Calcestruzzo “verde” grazie ai sottoprodotti di bioetanolo

Arriva dal Kansas la ricerca per produrre calcestruzzo più resistente e meno inquinante, grazie al cemento ecologico ottenuto dai sottoprodotti del bioetanolo cellulosico

(Rinnovabili.it) – Il processo produttivo del calcestruzzo è purtroppo uno dei più energivori della filiera delle costruzioni La ricerca rivolta all’elaborazione di un cemento ecologico meno impattante sull’ambiente, ma di pari resistenza, ha coinvolto nel corso del tempo esponenti internazionali.

 

Una delle ultime sperimentazioni arriva dalla facoltà di Ingegneria Civile della Kansas State University che ha messo a punto un calcestruzzo ad emissioni ridotte, ma con una resistenza ancora maggiore.

Il progetto ha previsto l’impiego dei sottoprodotti di produzione del bioetanolo come componente sostitutivo al cemento, per la produzione del calcestruzzo. Quest’ultimo composto è infatti costituito da tre elementi fondamentale: acqua, cemento Portland e aggregati.

 

Calcestruzzo più resistente e meno inquinante

“Nonstante l’impiego del cemento non sia così diffuso come l’acciaio o altri materiali, il suo utilizzo nella produzione di calcestruzzo è tale, da essere responsabile da solo di quasi l’8% delle emissioni globali di anidride carbonica”, afferma Kyle Riding docente dell’Università del Kansas.

 

La ricerca ha tentato di studiare la possibilità di sostituire una parte del cemento contenuto nel calcestruzzo, con i sottoprodotti generati dal bioetanolo cellulosico prodotto a partire da materiali non commestibili, come i trucioli di legno, la paglia, o gli scarti del grano, meno costosi e meno preziosi dei materiali tradizionali.

Sostituendo il 20% del cemento impiegato nel composto con le ceneri di bioetanolo celluloso, i ricercatori hanno rilevato un aumento della resistenza del calcestruzzo del 32%, ottenendo un duplice vantaggio se si pensa che la maggior parte dei sottoprodotti ottenuti dal bioetanolo cellulosico finisce in discarica.

Il progetto è nel pieno della sua sperimentazione anche grazie al finanziamento da 210 mila  dollari della National Science Foundation e grazie alla collaborazione con le università del Texas e del North Carolina.

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