Aboca ha cominciato a realizzare prodotti naturali per rispondere ai bisogni delle persone quando l’uso di diserbanti e fertilizzanti chimici era la norma. Tutto è nato da una scelta di vita del fondatore, un autentico visionario che fin dall’inizio ha saputo guardare lontano

L’azienda come comunità
Aboca coltiva 1.700 ettari in biologico, è presente in più di 25 paesi nel mondo e si occupa di una filiera che parte dall’agricoltura e arriva alla distribuzione di prodotti terapeutici naturali per la salute delle persone.
Dal 2018 è una società benefit, un passo che ha rappresentato un radicale cambiamento nel significato stesso di impresa, come racconta Roberto Remedia, Impact and Sustainability Specialist di Aboca Group, in questa intervista.
Com’è iniziato il percorso di Aboca?
L’azienda è nata nel 1978. Il cav. Valentino Mercati, che è l’attuale presidente onorario, veniva dal mondo dell’automotive. Decise di spostarsi da quello che era il suo business principale e cambiare completamente settore.
Si trasferì con la famiglia ad Aboca, che si trova nelle colline toscane vicino a Sansepolcro. Qui acquistò una proprietà e decise di investire in agricoltura.
All’inizio il suo coraggio imprenditoriale fu scambiato per azzardo ma in realtà era un visionario. I visionari vanno sempre nella direzione opposta a quella comune.
Erano gli anni della rivoluzione verde, la popolazione mondiale aumentava. Si parlava di aumentare la produzione agricola con un utilizzo intensivo della chimica, quindi pesticidi, insetticidi e ammendanti di sintesi.
Iniziando le coltivazioni arrivarono fusti di diserbanti e fertilizzanti chimici con l’etichetta del pericolo ambientale e Mercati si rifiutò di utilizzarli. Si era trasferito in campagna con la famiglia per avere una vita più salubre, gli sembrava assurdo usare questi prodotti nei campi che circondavano la sua residenza.
Così è iniziata l’avventura di Aboca, che oggi è presente in più di 25 paesi nel mondo e si occupa di una filiera che parte dall’agricoltura e arriva alla distribuzione di prodotti terapeutici naturali per la salute delle persone.
Quanto è estesa la superficie coltivata di Aboca?
Oggi coltiviamo in biologico oltre 1.700 ettari, con uno stretto controllo anche in termini di naturalità del processo. Infatti, tutto ciò che inseriamo nei prodotti viene estratto attraverso una soluzione idroalcolica con alcol biologico d’origine da grano.
La materia prima è per la maggior parte sotto il nostro controllo; ci approvvigioniamo all’esterno per quello che non riusciamo a coltivare a queste latitudini, ma controlliamo direttamente le modalità di coltivazione in biologico.
Quindi non utilizziamo eccipienti di sintesi, nei nostri prodotti non usiamo nulla che non rispetti quel principio che Valentino Mercati ha lanciato ormai quasi 50 anni fa.
In queste condizioni diventare società benefit è stato un percorso naturale.
Certamente. Nel 2016 è stata introdotta in Italia la legge di stabilità (Legge 28 dicembre 2015 n. 208, Commi 376-384) e nel 2018, dopo un primo periodo di studio, Aboca ha deciso di formalizzare questo impegno già presente all’interno dei suoi valori.
Come ho spiegato, è stato un passo naturale che ha preso spunto dalla visione sistemica dell’azienda, della vita delle persone e del significato dell’azienda all’interno di una comunità.
L’azienda stessa è una comunità, quindi ha una funzione che va oltre il solo utile economico.
Nel 2018 Aboca è diventata una società benefit con una visione ancora più orientata al lungo periodo. Abbiamo dovuto modificare il nostro statuto, ovvero la costituzione dell’azienda, un atto importante che cerchiamo di promuovere sempre di più.
Per Aboca, al di là di certificazioni specifiche, essere società benefit rappresenta un vero cambiamento nel significato stesso di impresa.

La sostenibilità è un percorso. Dopo anni di iper specializzazione adesso si parla di visione olistica. Un’azienda come a si adatta a un cambiamento così radicale?
È assolutamente vero. La specializzazione è sempre necessaria, perché la nostra azienda opera in numerosi settori diversi. Tra questi si annoverano una casa editrice, un museo e varie aree di ricerca quali storica, metabolomica, botanica, preclinica e clinica, solo per citarne alcune.
Competenze differenti che dobbiamo riunire per portare una rivoluzione di significato nel mondo delle imprese. Pertanto, è fondamentale riuscire a coniugare interessi diversi e visioni diverse, e mediarli all’interno dell’azienda.
Non è una cosa semplice. È aggiungere complessità a un mondo già complesso in sé in cui l’imprenditore deve avere una visione di sopravvivenza economica di lungo periodo.
Ma comprendere che è tutto collegato, che siamo interconnessi, che la nostra vita è interconnessa al mondo in cui viviamo, aiuta a trovare soluzioni all’interno di questo contesto e ad essere sempre reattivi e proattivi in un mondo che cambia.
Per noi la chiave fondamentale è mantenersi sempre allenati se vogliamo essere aperti al cambiamento.
Cosa significa innovazione per Aboca?
L’innovazione può avere tanti significati, specie nel caso di un’azienda che si occupa di tante cose diverse.
Con i nostri prodotti cerchiamo di portare innovazione a livello di cura, proponendo un cambio di approccio da parte del medico e del farmacista.
I nostri prodotti hanno un approccio sistemico all’organismo e sfruttano le proprietà emergenti delle sostanze naturali estratte dalle piante. La loro efficacia e sicurezza oggi sono avvalorate da studi clinici e preclinici, proponendo soluzioni che vanno oltre il tradizionale meccanismo d’azione chiave-serratura dei farmaci di sintesi.
Il nostro approccio al 100% naturale oltretutto fornisce soluzioni nel rispetto non solo dell’organismo ma anche dell’ambiente, promuovendo la salute nel lungo periodo.
Aboca guarda al prodotto come un insieme di molecole che supportano i meccanismi fisiologici all’interno dell’organismo.
Quando si parla di sostenibilità, consapevolezza è una parola chiave. Quali iniziative porta avanti Aboca in questa direzione?
Coinvolgere le persone e promuovere i nostri valori in contesti culturali differenti fa parte dell’essere società benefit.
Il dipartimento comunicazione interno all’azienda non si occupa solo di pubblicità o di comunicazione tradizionale, ma anche di comunicazione culturale attraverso una strategia multicanale a livello social e portando eventi in giro per l’Italia.
Attraverso i libri della nostra casa editrice cerchiamo di far conoscere anche al grande pubblico e non solo agli specialisti quei principi di rivoluzione ecologica che intendiamo portare avanti.
Nello stesso edificio in cui ha sede la casa editrice c’è il Museo Aboca, l’unico museo sulla storia delle piante officinali e sul rapporto tra l’uomo e le piante officinali in Europa.
È un punto di riferimento culturale anche per le scolaresche, quindi per i giovani che non solo si avvicinano al mondo del lavoro ma che stanno progettando la loro vita.
Parlando di giovani, lei si trova in un osservatorio privilegiato. I green jobs sono una speranza o una realtà?
Sono una realtà. Il mio lavoro non esisteva quando ho iniziato. Sono entrato in azienda circa sei anni fa e l’università – lo dico con rammarico – non mi aveva preparato per questo lavoro.
Tuttavia non credo che l’università debba preparare esattamente al mondo del lavoro, bensì dare i mezzi per avere una coscienza critica rispetto a quello che si dovrà affrontare.
Tutto quello che so l’ho imparato all’interno dell’azienda, perché era pronta a insegnare e a far crescere la persona.
Quindi l’importante è che ci siano aziende con questo tipo di inclinazione e giovani disposti a imparare, e le assicuro che ce ne sono tanti.