La guerra di Putin prepara uno shock epocale del mercato del petrolio

L’Iea prevede “la peggiore crisi da decenni” per l’offerta di petrolio globale. Con le sanzioni a Mosca, 2,5 mln di barili al giorno tra greggio e derivati rischia di restare senza compratori a inizio aprile. Riviste al ribasso le stime sulla domanda 2022: sarà ancora sotto il picco pre-pandemico a 99,7 mln barili/giorno

Mercato del petrolio: con la guerra in Ucraina arriverà “la peggiore crisi da decenni”
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La scossa peggiore al mercato del petrolio dal 1973

(Rinnovabili.it) – Il mercato del petrolio sta correndo verso “la peggiore crisi dell’offerta da decenni”, ha avvertito ieri l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). I primi giorni di aprile sono il momento critico: sono a rischio le forniture dalla Russia, messa sotto sanzioni da Stati Uniti e Unione Europea per l’invasione dell’Ucraina. Due milioni e mezzo di barili al giorno che potrebbero non trovare acquirenti.

“La prospettiva di interruzioni su larga scala della produzione di petrolio russo minaccia di creare uno shock globale dell’offerta di petrolio”, si legge in un rapporto dell’Iea. Un crollo dell’offerta che supera di molto il calo atteso della domanda, stimato in circa 1 mln di barili al giorno a causa dell’aumento dei prezzi scatenato dalla somma della crisi energetica e della guerra in Ucraina.

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“L’impatto di prezzi più alti per il petrolio e altre materie prime aumenterà l’inflazione, ridurrà il potere d’acquisto delle famiglie e probabilmente scatenerà reazioni politiche da parte delle banche centrali di tutto il mondo – con un forte impatto negativo sulla crescita, prevede l’Iea. “L’aumento dei prezzi dell’energia e di altre materie prime, insieme alle sanzioni finanziarie e petrolifere contro la Russia, dovrebbero deprimere il PIL mondiale e la domanda di petrolio”, continua il rapporto.

Le forniture a rischio, secondo l’ente con sede a Parigi, consistono in 1,5 milioni di barili al giorno di greggio e in circa 1 milione bpd di altri prodotti petroliferi derivati. In pratica, ben il 31% dell’export normale della Russia (in tutto 8 milioni) potrebbe restare senza compratori sul mercato del petrolio tra due settimane. In media, nel 2021 le esportazioni russe di greggio e derivati sono andate per il 45% verso l’UE e per il 10% verso gli Stati Uniti.

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L’impatto dell’invasione russa e le sue ripercussioni su economia e geopolitica frenano le previsioni dell’Iea sulla domanda globale di petrolio. Per il 2022 l’ente abbassa le stime a 99,7 mln di barili al giorno, sotto la soglia psicologica dei 100 mln di barili e, soprattutto, di nuovo sotto il picco pre-pandemico del 2019.

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