere una decisione definitiva sull’abolizione dello switch (ipotesi richiesta da diversi Stati membri) e su quale ora – legale o solare – fissare tutti i calendari nazionali, è un’impresa difficile.

Il nutrito fronte che sostiene l’ora legale ha da sempre potuto contare su un’argomentazione di ferro: il risparmio energetico. Portare avanti di 60 minuti le lancette dell’orologio permette di sfruttare maggiormente la luce naturale alleggerendo le bollette elettriche. I dati presentati annualmente da Terna lo dimostrano concretamente: lo scorso anno il cambio di orario ha permesso al sistema elettrico italiano di risparmiare 420 milioni di kWh, pari al valore di fabbisogno medio annuo di circa 150 mila famiglie. Per una spesa evitata di ben 190 milioni di euro (ai prezzi energetici del periodo). 

Ora legale e risparmi energetici: non solo luce

D’altra parte, come sottolinea Sven Eggimann, ricercatore dei laboratori svizzeri EMPA, questa era esattamente l’intenzione originale alla base dell’introduzione dell’ora legale. Ma per Eggimann e colleghi il cambio d’orario ha anche altre implicazioni sulla domanda energetica. “Dal nostro punto di vista ha senso considerare non solo l’impatto sul risparmio elettrico nell’illuminazione, ma anche sul consumo energetico complessivo di un edificio”. Ecco perché gli scienziati hanno voluto indagare quanto lo spostamento in avanti dell’orario possa influire sulla domanda di riscaldamento e raffreddamento degli uffici. Sia oggi che in futuro, valutando anche diversi scenari climatici globali.

L’ipotesi di partenza del lavoro era capire se un cambiamento della routine nell’orario di lavoro giornaliero (entrando e uscendo un’ora prima grazie all’ora legale) potesse portare a cambiamenti significativi dei carichi di climatizzazione degli uffici. Per testarla, i ricercatori hanno simulato l’energia di riscaldamento e raffreddamento utilizzata con e senza lo spostamento in avanti delle lancette per diverse regioni climatiche su diversi edifici commerciali in 15 città degli Stati Uniti. Per includere l’influenza del riscaldamento globale, hanno preso in considerazione non solo il clima attuale, ma anche gli scenari climatici futuri fino al 2050.

Il risultato? “Il passaggio all’ora legale può ridurre l’energia di raffreddamento di un edificio per uffici fino a quasi il 6%”, riassume il ricercatore Massimo Fiorentini, co-autore dello studio. “Allo stesso tempo, la domanda di riscaldamento può aumentare fino al 4,4% a causa dell’inizio anticipato del lavoro il mattino. Tuttavia, in estate è necessaria molta più energia per il raffrescamento che per il riscaldamento”. In altre parole “il cambio di orario ha un effetto complessivo positivo sul bilancio energetico di un edificio”. A seconda delle diverse zone climatiche e degli scenari contemplati, i risparmi energetici complessivi variano, raggiungendo un picco di circa il 3%, ma sono evidenti ovunque.

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