Le rese dei raccolti sono in calo a livello globale e l’adattamento non basta a contenere le perdite. Ogni grado di aumento della temperatura riduce la capacità di produrre cibo, già nel medio periodo. Una situazione che avrà ripercussioni sociali ed economiche rilevanti

Ogni grado Celsius in più riduce la capacità globale di produrre cibo
Le rese dei raccolti diminuiscono e l’adattamento non basta a contenerle. Il fenomeno, globale, è innescato dal cambiamento climatico.
Questo significa che, nonostante gli sforzi di adattamento posti in essere dagli agricoltori, il sistema alimentare mondiale dovrà fare i conti con rischi crescenti che potrebbero mettere in crisi la sicurezza alimentare.
Strategie di adattamento e produzione alimentare globale
L’aumento delle temperature, quindi, ridurrà la produzione alimentare globale nonostante l’adozione di strategie di adattamento e lo sviluppo di nuove tecniche colturali.
Lo studio statunitense Impacts of climate change on global agriculture accounting for adaptation – pubblicato su “Nature” – è giunto a questa conclusione, e l’agricoltura degli USA potrebbe pagare un prezzo molto alto in termini di rese delle colture.
Secondo i ricercatori, ogni grado Celsius in più riduce la capacità globale di produrre cibo.
Dopo aver esaminato le strategie di adattamento degli agricoltori, hanno stimato che nel 2100 le rese globali di calorie derivanti dalle colture di base saranno inferiori del 24% rispetto a condizioni non influenzate dal cambiamento climatico.
Se diminuisce la disponibilità di cibo aumentano i prezzi
La ripercussione è anche economica. Infatti, quando la produzione globale di cibo diminuisce, i prezzi salgono e l’accesso al cibo diventa più difficile. Con 3°C in più è come se tutto il Pianeta si trovasse a saltare la colazione. Un prezzo alto per la diminuzione delle rese.
Le aree più colpite, secondo lo studio, saranno l’agricoltura e altri settori produttivi degli Stati Uniti. In particolare il Midwest, dove oggi si coltivano mais e soia in abbondanza, con il riscaldamento climatico andrebbe in crisi.
Al contrario, ci sono altre regioni come Canada, Cina e Russia che potrebbero addirittura trarre vantaggio dagli effetti del cambiamento climatico.
Calano le rese delle colture più importanti
Lo studio si basa sulle osservazioni relative a 12mila regioni di 55 Paesi che hanno valutato di costi di adattamento e le rese delle colture più importanti per l’alimentazione umana: grano, mais, riso, soia, orzo e manioca.
La novità di questa ricerca sta nell’aver misurato in modo sistematico le strategie di adattamento degli agricoltori al cambiamento climatico.
In molte regioni, infatti, l’adattamento ha comportato cambiare la varietà delle colture, spostare le date di semina e raccolta, modificare l’uso dei fertilizzanti.
Le perdite più ingenti si verificano agli estremi della forbice, ovvero in quelli che oggi sono considerati veri e propri granai mondiali e nelle comunità agricole di sussistenza. Per dare un’idea, le perdite di rese potrebbero raggiungere in media il 41% nelle regioni più ricche e il 28% in quelle a basso reddito.
Le rese diminuiranno anche a prescindere dalle emissioni
Le modellazioni dello studio indicano che il riso, che resiste meglio al caldo, potrebbe avere rese migliori anche del 50%, ma per le altre colture di base le probabilità di diminuzione delle rese entro fine secolo va dal 70% al 90%.
Le stime ritengono che entro il 2100 la riduzione delle rese sarà dell’11% se le emissioni arrivassero a zero netto e del 24% se continuassero ad aumentare in modo incontrollato.
E nel breve termine? Gli studiosi ritengono che entro il 2050 il cambiamento climatico ridurrà le rese agricole globali dell’8%, a prescindere dalle emissioni: questo perché le emissioni di anidride carbonica rimangono nell’atmosfera, intrappolando il calore e causando danni per centinaia di anni.