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Carbapenemasi e antibiotici, un rischio per la salute pubblica

La carbapenemasi è un grave rischio per la salute pubblica perché inattiva gli antibiotici usati nelle infezioni gravi. In tutta Europa si sono riscontrati casi negli animali da reddito e in prodotti alimentari. Non ci sono ancora prove definitive, ma esiste la possibilità di un passaggio dagli animali all’uomo. Un’igiene scrupolosa è la prima forma fondamentale di prevenzione

Carbapenemasi, un rischio per la salute pubblica
Foto di Roberto Sorin su Unsplash

Il pericolo della resistenza agli antibiotici “di ultima linea”

I batteri produttori di carbapenemasi inattivano gli antibiotici carbapenemici, cruciali nel trattamento delle infezioni gravi.

In questa condizione, diventa particolarmente difficile trattare le infezioni gravi perché gli antibiotici carbapenemici non riescono a inibire la crescita batterica. Quali rischi possiamo correre attraverso l’alimentazione?

Cosa sono i carbapenemi

I carbapenemi sono antibiotici ad ampio spettro che, come altri antibiotici (ad esempio cefalosporine e penicilline), hanno nella molecola l’anello beta-lattaminico che costituisce il loro nucleo funzionale.

Questo, che è il loro punto di forza per l’attività antibatterica, è anche un punto di debolezza: molti microrganismi sviluppano enzimi che rompono questo anello e rendono inefficaci gli antibiotici.

Nelle infezioni gravi come quelle legate agli enterobatteri, i carbapenemi sono definiti antibiotici “di ultima linea”: se questi non funzionano, non ce ne sono di più potenti in grado di fermare le infezioni.

Carbapenemasi e resistenza agli antibiotici

Le carbapenemasi sono enzimi prodotti dai microrganismi che sono in grado di inattivare quegli antibiotici che presentano l’anello beta-lattamico, tra i quali figurano i carbapenemi.

Un tempo i batteri produttori di carbapenemasi erano presenti solo in ambiente ospedaliero.

L’uso non appropriato degli antibiotici favorisce la diffusione dei batteri resistenti.

Oggi l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha lanciato un allarme perché si sono riscontrati casi negli animali da reddito e in prodotti alimentari in tutta Europa.

In un suo parere scientifico, l’EFSA ha messo in guardia dalla diffusione di enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE) nella catena alimentare.

È possibile la trasmissione dagli animali all’uomo?

Non ci sono ancora prove definitive. Tuttavia negli uomini e negli animali sono stati trovati ceppi identici: questo farebbe supporre che esista la possibilità di un passaggio dagli animali all’uomo.

È evidente che l’esistenza di batteri CPE che inattivano gli antibiotici carbapenemici rappresenta un rischio grave per la salute pubblica.

Sviluppare la resistenza a tali farmaci rende di fatto impossibile combattere infezioni gravi per le quali al momento non sono disponibili alternative terapeutiche efficaci.

I germi resistenti possono giungere all’essere umano attraverso il contatto con gli animali da reddito; nell’ambiente è possibile la trasmissione a prodotti alimentari come frutta e verdura (ad esempio a causa di acqua contaminata).

Inoltre, durante la macellazione di animali i batteri resistenti potrebbero passare nella carne cruda.

Cosa dice la letteratura scientifica

L’ultimo parere dell’EFSA parte da un rapporto del 2013 e prende in esame la letteratura scientifica fino al 2025 nei Paesi dell’Unione Europea e dell’EFTA (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

Le evidenze emerse da questa rassegna è che dal 2011 a oggi i CPE sono presenti nella catena alimentare di 14 Paesi UE/EFTA.

L’indagine ha riscontrato la presenza di batteri produttori di carbapenemasi (i più segnalati sono Escherichia Coli, Enterobacter, Klebsiella e Salmonella) negli animali terrestri da reddito, ovvero suini, bovini e pollame. Queste specie erano già oggetto di monitoraggio in quanto resistenti agli antibiotici.

Dal 2021 al 2023 si è riscontrato un aumento significativo di CPE negli animali di diversi Stati membri.

Dieci Paesi UE/EFTA hanno messo in atto piani di emergenza per il controllo e le indagini su questi batteri.

La prevenzione

La prima fondamentale misura di prevenzione è un’accurata igiene delle mani nella vita quotidiana e durante la manipolazione di carne cruda.

Per ridurre al minimo i rischi derivanti dalla diffusione di batteri produttori di carbapenemasi (CPE) l’EFSA ha emesso alcune raccomandazioni:

  • «estendere le attività di monitoraggio ad altre fonti alimentari finora non monitorate (come i prodotti ittici e le verdure) nonché ad altre specie batteriche (come la Klebsiella);
  • migliorare i metodi di rilevamento, condurre indagini di rintracciabilità ed effettuare la tipizzazione molecolare dei batteri per acclarare le vie di trasmissione, compresa una potenziale diffusione tramite operatori e mangimi;
  • concentrare la ricerca sulla progettazione di studi mirati a comprendere meglio le modalità di diffusione di questi batteri nella catena alimentare».

Nel 2027 sarà pubblicato un parere aggiornato alla luce delle ultime rilevazioni. Nel frattempo l’EFSA supporterà i Paesi UE/EFTA a condurre ulteriori indagini sulla diffusione della CPE.

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.