Ets Europeo, c’è chi dice no

Quaranta organizzazioni della società civile chiedono che l’Unione europea chiuda l’Emissions Trading Scheme (ETS). “Dopo sette anni di fallimenti, i tentativi dell’Unione europea non sono più credibili”

Ets Europeo, c’è chi dice no(Rinnovabili.i) – “E’ ora di cestinare l’ETS”. E’ la richiesta che giunge unanime da oltre 40 organizzazioni della società che hanno lanciato una campagna per dire basta al mercato del carbonio europeo. “Dopo sette anni di fallimenti, i tentativi dell’Unione europea di recuperare dal collasso lo schema ETS (Emission Trading Scheme) non sono più credibili. Crediamo che debba essere abolito entro il 2020, per lasciare spazio a misure efficaci in materia climatica” si legge sul sito dell’iniziativa (http://scrap-the-euets.makenoise.org/) la cui dichiarazione d’intenti è ancora aperto a organizzazioni, reti, gruppi e collettivi. Lo scambio di emissioni europeo è stato lanciato nel 2005 e ha costituito la base del più grande mercato di crediti di carbonio al mondo, includendo sistemi di ‘cap and trade’ e di ‘offsetting’ che permettono ai partecipanti di comprare e vendere le quote di CO2 per raggiungere gli obiettivi di riduzione fissati o semplicemente per fare profitto sul mercato.

 

Ma lo schema si è rivelato fallimentare. Il chiodo fisso dell’Europa sul ‘prezzo’ come spinta al cambiamento ha vincolato il sistema economico alla dipendenza da un’industria inquinante come quella estrattiva – con le emissioni derivate da combustibili fossili in evidente aumento tra il 2010 e il 2011. E il fallimento sarà più ampio visto che l’ETS viene utilizzato come modello per altri mercati di carbonio proposti per Paesi come il Brasile e l’Australia e per la definizione di altri mercati di “servizi degli ecosistemi” su biodiversità, acqua e terra”. Le organizzazioni firmatarie di questa dichiarazione sostengono fermamente che vi sia un’unica opzione possibile in termini di misure pro clima e ambiente, vale a dire l’abolizione definitiva dello schema ETS. E sostegno di questa richiesta individuano otto punti o “fallimenti strutturali” che non possono essere riparati in alcun modo:

 

  • L’ETS non ha ridotto le emissioni di gas a effetto serra.
  • L’ETS ha funzionato come un sistema di sussidi per i settori inquinanti dell’industria. 
  • Prezzi del carbonio volatili e sempre più bassi sono una caratteristica dell’ETS.
  • L’ETS aumenta i conflitti ambientali e sociali nei Paesi del Sud del mondo.
  • I mercati di carbonio sono particolarmente suscettibili alle truffe.
  • Risorse pubbliche dissipate dalla creazione di mercati che non sono in grado di raggiungere obiettivi di interesse pubblico. 
  • Il sistema ETS ci vincola a un sistema economico incentrato sull’utilizzo dei combustibili fossili. 
  • Lo schema ETS impedisce che altre misure efficaci contro i cambiamenti climatici vengano messe in pratica.
Articolo precedenteTre Comuni Italiani selezionati per il progetto “Sostenibilità Energetica”
Articolo successivoRifiuti, ok a proposta di legge per riordino sistema gestione