La produzione di idrogeno verde in Arabia Saudita nel maxi progetto NEOM potrebbe essere a rischio. Nonostante una capacità stimata di 600 tonnellate al giorno, il gruppo avrebbe difficoltà a trovare acquirenti per il combustibile

Sembrerebbe prospettarsi una crisi dietro al maxi progetto per la produzione di idrogeno verde in fase di costruzione nella regione di Oxagon, in Arabia Saudita, da parte di NEOM.
Nonostante Air Products, una delle tre realtà coinvolte nella joint venture NEOM Green Hydrogen Company (NGHC), insieme ad ACWA Power e NEOM, abbia annunciato il completamento dell’80% dei lavori, emergono voci preoccupanti. Fonti vicine al progetto hanno riferito a Bloomberg che il sito sarebbe in difficoltà a causa dell’assenza di acquirenti certi per il combustibile verde.
Secondo l’inchiesta, il progetto da 8,4 miliardi di dollari starebbe valutando un possibile ridimensionamento o rallentamento, a fronte di una domanda internazionale molto più debole del previsto. Lo scoop è stato attribuito a due fonti anonime a conoscenza diretta della situazione, che parlano di una “crisi profonda e silenziosa”.
La crisi nascosta dell’idrogeno verde di NEOM
Originariamente pensato per l’esportazione di idrogeno verde, completamente carbon free grazie all’utilizzo di energie rinnovabili, l’impianto doveva vendere la totalità della produzione all’estero. Ma ad oggi solo un terzo dell’idrogeno ha trovato un acquirente: si tratta di un accordo con TotalEnergies per 70.000 tonnellate annue tra il 2030 e il 2045. Nessun altro contratto è stato firmato.
Il progetto Oxagon doveva essere l’emblema della “Vision 2030” per l’Arabia Saudita, lanciata dal principe ereditario Mohammed bin Salman per trasformare l’economia del Regno. Ma la mancanza di potenziali clienti sta costringendo i promotori a rivedere i piani di sviluppo, orientandosi su un approccio modulare in fasi successive, solo dopo aver siglato i contratti di fornitura.
Un cambio di rotta significativo per un’iniziativa che, con elettrolizzatori alimentati da 4 GW di energie rinnovabili, avrebbe dovuto produrre 600 tonnellate al giorno di idrogeno verde entro il 2027.
Costi di produzione troppo alti
Il costo del progetto è lievitato nel tempo, passando dai 5 iniziali agli attuali 8,4 miliardi di dollari, raggiunti al momento della chiusura finanziaria due anni fa. Secondo quanto riportato da Bloomberg, Air Products il principale partner industriale, ha dichiarato che l’impianto progredisce secondo i piani, ma ha anche confermato il rinvio degli investimenti destinati all’Europa.
“Nel breve termine ci concentriamo sulla costruzione e sulla vendita di ammoniaca verde dall’Arabia Saudita, in attesa che i regolamenti sull’idrogeno si stabilizzino”, ha dichiarato l’azienda.
Bloomberg sottolinea come la crisi di NEOM rifletta in realtà un problema più grande legato al costo ancora elevato di produzione dell’idrogeno verde. Mentre i prodotti derivati dall’idrogeno, come i carburanti sintetici, non hanno ancora trovato sbocchi commerciali efficaci.
Nonostante le difficoltà, la produzione di idrogeno verde resta parte integrante della strategia saudita che vorrebbe rimanere uno dei fornitori globali di energia anche dopo la transizione ecologica.