Mentre ancora si indaga sul blackout spagnolo, l'analisi si sposta sul confronto tra le reti elettriche di Italia e Spagna, rivelando differenze cruciali in termini di interconnessioni e stoccaggio. L'editoriale di G.B. Zorzoli

di G.B. Zorzoli
Poiché mentre scrivo vi è ancora incertezza sulla causa del blackout spagnolo, stupisce che una buona parte delle polemiche si sia limitata al confronto tra il pro e il contro le rinnovabili. Confronto che ricorda quelli dopo un derby fra romanisti e laziali (o fra nerazzurri e rossoneri), ma in questo caso, paradossalmente, in assenza del risultato definitivo della partita.
Dato che l’oggetto reale di queste polemiche è la possibilità che qualcosa di analogo si verifichi anche in Italia, il confronto tra i sistemi elettrici dei due paesi rappresenta l’unico approccio costruttivo a nostra disposizione.
Secondo Red Eléctrica, gestore dell’intera rete di trasmissione spagnola, la capacità di scambio con la rete continentale europea è di circa 3 GW. Ne consegue pertanto un livello di congestione nell’interconnessione Spagna-Francia che nel 2024 si è mediamente verificato durante il 67,6% delle 24 ore del Mercato del Giorno Prima.
Viceversa, i principali collegamenti della rete di trasmissione italiana sono attualmente con Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Montenegro, Grecia, che assicurano l’integrazione con le altre reti elettriche del continente europeo. Nel 2023 lo scambio netto con l’estero di energia elettrica è stato infatti pari a circa 51 TWh, per cui solo l’83,2% della domanda elettrica è stato soddisfatto dalla produzione nazionale.
Di conseguenza, diversamente da Red Eléctrica, sul suo sito Terna scrive che la capacità di scambio e di mutuo soccorso con altri paesi garantisce una maggiore flessibilità di esercizio, migliora la sicurezza e la stabilità del sistema elettrico, rendendo disponibile una riserva di potenza aggiuntiva.
Inoltre, i sistemi di accumulo svolgono un ruolo importante tra i servizi di bilanciamento che, in presenza di produzione rinnovabile non programmabile, riescono a mantenere la frequenza di rete entro i limiti consentiti dai criteri di sicurezza per garantire l’adeguatezza delle infrastrutture di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica, nonché la qualità della fornitura energetica agli utenti finali.
Ebbene, ad aprile 2025 in Spagna risultavano installati sistemi BESS (Battery Energy Storage System) per una capacità complessiva di 60 MW, cui vanno aggiunti 6,3 GW di impianti di pompaggio e 1 GW di accumuli termici, contro circa 1 GW di BESS a scala di rete e circa 19,72 GW di impianti di pompaggio in Italia a marzo 2025.
Nel 2023 la domanda elettrica italiana era pari a 305,6 TWh, contro 244,7 TWh in Spagna, ma il divario è di gran lunga percentualmente inferiore a quello tra i sistemi di accumulo, che oltre tutto in Spagna dovrebbero essere significativamente maggiori proprio per compensare la ridotta capacità di interconnessione.
Secondo un’analisi della Commissione europea, riportata in un rapporto di Simona Benedettini (“Clienti attivi e servizi di demand-response: proposte per il mercato elettrico italiano”, 4 settembre 2024), negli anni immediatamente precedenti il rapporto, la riduzione dei consumi nelle ore di picco della domanda era in Spagna un po’ superiore a quella italiana: oltre il 10% contro il 4%-7% del nostro paese. Ma questa differenza non è sufficiente a modificare in misura rilevante la posizione molto più debole della Spagna in termini di servizi di bilanciamento adatti a mantenere la frequenza di rete entro i limiti consentiti dai criteri di sicurezza per garantire l’adeguatezza delle infrastrutture di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica, nonché la qualità della fornitura energetica agli utenti finali; oltre tutto in presenza di una produzione rinnovabile intorno al 60% del totale, contro il 50% appena raggiunto dall’Italia.
Durante il blackout anche gli impianti nucleari che in Spagna, con una capacità netta totale di 7.117 MW e una produzione annua tra circa 50.000 e 60.000 GWh rappresentano circa il 20% della domanda elettrica, come previsto dai criteri nucleari di sicurezza si sono spenti e, quando la generazione elettrica è tornata a diffondersi in tutta la penisola e le fonti rinnovabili stavano già generando il 90% dell’elettricità sulla rete, la Spagna era ancora in attesa che almeno una delle centrali nucleari completasse il suo lento ritorno alla piena potenza: fornendo quindi l’ennesima riprova che la sua capacità di modulazione è una fake news.