Tempi di installazione ridotti a 15 giorni, prezzi trasparenti, team giovane, innovazione digitale. Il modello di TABO dà più di uno scossone al mercato del fotovoltaico italiano. L’intervista a Nima Oulomi, fondatore e CEO dell’azienda di Silea, nel trevigiano, che adesso guarda a tutta Italia

Nima Oulomi, CEO di TABO: “Rendiamo il fotovoltaico facile e trasparente”
Nima Oulomi, giovane fondatore e CEO di TABO, rappresenta una nuova generazione di imprenditori nel settore delle rinnovabili in Italia. Con un percorso definito “non convenzionale” e un approccio fortemente digitale, sta rivoluzionando il mercato del fotovoltaico residenziale riducendo drasticamente i tempi di installazione e aumentando la trasparenza verso i clienti. In questa intervista a Rinnovabili, Oulomi racconta il modello dietro la crescita di TABO, le innovazioni introdotte nel settore degli impianti fotovoltaici e i progetti futuri.
Come definirebbe il suo percorso personale e professionale fino ad oggi?
Direi non convenzionale, ma molto chiaro nella direzione. Non arrivo da una famiglia imprenditoriale, né da un percorso lineare. Sono cresciuto in un contesto operaio, dove contava la stabilità, non l’idea di fare impresa. Ho iniziato presto a lavorare e ho lasciato l’università dopo pochi mesi, non perché non creda nella formazione, ma perché sentivo il bisogno di muovermi, di costruire qualcosa. Tutto quello che so oggi l’ho imparato sul campo, facendo esperienza diretta, prendendomi responsabilità anche quando non avevo tutte le risposte. È un percorso fatto di tentativi, di scelte a volte difficili, ma sempre guidate da una visione chiara: semplificare, innovare, fare meglio.

In cosa consiste la non convenzionalità?
Oggi il percorso standard è nascere, crescere, studiare, laurearsi e poi lavorare. Io ho seguito una strada diversa, in parte per necessità e in parte per scelta. Non rinnego assolutamente l’università, anzi, penso sia fondamentale. Ma ci sono persone che possono permettersi di studiare e altre che hanno bisogno di lavorare subito.
Nel mio caso, è stato un mix: da un lato per studiare dovevo anche lavorare, dall’altro volevo entrare presto nel mondo del lavoro. Ho lasciato l’università dopo un semestre di economia. E ho iniziato a 23 anni.
Quando è entrato nel settore delle energie rinnovabili?
Era aprile 2021, uno dei momenti più forti per il settore. Lo sconto in fattura era appena stato introdotto, e il retail sales stava crescendo in modo vertiginoso. In quel periodo ho avuto modo di assistere direttamente a una fase di forte espansione, con volumi che si moltiplicavano nel giro di pochi mesi.

Quanto è stata importante questa esperienza per la nascita di TABO?
Fondamentale. Ho avuto la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto, in un contesto che stava crescendo molto rapidamente. Mi sono state affidate responsabilità importanti fin da subito, e questo mi ha permesso di crescere in fretta, sia a livello professionale che personale.
È stata la mia unica esperienza lavorativa prima di fondare TABO, ma mi ha dato la spinta e la fiducia necessarie per costruire qualcosa di mio.
TABO è cresciuta velocemente perché ho sostanzialmente replicato il modello di crescita che ho vissuto personalmente. La fiducia che hanno riposto in me, io oggi la ripongo nei giovani che lavorano in TABO.
Su questo ritorneremo tra poco. Ma prima: perché creare TABO?
Ho iniziato presto a notare diverse inefficienze nel modello tradizionale. Stavo imparando molto, ma vedevo ogni giorno opportunità non colte: poco spazio al digital marketing, nessun uso di software specializzati, e un percorso di installazione spesso lungo – 2 o 3 mesi per un impianto fotovoltaico – a causa di processi poco snelli.
Proposi un progetto per lavorare su questi aspetti, ma non trovò spazio. Non era il momento.
Così ho deciso di provarci da solo. È da lì che è nata l’idea di costruire TABO..
Quali sono queste inefficienze? E come le avete affrontate?
Le principali erano 4: processi troppo lunghi, troppa burocrazia, poca chiarezza sui prezzi e scarsissima informazione online.
Nel modello tradizionale, chi vuole installare un impianto si trova spesso spaesato, con poche risposte chiare e tanti passaggi inutili.
Molti player non investono nella comunicazione e negli strumenti digitali: niente contenuti social, nessun blog, e nessun software pensato per aiutare le persone a configurare il proprio impianto in modo semplice e trasparente.
Noi abbiamo fatto l’opposto.
Abbiamo costruito una community composta in gran parte da under 35 e produciamo contenuti informativi sui nostri canali per spiegare, chiarire e rendere il fotovoltaico accessibile a tutti.

Con quali risultati?
È un investimento a lungo termine. Chi ci segue oggi su Instagram magari non compra un fotovoltaico immediatamente, ma è una persona che stiamo sensibilizzando. Spesso ci capita che un nostro follower guidi i genitori all’acquisto e, tra 4-7 anni, quando comprerà casa, avrà in mente TABO come uno dei primi player.
Come avete snellito i processi?
Abbiamo iniziato semplificando uno dei passaggi più lenti: la progettazione dell’impianto.
Grazie a un approccio digitale e all’uso di tecnologie mirate, oggi riusciamo a gestire da remoto circa l’80% del processo, riducendo drasticamente tempi e complessità.
In molti casi, il cliente riesce a completare la fase preliminare senza nemmeno dover fissare un sopralluogo. E quando serve, ottimizziamo la visita per fare tutto in un solo passaggio.
In più, abbiamo digitalizzato la contrattualistica, semplificato la burocrazia e automatizzato diversi processi interni.
Un mix che ci permette di avere una media installativa tra i 15 e i 20 giorni, con punte minime di 4 quando tutto scorre senza intoppi.
Un risultato che ha un impatto diretto sull’esperienza del cliente: meno attesa, meno stress.
E non a caso, il 35-40% dei nuovi clienti arriva da chi ci ha conosciuto tramite il passaparola.
E per quanto riguarda la trasparenza sui prezzi?
Abbiamo deciso di mettere i prezzi direttamente online, sul nostro sito. Perché nasconderli?
Una delle domande più frequenti era proprio questa: “Perché non puoi dirmi subito quanto costa?”.
Da lì è nato il nostro configuratore, un investimento importante che ci permette di offrire trasparenza fin dal primo contatto.
Chiunque può calcolare in autonomia il prezzo del proprio fotovoltaico, ma non solo: il configuratore spiega anche perché l’impianto è stato dimensionato in quel modo.
È uno strumento che informa, orienta e semplifica l’intero processo di acquisto.

TABO ha un’età media molto bassa tra i dipendenti. È una scelta strategica?
Abbiamo una retention altissima e un team con età media di 27-28 anni, con oltre l’80% dei dipendenti sotto i 30 anni. Molti team coordinator hanno 23-24 anni. Non è una scelta “anagrafica”. È una scelta di fiducia. Questo perché, così come hanno investito su di me, io investo sui giovani. E lascio molta libertà decisionale.
Cosa intende quando parla di “libertà decisionale”?
Chi entra in TABO e dimostra visione e senso di responsabilità, ha lo spazio per prendere decisioni, fin da subito.
Non abbiamo un modello verticale, con mille livelli di approvazione o controlli costanti dall’alto.
Crediamo che le persone crescano sul campo, facendo esperienza diretta, anche sbagliando.
Certo, lasciare autonomia comporta dei rischi, ma è anche quello che permette alle persone di assumersi responsabilità vere.
È così che si costruisce un team che può scalare in fretta.
L’accento è sempre sull’innovazione e sui fattori che la stimolano. In questo senso, quali sono i progetti per il futuro immediato?
Dal 2025 vogliamo iniziare a scalare il mercato B2C su tutto il territorio nazionale, una regione alla volta.
Non ci interessa crescere a tutti i costi: ogni nuova apertura deve poggiare su un modello sostenibile, replicabile e coerente con il nostro metodo.
Parallelamente stiamo lavorando per entrare con decisione nel segmento C&I, sia sviluppando impianti di nostra proprietà, sia offrendo soluzioni fotovoltaiche B2B dedicate alle aziende.
L’obiettivo è rendere l’adozione del fotovoltaico più semplice anche nel mondo impresa, mantenendo gli stessi standard di chiarezza, efficienza e affidabilità.

L’Italia riuscirà a raggiungere gli obiettivi 2030 sulle rinnovabili se…?
Se la politica toglie gli ostacoli. È fondamentale trattare le rinnovabili come la norma, anziché un settore speciale. Oggi ci sono troppi cambiamenti normativi e troppa burocrazia, penso anche alle CER. Bisogna semplificare gli iter autorizzativi e gli incentivi per rendere l’adozione delle rinnovabili più accessibile a investitori, aziende e privati.
Le aziende possono svolgere un ruolo importante nella transizione energetica, ma hanno bisogno di supporto normativo. Solo un esempio: l’installazione di impianti sopra i 20 kilowatt è complicata da un labirinto di procedure autorizzative. Se non le riduciamo, sarà difficile avvicinarsi agli standard dei paesi del Nord Europa.