L'efficientamento degli edifici avanza, ma il ritorno economico e i ritardi nel PINQuA sollevano dubbi sull’efficacia delle misure del PNRR per l’edilizia

Un tempo di ritorno di 35 anni non coerente con l’orizzonte di vita utile degli interventi incentivati quello stimato dalla Corte dei Conti sul rapporto costi-benefici del Superbonus. Nonostante l’efficientamento degli edifici abbia raggiunto, ed in parte, superato gli obiettivi prefissati in termini di risparmio energetico e di CO2, permangono ancora delle criticità sulla riqualificazione del residenziale, dell’edilizia pubblica e sull’efficientamento degli edifici scolastici.
E’ quanto emerge dal capitolo dedicato all’efficientamento energetico degli edifici inserito nella relazione sullo stato di attuazione degli interventi PNRR e PNC esaminati dalla Sezione centrale di controllo della Corte dei Conti. “Il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi, stabiliti a livello nazionale e concordati a livello europeo, è in linea con le previsioni, mentre permangono alcune criticità che richiedono attenzione costante e interventi mirati, soprattutto in vista della scadenza del Piano fissata a giugno 2026”, sottolinea la relazione.
PINQuA e PNRR a rilento: l’80% dei ritardi si manifesta prima dell’inizio dei lavori
Primo capitolo analizzato dalla Corte dei Conti e parte della Missione 2 – Componente 3 del PNRR sono gli interventi finanziati e destinati a ridurre il disagio abitativo migliorando le politiche sulla casa.
Nonostante gli interventi sull’edilizia residenziale pubblica e sociale siano il principale strumento in grado di ridurre l’emergenza abitativa, soprattutto per i ceti più poveri, le risorse messe in campo dal PNRR sono “contenute” e rientrano sostanzialmente nel Piano innovativo per la qualità dell’abitare, c.d. PINQuA (2,8 miliardi), e nel Piano Nazionale Complementare per la misura Sicuro, verde e sociale (2 miliardi).
Osservando il patrimonio nazionale di edilizia residenziale pubblica (ERP) si nota purtroppo una generalizzata obsolescenza ed elevata età degli immobili. In particolare, oltre la metà degli immobili del campione risulta edificata prima del 1980, e la dimensione media è pari a 77 metri quadri. Ovviamente questo comporta una scarsa efficienza energetica degli edifici che impatta negativamente sulla spesa energetica annuale delle famiglie che risiedono in questi alloggi. Su questo punto la Corte dei Conti si domanda se sia risultata vincente la scelta di puntare unicamente sulla riqualificazione e manutenzione dell’esistente, trascurando però la possibilità di “aumentare gli sforzi di edificazione di nuovi alloggi” per aumentare l’offerta abitativa.
A conferma di questo quesito si aggiungono i ritardi nell’attuazione del PinQua, nel quale oltre 1/3 dei progetti presenta dei ritardi rispetto alla relativa programmazione temporale; inoltre, circa l’80 % di tali ritardi si concentra nelle fasi precedenti l’avvio dei lavori.
“In conclusione, per quanto sia apprezzabile che la questione abitativa sia rientrata, seppure con un ruolo non prioritario, nella programmazione del PNRR, è difficile pensare che questo possa rappresentare un’inversione di tendenza nei servizi offerti ai cittadini, a meno che ulteriori programmi in questo senso proseguano, ampliando il lavoro svolto” sottolinea la Corte dei Conti.
Serve un Bonus edilizio con premialità in base all’efficienza
Come anticipato, i magistrati contabili confermano un impatto positivo degli incentivi fiscali per l’efficientamento degli edifici, ma con risvolti economici troppo incidenti.
In termini di risparmio energetico e di emissioni di CO2 gli obiettivi sono stati “ampiamente superati”, ma è convertendo questi risparmi in termini monetari che l’analisi della Corte dei Conti ha mostrato le criticità del sistema degli incentivi fiscali per l’edilizia.
Prendendo in esame il Superbonus, è stato possibile stimare un tempo di ritorno dell’investimento pari a 35 anni, non compatibile con gli interventi effettuati. Tempo che si riduce solo di un decennio (24 anni) anche considerando un costo per lo Stato al netto delle maggiori entrate fiscali generate dalla misura.
Plauso dunque alle decisioni del Governo di rivedere la portata dell’agevolazione Superbonus. Ma nella sua relazione, la Corte dei Conti va oltre il semplice giudizio provando ad individuare una soluzione fattibile al tema Bonu Edilizi.
L’importante eterogeneità tra i singoli interventi incentivati quali, ad esempio, il cappotto termico, la sostituzione degli infissi, la sostituzione di impianti, l’installazione di collettori solari, nel rapporto tra costo sostenuto ed efficientamento raggiunto, spinge i magistrati contabili verso una considerazione: l’ipotesi di uno schema di detrazioni differenziate, che preveda aliquote tanto maggiori quanto più efficiente è l’intervento incentivato.
PNIEC 2030, obiettivo ancora lontano
Se nel confronto con gli obiettivi di policy al 2024, il Superbonus ne esce vincitore, con una traiettoria di consumi energetici più che conforme all’evoluzione prevista dal PNIEC 2020 e dal PNIEC 2024. Nell’orizzonte del 2030, il contributo positivo del Superbonus alla riduzione del consumo energetico del settore residenziale “non appare sufficiente ad assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati al 2030 dal nuovo PNIEC”, sottolinea la Corte dei Conti. “In maggior dettaglio, a politiche invariate, il Superbonus, che dal 2020 al 2024 ha generato una riduzione di consumi di circa 2 Mtep, è appena sufficiente per rispettare gli obiettivi del vecchio PNIEC, mentre mancherebbe un’ulteriore riduzione di 2 Mtep per rispettare gli obiettivi al 2030 del nuovo PNIEC”.