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Olio d’oliva, tra passione e creatività serve maggiore formazione

Il settore dell’olio d’oliva ha bisogno di formazione. Non è solo un prodotto, dietro a ogni bottiglia ci sono persone, esperti, tecnici. I professionisti del settore sono anche un po’ degli artisti, creatori di un’armonia tutta particolare

Olio d’oliva, tra passione e creatività serve maggiore formazione
Anna Cane, presidente del Gruppo Olio di Oliva di ASSITOL

La formazione che manca nel settore dell’olio d’oliva

L’olio d’oliva, in un certo senso, è in secondo piano rispetto al vino. Sembra quasi che l’olio arrivi direttamente in bottiglia senza che nessuno si faccia grandi domande sul percorso di filiera che lo ha portato sugli scaffali.

Si sente una mancanza di formazione esterna per il settore, che finora è stata garantita dalle aziende stesse.

L’olio d’oliva non è solo un prodotto, dietro a ogni bottiglia ci sono persone, esperti, tecnici che portano questo oro verde sulle nostre tavole. Nonostante le difficoltà degli ultimi due anni dovute a cause climatiche, il settore è in ripresa e la produzione italiana è al quinto posto nel ranking mondiale.

Anche all’estero l’olio d’oliva italiano va forte. I dati di Ismea Mercati indicano che nei primi sei mesi del 2024, l’export italiano è cresciuto del 7% in volume a fronte di un +63% in valore che ha superato 1,6 miliardi di euro.

Di contro, le importazioni in quantità sono scese del 16% con una spesa, arrivata a quasi a 1,7 miliardi di euro, in aumento del 33%.

Della necessità di formazione per i tecnici olivicoli parliamo con Anna Cane, presidente del Gruppo Olio di Oliva di ASSITOL (Associazione Italiana dell’Industria Olearia), che sottolinea la necessità di una formazione per degli esperti che in qualche modo sono degli artisti, capaci di creare un’armonia nei blend.

Professione olio d’oliva. Si studia, si impara, richiede una formazione specifica.

Per essere professionisti dell’olio d’oliva servono tre ingredienti: il primo è una formazione di base, a seconda che ci rivolgiamo a una professione di tipo più tecnico o più economico; il secondo è tanto lavoro sul campo e tanta formazione in azienda; il terzo ingrediente è la passione.

In questo settore, senza l’interesse, la curiosità, la passione, la performance dei professionisti non sarebbe così efficiente.

Tutti coloro che intraprendono queste professioni, in particolare i selezionatori di materia prima – i cosiddetti maestri del blend – sono animati da un’altissima competenza e da una grandissima passione.

Non si sentono solo dei professionisti, ma anche un po’ degli artisti, dei creatori di un’armonia tutta particolare che solo loro sanno fare.

Quindi servono figure professionali ad alto tasso di creatività.

È proprio così. Non è facile selezionare le materie prime nei frantoi e metterle insieme per dare origine a un profilo che corrisponda alle esigenze dei consumatori e sia costante nel tempo.

Parliamo di una materia prima di natura agroalimentare che ogni anno ha le sue caratteristiche e le sue problematiche.

Questo significa che ogni anno bisogna saper utilizzare materie prime diverse per ottenere sempre lo stesso risultato finale. Dietro ci sono la sapienza, la capacità e lo spirito “artistico” del maestro del blend.

Tutto questo, secondo me, rende uniche queste professioni, ragione per cui è difficile replicarle.

Esiste un percorso formativo specifico?

Attualmente non esiste un percorso che punti alla formazione di questi professionisti, ma lo dovremo iniziare.

Stanno aumentando le necessità delle aziende, quindi è importante potersi avvalere di una formazione esterna. Finora le stesse aziende sono state dei centri di formazione, hanno coltivato i loro talenti al loro interno e li hanno fatti crescere.

Oltretutto, questa è una professione dove non si finisce mai di imparare: il settore dell’olio d’oliva cambia ogni anno sia per i motivi legati alla materia prima, sia per l’evoluzione dei mercati di destinazione.

Quindi i professionisti dell’olio d’oliva sono in continua formazione: un elemento positivo perché non ci si annoia mai.

Una maggiore formazione può corrispondere anche a una maggiore sostenibilità della produzione?

Direi proprio di sì, perché dove c’è maggiore competenza si ottengono risultati migliori. Oltretutto rendere importante il ruolo di questi professionisti attraverso un’adeguata formazione può attrarre i giovani sia nelle professioni dell’industria olearia, sia nel settore agricolo in generale.

Attualmente c’è un grosso problema di ricambio generazionale. Avere più formazione e più interscambio tra mondo industriale e mondo agricolo in termini di formazione significa anche far innamorare i giovani dell’agricoltura.

Abbiamo tanto bisogno che i giovani entrino in questo settore, perché dallo spirito un po’ visionario possono nascere risultati importanti.

Serve anche a far capire che l’agricoltura in generale non deve essere considerata un lavoro di serie B.

Esattamente. Anzi, senza agricoltura non esisterebbe l’industria agroalimentare.

Con i problemi dovuti ai cambiamenti climatici e con l’innovazione tecnologica che ormai è presente nel settore agricolo direi che ormai servono dei grandi professionisti in agricoltura.

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.