Rinviato l’obbligo di consegnare le olive al frantoio entro sei ore. L’entrata in vigore della norma è stata posticipata al 1° luglio 2026. Questo obbligo intende contrastare le distorsioni del mercato e le conseguenti speculazioni per rafforzare tracciabilità, trasparenza e qualità dell’olio di oliva

La positiva collaborazione tra produttori e istituzioni
L’obbligo di consegnare le olive al frantoio entro sei ore è stato rinviato.
È stato infatti firmato il decreto che posticipa al 1° luglio 2026 l’entrata in vigore della norma che impone di consegnare le olive al frantoio entro sei ore dalla raccolta.
Questo obbligo non va inteso come l’ennesimo passaggio burocratico, ma intende contrastare le distorsioni del mercato e le conseguenti speculazioni.
L’obiettivo è bloccare la circolazione di un prodotto falso che danneggia i produttori onesti e mette in crisi le produzioni locali. Quindi non è un ostacolo alla commercializzazione, ma l’esigenza di una maggiore trasparenza.
Tempi di conferimento delle olive al frantoio e qualità dell’olio
Con il DM 460947 del 18 settembre 2024 il MASAF aveva stabilito che a partire dal 1° luglio 2025 i commercianti di olive avrebbero dovuto registrare sul registro SIAN e consegnare le partite di olive ai frantoi entro 6 ore dall’acquisizione dagli olivicoltori.
Tale obbligo aveva l’obiettivo di rafforzare tracciabilità, trasparenza e qualità dell’olio di oliva. Inoltre, la freschezza del frutto – di cui si devono evitare ossidazione e fermentazione – è cruciale per la qualità dell’olio.
Tuttavia, si tratta di una misura che metterebbe in difficoltà gran parte della filiera, a cominciare dai frantoi che si trovano fuori dai grandi bacini olivicoli. Quindi favorirebbe solo gli impianti vicini ai luoghi di raccolta.
Tutela delle eccellenze, trasparenza, contrasto alla contraffazione
Gli operatori del settore avevano sollevato critiche e perplessità di carattere logistico. Restano fermi i principi alla base della Legge 27 dicembre 2023, n. 206 recante “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy”, entrata in vigore l’11 gennaio 2024.
Fra questi principi, la tutela delle eccellenze e la crescita delle filiere strategiche nazionali, nonché la trasparenza e il contrasto alla contraffazione.
L’articolo 9 della suddetta Legge (“Valorizzazione della filiera degli oli di oliva vergini”) recita: «La disposizione mira a garantire la tracciabilità delle olive utilizzate per la produzione dell’olio attraverso la registrazione, nell’ambito del Sistema informativo agricolo nazionale, delle consegne delle olive da olio ai frantoi, al fine di valorizzare la filiera produttiva degli oli di oliva vergini».
I 3 obiettivi prioritari del MASAF
Il MASAF ha sottolineato i tre obiettivi prioritari che intende comunque perseguire:
- valorizzazione del prodotto
- controllo della qualità
- sostegno al sistema produttivo.
Tuttavia, il differimento dell’entrata in vigore della norma permetterà di effettuarne una revisione efficace affinché la registrazione delle operazioni di carico sul portale SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) avvenga nella massima trasparenza e la definizione dei tempi di consegna sia più in linea con le dinamiche di commercializzazione del prodotto.
Chi rientra nel decreto
Il decreto si applica ai commercianti, ovvero alle imprese che acquistano e rivendono olive per la produzione di olio. Chi integra la propria produzione con acquisti da terzi è considerato commerciante.
Rientrano in tale gruppo anche le organizzazioni di produttori e i consorzi che svolgono ruoli da intermediari.
Invece i frantoi che acquistano e rivendono olive e gli olivicoltori che conferiscono solo il proprio prodotto sono esclusi dal decreto.
I commercianti sono tenuti a registrare l’orario di acquisizione e quello di consegna; tale passaggio deve avvenire entro sei ore. In pratica, nelle sei ore si deve annotare nel registro SIAN la consegna delle olive dagli olivicoltori ai commercianti e da questi ai frantoi.
La tracciabilità difende agricoltori e consumatori
Per Coldiretti «la trasparenza e la tracciabilità sulla vendita delle olive è necessaria per difendere agricoltori e consumatori».
Sarà comunque «possibile aprire un confronto tecnico sul numero di ore, dove siamo pronti a trovare una soluzione condivisa in tempi rapidi.
Ma ciò che non è negoziabile è il fondamento di questa misura: contrastare ogni forma di “olio di carta” e impedire qualunque manovra che possa danneggiare la reputazione e la qualità del vero Made in Italy».
Come evidenzia Coldiretti, la cronaca di questi giorni ripropone il traffico alla base di triangolazioni fraudolente tra paesi produttori che portano a speculazioni sul prezzo dell’olio e a minare la credibilità del comparto olivicolo.
Coldiretti chiede, quindi, «tracciabilità reale, responsabilità di filiera e valorizzazione dell’olio italiano», tanto più nel momento in cui si prevede un aumento della produzione olivicola italiana del 30% rispetto allo scorso anno.
6 ore sono insufficienti
Confagricoltura si dichiara favorevole a posticipare la norma sul conferimento delle olive al frantoio, un importante segnale di attenzione verso gli operatori del settore.
«La proroga risponde alle criticità evidenziate da Confagricoltura, tra cui le incertezze applicative della norma, le difficoltà logistiche legate ai trasporti su medie e lunghe distanze, e il rischio di penalizzare olivicoltori e frantoi situati al di fuori dei principali bacini olivicoli».
Molti, a cominciare dall’AIFO (Associazione Italiana Frantoiani Oleari), ritengono 6 ore un tempo insufficiente per varie ragioni. Ad esempio, un trasferimento dalla Puglia alla Liguria sfora facilmente tale limite orario, mentre le olive da mensa destinate a olio richiedono procedure lunghe che mal si armonizzano con un tempo breve.
Inoltre, il registro telematico SIAN deve essere aggiornato, perché ancora non dispone di un campo dedicato all’orario.
Alberto Amoroso, presidente di AIFO, è comunque soddisfatto dell’attenzione che il MASAF ha dedicato agli olivicoltori: «Abbiamo evitato una crisi e guadagnato un anno di tempo per aprire un tavolo tecnico e individuare soluzioni realmente sostenibili, che garantiscano la qualità dell’olio extravergine senza danneggiare la sostenibilità economica della filiera».













