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Bonus Facciate, maxi truffa scoperta: oltre 11 milioni in crediti fantasma

Crediti ceduti per lavori inesistenti e immobili fantasma, per una maxi truffa sul Bonus Facciate da 11 milioni di euro

truffa Bonus Facciate scoperta: oltre 11 milioni in crediti fantasma
Immagine di nikitabuida su Freepik

Vale più di 11 milioni di euro l’operazione di sequestro appena conclusa dalla Guardia di Finanza e che ha interessato una truffa sui bonus edilizi. Si tratta di una delle operazioni più rilevanti condotte fino ad ora, un “bottino” di crediti inesistenti che ha permesso agli indagati di acquistare beni di lusso, immobili e autovetture di alta gamma.

Oggetto della frode il “Bonus Facciate”, tra i più richiesti, ma anche tra i meno controllati. 

Crediti fantasma e controlli tardivi

Un nuovo capitolo decisamente poco dignitoso quello che si aggiunge alla lista delle truffe legate ai bonus edilizi. Secondo quanto accertato dagli investigatori del Comando Provinciale di Prato e della Procura di Pistoia, i responsabili avrebbero sfruttato le falle normative iniziali del “Bonus Facciate” per generare crediti d’imposta legati a lavori mai eseguiti. In alcuni casi, gli immobili utilizzati come base per la truffa risultavano intestati a soggetti ignari o coinvolti solo formalmente, tramite documenti predisposti ad hoc e fatti sottoscrivere con l’inganno.

La facile truffa del Bonus Facciate 

L’inchiesta ha sottolineato la notevole falla nel Bonus edilizio previsto dalla Legge di Bilancio del 2020 e che permetteva il recupero del 90% sui lavori effettuati in facciata. 

Purtroppo questa preliminare versione degli incentivi per l’edilizia, non prevedeva controlli sulle spese effettuate, lasciando via libera alle azioni fraudolente. 

Solo a partire dal 2021, con l’introduzione del Decreto Antifrode (dl n.157/2021) sono stati attivati i primi meccanismi di verifica preventiva sulla cessione dei crediti fiscali, nel tentativo di arginare fenomeni di frode ormai già estesi.

Nel caso oggetto del sequestro, la truffa al bonus facciate avveniva trasmettendo comunicazioni false all’AGenzia delle Entrate. Una volta generati, i crediti venivano ceduti a terzi, spesso ignari della situazione, oppure liquidati grazie al coinvolgimento di intermediari finanziari e professionisti. I proventi venivano poi reimpiegati in beni di lusso, operazioni immobiliari e partecipazioni societarie, secondo uno schema tipico di riciclaggio.

Truffa all’economia pubblica

Oltre al danno diretto per le casse dello Stato, gli inquirenti sottolineano “l’effetto distorsivo” causato da queste truffe ai bonus. Le risorse pubbliche, destinate a rilanciare il settore delle costruzioni e a sostenere la transizione del patrimonio edilizio italiano, sono invece state dirottate verso situazioni fraudolente.

L’operazione, evidenziano gli investigatori, dimostra l’importanza di un coordinamento efficace tra autorità giudiziaria e forze dell’ordine nel contrasto alle frodi fiscali. La Guardia di Finanza si conferma così attore centrale nel presidio dell’economia legale, soprattutto in una fase in cui i bonus edilizi rappresentano ancora un nodo delicato tra stimolo economico e rischio di abuso.

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