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Il governo punta sulla transizione ecologica, basta tergiversare è il momento delle scelte

Il premier Giuseppe Conte: “I giovani ci chiedono un patto intergenerazionale. Dobbiamo dare una svolta alla società. Il perseguimento dello sviluppo sostenibile va introdotto nella Costituzione”

transizione ecologica

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Il governo vuole puntare sulla transizione ecologica. Tradotto significa dare una svolta alla società, con in testa la convinzione che sia maturo il tempo affinché tutti i cittadini possano tendere al benessere. E, se da un lato pensa ai tanti giovani che chiedono un patto intergenerazionale, dall’altro c’è il grande passo dell’introduzione del concetto di tutela ambientale, di difesa della natura, e del perseguimento dei principi dello sviluppo sostenibile nella Costituzione.

In un frangente storico difficile, e unico, con un virus che continua a imperversare, è giunto il “momento delle scelte” per il premier Giuseppe Conte che inquadra così la situazione di oggi: con il cervello che dice di cambiare, la voglia che sembra non essere mai venuta meno, ma le gambe ancora troppo fragili per cominciare a correre. Eppure bisogna iniziare: “Tutti i decisori devono capire che è il momento delle scelte, non si può più tergiversare – ha osservato Conte, nel corso del suo intervento al Festival dello sviluppo sostenibile i giovani ci chiedono un patto intergenerazionale. Possiamo rispondere con una visione egoistica o predisporci a questo, per dare una svolta verso una transizione ecologica della nostra società”.

Un momento di crisi, quello aperto dall’emergenza sanitaria – ha affermato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio citando, tra le sfide principali da affrontare, l’aumento della povertà, con 71 milioni di persone in più rispetto all’inizio del 2020, e la crescita dell’insicurezza alimentare – il coronavirus “ha dilatato disparità e diseguaglianze a livello globale, messo in discussioni i processi di sviluppo e inasprito le fragilità”; ora soltanto un approccio “multilaterale” e “inclusivo” può dare una risposta adeguata alle nuove sfide. “I processi di sviluppo sono tornati in discussione – ha rilevato Di Maio – in questo scenario molto complesso bisogna muoversi in maniera coordinata e globale; è l’unico modo per offrire risposte concrete”. E, secondo Di Maio il quadro entro cui muoversi include gli accordi di Parigi e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

Un cambio di visione, è quello che serve per il nostrano commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni: “Si può dire che il Green new deal sia la carta di identità di questa Unione europea, andiamo verso una revisione della tassazione europea per l’energia e l’ambiente, bisogna cambiare mentalità”. L’Europa – ha spiegato Gentiloni – cerca di essere protagonista nella causa del multilateralismo e della sostenibilità. “Viviamo in un periodo di incertezza, in cui facciamo fatica a progettare il domani; un’occasione per essere lungimiranti”. Ma il pensiero dell’ex premier, ora al lavoro nell’Europa di Ursula von der Leyen, va oltre: l’impegno “si tradurrà anche nell’impegno per integrare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile nel coordinamento della nostra politica economica. Il semestre europeo sarà sempre più attento agli obiettivi dei Paesi sullo sviluppo sostenibile”.

La presidenza italiana del G20 nel 2021 ha un ruolo fondamentale per rilanciare l’azione sui finanziamenti allo sviluppo e sulla lotta al cambiamento climatico – ha chiesto la vicesegretaria generale dell’Onu Amina Mohamed – il Covid-19 ha dimostrato come salute e sviluppo sostenibile siano interconnessi. L’attuale aumento della spesa pubblica per la salute a livello globale inevitabilmente aggrava i divari finanziari già esistenti. Le donne sono più esposte e colpite anche dalla crisi del lavoro”. Poi un incoraggiamento all’Italia affinché inserisca “i principi degli accordi di Parigi nel suo Piano di ripresa economica”; un motivo in più per la presidenza italiana nel 2021 del G20 per mostrare una visione che sia in grado di “mobilitare i cittadini, le imprese e le istituzioni verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 dello sviluppo sostenibile”.

Un appello che incrocia crisi climatica, economica e sociale lo ha lanciato il portavoce dell’Asvis Enrico Giovanni, intrecciando il Recovery plan e le misure che riguarderanno la prossima legge di Bilancio: “Ora dobbiamo agire. Dobbiamo impegnare tutte le nostre risorse, oltre che nella continuazione della protezione di chi è in difficoltà, nella trasformazione del nostro sistema, altrimenti non avremo mai le risorse per fare il salto necessario”. E per esempio, da una simulazione degli effetti che avrebbe il taglio di quasi 18 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi, emerge come la conversione di quei fondi in una diminuzione permanente del costo del lavoro avrebbe un impatto positivo sull’occupazione e naturalmente sull’abbattimento delle emissioni di gas serra.

La questione sollevata dal Recovery fund non può lasciare indifferente il presidente del Consiglio: “Queste risorse ci vengono messe a disposizione, è un investimento di fiducia che ci vien fatto. Il governo attuale ha a disposizione un’occasione storica che altri non hanno avuto. Per recuperare un gap provocato anche da politiche che hanno realizzato modelli di politica economica non attuali. Possiamo voltare pagina, lavorando tutti insieme, in Italia e in Europa, per una svolta più ambientale, inclusiva e sociale”. Tanto che – ha concluso Conte – il tradizionale indice economico del Pil non basta più: “Bisogna tendere verso un nuovo modello di sviluppo che ponga al centro la qualità di vita e il benessere dei cittadini”.