Corte dei conti UE sulla mobilità urbana: così non va

Sei anni dopo il salto di qualità richiesto dalla Commissione europea ancora non vi sono segnali di un sostanziale cambiamento nelle città dell’Ue in materia di mobilità urbana e adozione di trasporti più sostenibili e rispettosi dell’ambiente

mobilità urbana
Foto di Ri Butov da Pixabay

 

Mobilità urbana sostenibile rappresenta ancora una sfida aperta per l’Unione Europea

(Rinnovabili.it) – “I trasporti stradali sono una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas a effetto serra nelle aree urbane”.  A ribadirlo, nero su bianco, è la nuova Relazione speciale redatta e diffusa dalla Corte dei conti europea, secondo la quale il traffico rappresenterebbe ad oggi una – se non addirittura la  principale e più pressante – sfida europea in termini di mobilità urbana.  

A livello nazionale, va specificato, la mobilità urbana viene gestita dagli Stati membri o dalle singole città attraverso anche gli aiuti economici erogati dalla stessa EU. Tra il 2014 ed il 2020, l’Unione ha stanziato circa 16,5 miliardi di euro, la maggior parte dei quali destinati al trasporto pubblico.

I risultati tuttavia parrebbero scarsi: valutati l’inquinamento atmosferico, la congestione del traffico e l’efficienza dei mezzi pubblici di otto centri metropolitani in quattro Stati membri (Amburgo e Lipsia, Napoli e Palermo, Łódź e Varsavia, Barcellona e Madrid), la Corte dei Conti ha “espresso” infatti un verdetto tutt’altro che positivo. Secondo la relazione di cui sopra, tutte le città prese in esame con l’eccezione di Lipsia e Palermo presentano infatti livelli di inquinamento ancora superiori a quelli consentiti.Sei anni dopo il salto di qualità richiesto dalla Commissione europea ancora non vi sono segnali chiari indicanti un sostanziale cambiamento di approccio nelle città dell’Ue in materia di mobilità urbana e l’adozione di modi di trasporto urbano più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. In particolare – si legge nel documento – non vi è una significativa riduzione dell’uso dell’auto privata, e l’inquinamento atmosferico in molte città resta al di sopra dei livelli di sicurezza”. 

 

 

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Il primo passo da compiere, insiste la relazione, è quello di incentivare i cittadini all’utilizzo dei mezzi pubblici e all’abbandono di quelli privati. Servono reti di collegamento che includano anche le zone periferiche, un sistema di trasporto pubblico più efficiente e un’incentivo – anche a livello infrastrutturale – alla mobilità “green”, da intendersi non tanto come veicoli elettrici in sharing, quanto come mezzi di locomozione dolce.

Come evidenziato dalla responsabile della relazione liana Ivanova, per raggiungere i risultati sperati, oltre che a tempistiche fisiologicamente dilatate, sarà pertanto necessario un maggior impegno da parte di tutti gli Stati membri.Tutte le parti interessate, a livello UE, nazionale, regionale e cittadino devono collaborare per raggiungere questo obiettivo”, ha dichiarato Ivanova. “Il recentissimo Green Deal europeo sottolinea quanto sia importante realizzare nelle nostre città questo salto di qualità atteso da tempo”. 

Gli strumenti per farlo esistono, si tratta solo di utilizzarli nel modo corretto e mettere in pratica linee guida già definite. Ovviamente, bisognerà anche vigilare sul corretto utilizzo dei fondi stanziati: un compito affidato dalla Corte dei conti alla stessa Commissione Europea, alla quale viene anche chiesto di “chiudere i rubinetti” per le città che ancora non hanno elaborato un piano valido di mobilità urbana sostenibile.

 

Leggi anche: “The first and the last mile, la chiave per una mobilità urbana davvero sostenibile”

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