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Castagna: l’obiettivo di sostenibilità integrale di Hitachi Rail

L’azienda italiana della multinazionale giapponese - global provider di soluzioni ferroviarie - colpisce per i suoi ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione: zero emissioni al 2050 e zero rifiuti in discarica al 2030, treni riciclabili al 95%, tram ibridi e, in tutte le sue sedi, massima attenzione al benessere dei dipendenti. Intervista a Raffaele Castagna, Director Sustainability, Business Continuity & Certification Governance - Hitachi Rail

Hitachi Rail

di Mauro Spagnolo

(Rinnovabili.it) – Che la sostenibilità fosse un obiettivo importante di Hitachi Rail ne avevamo ampiamente sentore.

Ma che questa sensibilità fosse articolata su una concreta strategia ESG finalizzata a rapidi processi di decarbonizzazione e sistemi produttivi coerenti con l’economia circolare, francamente non era così scontato. E tutto nasce da una radicata visione aziendale che si ispira ad una sostenibilità a 360°.

Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta incontrando l’ing. Raffaele Castagna, il dirigente responsabile delle attività sostenibili dell’azienda.

Ing. Castagna, nell’ultimo Report di Sostenibilità di Hitachi Rail Italia si dichiarano obiettivi sfidanti, obiettivi che appaiono dall’esterno addirittura impossibili. Ci spiega quali sono?

Si tratta della pianificazione del percorso di decarbonizzazione dell’azienda.

Vogliamo nel 2024 abbattere del 50% le emissioni prodotte dalle nostre sedi di produzione rispetto ai valori del 2017 e abbatterle del 100%, sempre rispetto ai valori del 2017, al 2030. In effetti abbiamo tenuto molto alta l’asticella della nostra ambizione ambientale, calcolando che l’azienda ha in Italia oltre 4.000 dipendenti ed un’attività suddivisa in due principali linee di business: la prima si occupa di produzione di veicoli ferroviari e di sviluppo di tecnologie di segnalamento e automazione, la seconda di sviluppo di tecnologie di segnalamento e automazione che include la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali, come linee metropolitane “chiavi in mano”, comprese le opere civili e la manutenzione dei mezzi.

E oltre ai target energetici?  

Vogliamo abolire completamente i rifiuti in discarica per il 2030 e realizzare tutti i nostri prodotti, a partire dal 2024, con metodiche di ecodesign. Inoltre, abbiamo intenzione di ottimizzare il consumo dell’acqua attraverso il raggiungimento di vari target tra il 2030 ed il 2050.

Concentrandoci sugli aspetti energetici: Come intendete raggiungere questi obiettivi?

Attualmente già acquistiamo e utilizziamo energia green, ma vogliamo fare molto di più tracciando un preciso percorso. Primo passo: misurare i nostri consumi produttivi reali implementando le attività di energy management nelle nostre aziende. Ci tengo a premettere che le nostre sedi in Italia sono già tutte certificate ISO 50001.  Per questo scopo abbiamo a disposizione il tool H-Vision che ci permette di misurare in modo continuo i nostri consumi di energia, di gas e dell’acqua. Sulla base dei dati raccolti, stiamo lanciando una serie di campagne per l’ottimizzazione e la limitazione degli sprechi interni.

Ad esempio?

Nell’ultimo anno abbiamo lanciato campagne molto semplici sul risparmio energetico, come l’ottimizzazione dei timer di accensione degli stabilimenti e la limitazione delle dispersioni nelle linee dell’aria compressa. Solo con queste preliminari azioni siamo riusciti ad ottenere il 10% di risparmio in appena un anno, sia in termini di utilizzo dell’energia che della riduzione della CO2.  Senza poi considerare l’impatto economico ottenuto, risparmio che abbiamo quantizzato in circa 2 milioni di euro sui nostri consumi. Quindi il primo step: ridurre gli sprechi e lavorare per eliminare le cattive abitudini interne.

A partire da questi risultati stiamo lavorando per migliorare il livello tecnologico dei nostri impianti utilizzando, a parità di prestazioni, macchine più efficienti.  Stesso discorso con le opere civili dei nostri siti come, ad esempio, la sede direzionale a Napoli.  Nel giro di un anno sarà ultimata con lavori di cappotti termici, sostituzione degli infissi, gestione domotica, automazione dell’illuminazione e tanto altro per raggiungere un risparmio energetico stimato del 50%.

Ho letto che avete anche in programma di autoprodurre una buona parte dell’energia che consumate.

Sì infatti. Oltre a lavorare per ridurre i consumi, vogliamo produrre autonomamente parte dell’energia che occorre per svolgere le nostre attività. Abbiamo appena concluso un accordo con A2A per la realizzazione di impianti rinnovabili per la produzione di circa 19 GWh l’anno di energia elettrica su tre siti produttivi, Napoli, Pistoia e Reggio Calabria. L’obiettivo è quello di coprire, con l’autoproduzione, circa il 60% dei nostri consumi totali.

Parliamo di sostenibilità: ho letto che la vostra azienda è particolarmente attenta allo sviluppo della cultura della sostenibilità. Avete avviato attività e progetti che coinvolgono giovani universitari, o addirittura studenti delle superiori, per incentivare la loro sensibilità alle tematiche ambientali. Come state portando avanti questo vostro sostegno alla cultura della sostenibilità?

Innanzi tutto, abbiamo programmi di formazione interna per i nostri dipendenti specificatamente indirizzati alla cultura della sostenibilità.  Il nostro obiettivo però è più ampio e vogliamo investire sulla qualità dei nostri futuri dipendenti partendo da lontano, rivolgendoci ai giovani, indubbiamente sempre più sensibili a queste tematiche. Anche le nostre selezioni tengono in considerazione il valore della consapevolezza ambientale del giovane. Anzi a volte chiediamo loro pareri specifici su tematiche ambientali per comprendere meglio la loro sensibilità. Spesso i profili del personale che stiamo assumendo hanno delle specificità che riguardano competenze o semplici sensibilità sull’ambiente.

Dalla cultura della sostenibilità alla cultura dell’ecodesign: esiste un punto di contatto tra queste due sfere?

Direi di sì. La capacità di coniugare la tecnologia con gli aspetti sostenibili del prodotto.

Da due anni tutti i nostri veicoli sono coperti dalla metodologia dell’LCA e molti di questi, e da ora in avanti tutti, hanno una certificazione ambientale; riusciamo quindi ad avere in modo chiaro informazioni sull’ impronta ecologica delle nostre attività. Attraverso questa analisi stimiamo la pressione climatica del prodotto, i suoi consumi energetici ed idrici, la sua tossicità, il suo consumo di suolo e tanti altri fattori per determinare, tra l’altro, il suo fattore di riciclabilità e di riutilizzabilità.    Questi parametri sono per noi un valore importante in quanto connotano la natura stessa del prodotto e rendono possibile la sua certificazione. E la nostra azienda è stata tra le prime al mondo ad impiegare questa metodologia.

Hitachi Rail produce anche treni “riciclabili”. Cosa vuol dire nella pratica?  

Questa è una valutazione che facciamo sulla base del fine vita del nostro prodotto. Partiamo da una considerazione: la gran parte delle nostre emissioni avviene durante la vita utile del prodotto. Si tratta di quasi l’80% dell’impatto ambientale del prodotto stesso e quindi è lì che dobbiamo andare ad agire. Immaginare un prodotto che consumi anche solo qualche punto percentuale in meno, avrebbe ovviamente un impatto ambientale importante sull’80% della sua vita, che dura in media 25/30 anni. Andando poi ad analizzare singolarmente i materiali, grazie ai requisiti stringenti che imponiamo ai nostri fornitori, riusciamo a realizzare treni che possono essere riciclati fino al 95% del loro peso e volume complessivo. E questo lavorando principalmente sui componenti plastici e sulle parti ferrose del veicolo. Possiamo quindi tranquillamente parlare di treni “riciclabili”.

Tram Hitachi
Tram Hitachi che entrerà in servizio a Torino

Oltre al treno “riciclabile “producete anche un tram che potrà essere equipaggiato anche con alimentazione ibrida, cioè un convoglio azionato sia con l’energia tratta dalla rete, che con batterie disposte a bordo. Ci spiega come funziona?

Debbo premettere che le batterie  potranno essere aggiunte ad un veicolo già tecnologicamente molto avanzato. Si tratta di un tram progettato per avere, rispetto ai modelli precedenti, consumi molto ridotti. Qualche esempio: gli impianti di bordo sono predisposti per ridurre la potenza assorbita quando il mezzo è in stazionamento, il condizionamento viene attivato in funzione del livello di occupazione del veicolo, l’illuminazione viene particolarmente ridotta grazie alle dimensioni ed al posizionamento delle finestrature. Inoltre, la tecnologia di bordo consente di recuperare energia in frenata ricaricando le batterie.

In quali situazioni verranno utilizzate le batterie?

Le batterie servono a consentire una parziale autonomia al tram in modo tale che possa regolarmente circolare in tratti dove non è possibile istallare catenarie o in centri storici particolarmente pregiati. In queste condizioni il veicolo avrà un’autonomia di alcuni chilometri secondo le necessità specifiche dei clienti.

Altro elemento importante è la riduzione dei consumi energetici del motore. Quando il mezzo è lanciato può andare nella modalità del “folle” grazie alla sua energia cinetica ed al ridotto attrito sulle rotaie. Ciò consente, a differenza dei tram tradizionali nei quali i motori rimanevano comunque attivi, di spegnere ed accendere il motore risparmiando la dissipazione di una gran quantità di energia. Oggi invece, quando non occorre trazione, riusciamo a spegnere automaticamente il motore e tenerlo pronto all’accensione al cambiare delle condizioni di marcia. Tutto ciò aumenta di molto l’efficienza del mezzo ed il suo risparmio energetico.

Il vostro progetto VA.BENE si occupa del benessere del dipendente e di welfare aziendale. In cosa consiste?

Uno dei 6 pilastri della nostra strategia aziendale è costituita dall’attenzione al benessere del dipendente. E in questo ci supporta il progetto VA.BENE.  Si tratta di uno strumento nato in seguito al periodo del Covid e finalizzato al supporto dei dipendenti che si trovano in condizione di difficoltà, spaziando da un supporto psicologico fino a quello fiscale. Il benessere mentale è per noi il principale elemento di sostenibilità delle persone e della qualità della vita di chi lavora con noi.

E questo non è banale.

Articolo in collaborazione con Hitachi Rail