Assessore De Luca: "Puntiamo a rendere l'Umbria una regione 100% rinnovabile". Introdotto il principio di prevalenza di idoneità: In caso di sovrapposizione tra aree idonee e non idonee, prevale l'idoneità, con alcune eccezioni per aree UNESCO, la fascia olivata Assisi-Spoleto e specifici impianti a biomasse e biogas.

Anche l’amministrazione umbra risponde all’appello del DM del 4 luglio 2024. L’8 maggio la Giunta regionale ha pre-adottato la proposta di legge sulle Aree Idonee Umbria, l’atto che definisce le zone dove facilitare l’installazione di impianti rinnovabili e quelle dove “escluderli”, comprese le aree tutelate e le relative fasce di rispetto.
L’obiettivo? Bilanciare la pianificazione energetica con la tutela del paesaggio, dell’ambiente e delle risorse territoriali, arrivando col tempo a un’alimentazione completamente green e superando il ritardo accumulato negli scorsi anni rispetto agli obiettivi di burden sharing.
Gli obiettivi rinnovabili dell’Umbria
Secondo il decreto nazionale, l’Umbria dovrà raggiungere entro la fine di questo decennio 1.756 MWp di energia rinnovabile installata.
“La legge è una necessità improrogabile sia sotto il profilo energetico che paesaggistico e ambientale”, ha spiegato in questi giorni l’assessore all’ambiente e all’energia Thomas De Luca. “Doveva essere approvata prima della scadenza della precedente legislatura, in attuazione del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 […]. Ma dal nostro insediamento abbiamo trovato letteralmente i cassetti vuoti, nessuno strumento legislativo per procedere; motivo per cui stiamo correndo sin dal primo giorno per recuperare il tempo perduto. Puntiamo a rendere l’Umbria una regione 100% rinnovabile, ma conciliando questo percorso con la tutela del paesaggio e dell’identità umbra”.
La proposta di legge in breve
Il provvedimento, con i suoi 12 articoli, ha come primo compito quello di accelerare la realizzazione degli impianti, definendo dunque le aree idonee e non idonee in maniera differenziata sulla base della fonte. Il testo fornisce un primo elenco, ma specifica anche che la Giunta regionale potrà individuarne ulteriori zone idonee.
Per gli impianti agrivoltaici prevede la definizione di linee guida specifiche e il loro collegamento funzionale con aziende agricole regionali. Promuove, inoltre, l’implementazione di sistemi di accumulo e introduce disposizioni per minimizzare gli impatti ambientali.
“Il nostro paradigma è quello di costruire un sistema integrato di minigrid, piccole reti bilanciate e interconnesse tra loro, favorendo l’implementazione di sistemi di accumulo in grado di compensare la discontinuità delle fonti naturali”, ha continuato l’Assessore. “Se le superfici sono uno spazio finito, la nostra intenzione è quella di dare priorità assoluta di accesso alle necessità di autoconsumo delle nostre aziende e delle nostre famiglie, in primo luogo sotto forma di comunità energetiche”.
Aree idonee in Umbria
Una delle grandi novità introdotte con la proposta di legge umbra è la cosiddetta “prevalenza di idoneità”. Di cosa si tratta? Di un principio in base al quale, in caso di sovrapposizione tra aree idonee e non idonee, prevale l’idoneità, prevedendo però alcune eccezioni per aree UNESCO, la fascia olivata Assisi-Spoleto e specifici impianti a biomasse e biogas.
Ma vediamo nel dettaglio la lista delle aree idonee:
- Superfici di edifici e strutture edilizie.
- Parcheggi pubblici e privati.
- Aree pertinenziali e depositi.
- Aree entro 500 metri da insediamenti produttivi e per servizi esistenti o dismessi.
- Siti con impianti esistenti della stessa fonte, per modifiche o potenziamenti (variazione area < 30%).
- Superficie di invasi e bacini artificiali (fuori da zone di pericolosità idraulica).
- Siti oggetto di bonifica (nazionali e regionali).
- Discariche chiuse o ripristinate.
- Aree di cava dismesse.
- Cave e miniere cessate, non recuperate o degradate.
- Siti e impianti di Ferrovie dello Stato, gestori ferroviari e società autostradali/aeroportuali.
- Aree per servizi infrastrutturali e di mobilità.
- Aree adiacenti ad autostrade (entro 300 metri).
- Aree adiacenti a linee ferroviarie (entro 300 metri).
- Beni del demanio in uso ai Ministeri della Difesa, Interno, Giustizia o individuati dall’Agenzia del demanio.
- Beni immobili dei consorzi di bonifica e irrigazione.
- Beni immobili a servizio del servizio idrico integrato, siti di impianti di trattamento acque reflue.
- Aree dei distributori di carburante e zone adiacenti (entro 100 metri).
L’elenco potrebbe crescere ancora. La Giunta, infatti, è disposta a includere eventuali proposte comunali per superfici “finalizzate al soddisfacimento dei bisogni locali di autoconsumo”.
Le aree non idonee della Regione Umbria
Riportiamo di seguito anche la lista di zone ritenute dalla Giunta non adatte agli impianti rinnovabili:
- Core zone dei siti UNESCO.
- Aree tutelate per beni paesaggistici (art. 136 co. 1 lett. c, d e art. 142 D.Lgs. 42/2004).
- Siti inclusi nella Rete Natura 2000.
- Fasce di pericolosità idraulica A e B del PAI (eccetto impianti idroelettrici).
- Fasce di rischio idrogeologico R3 e R4 del PAI.
- “Fascia pedemontana olivata Assisi-Spoleto”.
- Aree ad alta esposizione panoramica individuate da PTCP e PPR.
- Fasce di 150 metri da viabilità panoramica principale e strade panoramiche individuate da PTCP e PPR.
- Viabilità storica, Ville e giardini, Abbazie e principali siti benedettini, architettura religiosa e militare (come individuate nelle cartografie specifiche).
- Fasce di rispetto dal perimetro dei beni tutelati con ampiezza variabile in base alla tipologia e dimensione dell’impianto:
- 500 m per fotovoltaici/agrivoltaici (200 mq – 1.5 ha) ed eolici (4 – 20 m).
- 1.000 m per fotovoltaici/agrivoltaici (> 1.5 ha – 5 ha), biomasse/biogas/gas depurazione (≤ 200 kW), biometano (≤ 20.000 t/anno).
- 3.000 m per fotovoltaici/agrivoltaici (> 5 ha) ed eolici (> 20 – 99 m).
- 7.000 m per eolici (> 99 m), biomasse/biogas/gas depurazione (> 200 kW), biometano (> 20.000 t/anno).
Da tali restrizioni sono escluse le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’agrivoltaico avanzato.
Il ruolo dell’accumulo e la minimizzazione degli impatti
La proposta di legge riserva un capitolo all’energy storage. Nel dettaglio, il provvedimento mira a favorire l’implementazione di sistemi di accumulo (batterie, idrogeno e pompaggi) collegati agli impianti delle aree idonee in Umbria o “negli areali in cui prevalga l’idoneità”. E in caso di installazione di sistemi di stoccaggio per una potenza pari almeno al 10% di quella complessiva, la percentuale di superficie occupabile verrebbe aumentata di un ulteriore 30%.
L’articolo 7 mira, invece, a minimizzare gli impatti ambientali delle nuove installazioni. Come? Prevedendo una valutazione preventiva degli stessi (anche per progetti non soggetti a VIA), con coinvolgimento del Comune e dei cittadini e la progettazione di interventi di mitigazione.
Il provvedimento richiede specifici elaborati tecnici e una garanzia finanziaria per la dismissione. Per il fotovoltaico a terra (> 1.5 ha in aree agricole), l’occupazione non può superare il 3% della superficie agricola comunale (eccetto per l’agrivoltaico). Obbligatorio, inoltre, presentare un programma di compensazioni ambientali e territoriali (minimo 3% dei ricavi da vendita energia e incentivi), che può essere assolto anche con la realizzazione di impianti FER ceduti ai comuni (minimo 3% della potenza nominale).