La transizione energetica giusta dell’India? Servono 900 mld $ per l’addio al carbone

Un rapporto di iFOREST calcola i costi economici, energetici e sociali del passaggio dal carbone e le altre fossili a un sistema energetico basato sulle rinnovabili, mentre è ancora in discussione con alcuni paesi con economie avanzate l’accordo per la Just Energy Transition Partnership

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Foto di Chris Münch su Unsplash

Nel 2022, il 75% del mix elettrico indiano era generato dal carbone

(Rinnovabili.it) – Il prezzo di una transizione energetica giusta per l’India? Almeno 900 miliardi di dollari. Altro che le poche decine che sarebbero disposti a sborsare le economie più avanzate per incentivare il paese più popoloso al mondo a mettere progressivamente da parte il carbone. Lo ha calcolato l’International Forum for Environment, Sustainability and Technology (iFOREST), un think tank indiano.

Nel 2021, in coincidenza con la Cop26 di Glasgow, alcuni dei paesi più ricchi – tra cui l’Ue e gli Stati Uniti – hanno annunciato che avrebbero negoziato una serie di accordi con i paesi in via di sviluppo che hanno il maggior impatto sul clima. Al centro degli accordi, chiamati Just Energy Transition Partnerships (Jetp), un semplice do ut des: finanziamenti e prestiti per accelerare l’addio alle fossili. In particolare il carbone.

L’etichetta di ‘transizione energetica giusta’ è stata scelta per sottolineare che i paesi donatori riconoscono di dover fare la loro parte per supportare i paesi con meno capacità economico-finanziaria. Finora le Jetp siglate sono tre: con Sudafrica (8,5 mld $), Indonesia (20 mld $) e Vietnam (15,5 mld $). Quella con l’India, invece, è ancora in alto mare. Soprattutto perché Nuova Delhi non vuole rinunciare al suo carbone, che nel 2022 occupava una fetta del 75% nel mix elettrico nazionale.

I costi della transizione energetica giusta

Per ottenere la cifra di 900 miliardi di dollari, iFOREST ha analizzato i quattro distretti carboniferi in India e ha identificato otto diversi fattori di costo, come la creazione di infrastrutture e la preparazione dei lavoratori alla transizione. Il totale rispecchia quindi anche la dimensione sociale, non soltanto quella energetico-economica.

L’investimento maggiore sarebbe comunque quello per realizzare le infrastrutture energetiche necessarie per l’adeguamento alle rinnovabili su larga scala, stimato in 472 mld entro metà secolo. Mentre il supporto ai lavoratori avrebbe un costo di “appena” 9 mld. In tutto, 600 mld verrebbero investiti in nuove industrie e infrastrutture, mentre altri 300 sarebbero destinati a sovvenzioni e sussidi a sostegno dei lavoratori dell’industria del carbone e delle comunità colpite.

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