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Colonnine di ricarica, dilaga il fenomeno dei furti di rame

Circa 200 casi di furti alle colonnine di ricarica nelle aree sud-est di Roma. Potrebbe esserci la mano della criminalità organizzata

Furti Colonnine di ricarica, dilaga il fenomeno
Cresce il fenomeno dei furti di rame dalle colonnine di ricarica EV. Immagine creata con l’IA

Un chilo di rame può fruttare anche dieci euro. Per questo i punti di ricarica EV di Roma sono prese d’assalto dai ladri di rame. Decine i furti alle colonnine di ricarica in pochi mesi, dietro cui potrebbe nascondersi la criminalità organizzata. Questa è una delle ipotesi secondo gli inquirenti che stanno indagando sui molti casi accaduti nella capitale. Tra febbraio e marzo, infatti, sono circa 200 gli illeciti a carico delle colonnine di ricarica veloce, danneggiate e messe fuori uso per sottrarre il rame contenuto nei cavi.

Un tesoretto da 70 euro a cavo

Secondo ENI Plenitude un cavo può contenere circa 7 kg dell’ambito metallo, che quindi può fruttare circa 70 euro. Un piccolo bottino, che fa gola, trovandosi in strade, senza alcuna protezione. Proprio nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha messo a segno una serie di arresti per bloccare questo fenomeno dilagante, specialmente nell’area sud-orientale di Roma. Sono le colonnine fast quelle prese di mira, che appartengono a diversi operatori sparsi sul territorio, mentre quelle a ricarica lenta da 22 kw non sono dotate di cavo e prevedono l’uso di quelle in dotazione alle autovetture.

Fino a 10 anni di carcere

Sul tema è importante essere chiari”, sottolinea il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, “per pochi euro di rame si fanno danni ingenti e chi commette questi reati rischia moltissimo, perché la fattispecie può prevedere diverse aggravanti, dal danneggiamento alla sottrazione di materiale da infrastrutture per l’erogazione di energia, che possono comportare pene fino a 10 anni di reclusione”.

Cosa si rischia?

Chi taglia i cavi delle colonnine EV, sa che non corre rischi elettrici. Infatti quando non c’è un’auto in ricarica, l’infrastruttura non viene attraversata dalla corrente. Questo fenomeno criminale, ovviamente, colpisce gli operatori eva a discapito anche degli automobilisti che si vedono privare della possibilità di ricaricare, magari vicino casa o nei pressi del luogo di lavoro. E non essendo ancora così capillare la diffusione, il danno è molto grave, sia in termini economici che logistici.

Furti alle colonnine di ricarica, quali soluzioni?

Alcune compagnie hanno sospeso gli allacci delle colonnine già posizionate, ma non ancora collegate. E sono allo studio diverse soluzioni per proteggere l’infrastruttura e renderla meno vulnerabile ai furti. Come? Ad esempio rendendo inutilizzabile il rame tramite l’esplosone di una carica di inchiostro se sottratto in modo malevole, così da renderlo inutilizzabile.

La Pubblica sicurezza ha prontamente acceso un faro sulla vicenda e gli operatori della ricarica si sono messi a disposizione per fornire il massimo supporto attraverso una condivisione di informazioni estremamente proficua”, spiega ancora Francesco Naso, sottolineando che “come associazione noi abbiamo immediatamente dato vita a una task force dedicata alla questione, per monitorare la situazione e diffondere le migliori best practice per la sicurezza delle infrastrutture, a partire dall’utilizzo a tappeto delle telecamere, anche con riconoscimento automatico della targa”.

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About Author / Paolo Travisi

Ancora prima che giornalista, curioso per natura. Ha iniziato a scrivere per mestiere nel 2004, dapprima in tv, poi su giornali nazionali e web. Appassionato di scienza e tecnologia (ma non solo), ama scoprire nuovi argomenti di cui poter scrivere ed imparare. In questa avventura per Rinnovabili si occupa in particolare di economia circolare e mobilità sostenibile, e realizza i contenuti video per i social.