Economia ed infrastrutture non bastano più per giudicare la qualità di una città. Oggi è la capacità di adattamento climatico a lungo termine ad attrarre gli investitori ed i giovani talenti, entrambi indispensabili per il granatiere il successo futuro dei centri urbani.
Per essere a prova di futuro le città devono essere competitive ed attrarre investitori
Non è più sufficiente essere un’economia stabile o essere dotata di ottimi mezzi di trasporto per potersi considerare una “città a prova di futuro”. Oggi sono ben altri i fattori che concorrono a misurare la competitività urbana. Prima fra tutte, emergere prepotentemente la capacità di adattamento climatico di una città. L’azione verso il clima e la resilienza non sono più obiettivi facoltativi, ma diventano le fondamenta della pianificazione urbana del 21esimo secolo.
A confermare questo cambio di paradigma è il report “City Competitiveness Redefined” sviluppato da Arup, nota società di consulenza che da decenni si dedica allo sviluppo sostenibile a 360°.
Trasformarsi in città ad emissioni zero sarà solo uno degli obiettivi da considerare, perchè per prosperare e rimanere competitive, le città dovranno saper reagire e anticipare i problemi, mantenendosi un punto di riferimento per le generazioni future.
Come passare da “Aspirante” città a città “Leader”
Parigi, Vancouver, Singapore sono tra le città considerate “best in class” ovvero le più adatte ad essere leader del futuro secondo il report di Arup.
Il City Competitiveness Redefined si affida ai numeri per giudicare 63 realtà urbane di medie e grandi dimensioni rispetto a 37 indicatori di “successo futuro”, un quarto dei quali focalizzati sull’azione climatica.
Questi indicatori abbracciano quattro aree di valutazione chiave:
- l’attrattività verso gli investitori
- gli asset e le infrastrutture
- la vivibilità e “l’amabilità” di una città
- la gestione e la governance urbana.
Secondo i ricercatori la competitività si misurerà in base alla capacità di adattamento climatico di una città. Una resilienza non più composta di singole puntuali azioni, bensì sviluppata a partire da un piano a lungo termine, unica carta da giocare se vogliamo assicurare la sopravvivenza dei centri urbani.
Saper affrontare e prevenire le inondazioni, potenziale l’accesso alle energie rinnovabili. affrontare con intelligenza i cambiamenti demografici di una popolazione urbana sempre più densa ed anziana, sono solo alcuni dei fattori da considerare.
Nel report Arup è riuscita a classificare le città suddividendole tra “Leader”, “Contendenti”, “Emergenti” e “Aspiranti” in base al punteggio ricevuto per ciascuno dei 37 fattori.
L’analisi capovolge le ipotesi tradizionali
Dal report emerge un elemento interessante: le città che solitamente occupano il fondo delle classifiche, in questo caso svettano ai primi posti grazie all’azione per il clima. E’ il caso di Lima ad esempio o Buenos Aires considerate dal report Arup tra le città leader per attrattiva verso gli investitori grazie alle nuove politiche definite per promuovere la resilienza verso il futuro e l’adattamento alla crisi climatica.
Se Parigi e Vancouver hanno già raggiunto l’obiettivo, città come Seoul o Melbourne stanno emergendo grazie alla capacità di mitigare i rischi climatici rendendo la propria metropoli un punto di riferimento per il futuro anche dei giovani talenti.
Secondo la Banca Mondiale il numero delle persone vulnerabili alle inondazioni è salito a 1,8 miliardi. Mentre si stima che triplicherà entro il 2050, il numero di città esposte a temperature estreme. E’ perciò chiaro come il fattore clima non possa più essere considerato facoltativo, ma deve entrare a far parte di una pianificazione lungimirante.
“I tradizionali indicatori economici e infrastrutturali non sono più sufficienti per valutare la competitività a lungo termine di una città”, sottolinea Andy Hodgson, Global Advisory Services Leader di Arup. “Le città devono costruire resilienza in ogni aspetto della pianificazione e delle operazioni, dai cambiamenti climatici alla sicurezza energetica e idrica, o rischiano di diventare poco attraenti per investitori e cittadini”.
Sull’inclusività c’è ancora da lavorare
Barcellona, Berlino e Toronto hanno dato prova della loro grande attenzione nei confronti dell’inclusività e dell’uguaglianza, un fattore importante per il successo futuro. Ma osservando tutte e 63 le realtà analizzate, si nota come solo il 29% delle città abbia ottenuto un buon punteggio in termini di inclusività, mostrando la necessità di un notevole miglioramento a livello globale.
L’invecchiamento della popolazione, la povertà energetica, la sempre maggiore densità abitativa impongono un ripensamento ed un rinnovamento del tessuto sociale ed economico delle città. In un mondo con una popolazione sempre più anziana, la capacità di attrarre professionisti sarà essenziale per la competitività futura. Oltre agli indicatori economici tradizionali, i lavoratori oggi cercano un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.
Città come Vancouver e Copenaghen potrebbero superare leader globali come New York e Singapore, grazie alla loro capacità di mantenere un solido ambiente economico, senza però rinunciare a dare priorità ai valori importanti per le nuove generazioni di lavoratori, come l’inclusività e la qualità della vita, l’accessibilità abitativa ma anche la promozione di diversità e diritti.
Scarica il report Arup “City Competitiveness Redefined“.