Un’enorme falda acquifera sottomarina è stata scoperta al largo della Nuova Zelanda

Il prezioso deposito d’acqua potrebbe aiutare il Paese a prevenire la siccità crescente e a mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici

falda acquifera sottomarina
Foto di 俊 何 da Pixabay

Un nuovo studio ha rintracciato, al largo della Nuova Zelanda, una falda acquifera sottomarina che si estende fino a 60 km dalla costa

(Rinnovabili.it) – Al largo della costa di South Island, in Nuova Zelanda, è stata scoperta una rara falda acquifera sottomarina che potrebbe aiutare a prevenire la siccità e a mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici nei prossimi anni. Una nuova ricerca, pubblicata su Nature Communications, ha ricostruito in una mappa in 3D questo sistema di acqua dolce sotterranea offshore (OFG), documentato oggi per la prima volta. Il corpo principale del bacino si estende fino a 60 km dalla costa, a una profondità marina di 110 metri. 

Gli autori della scoperta fanno notare che, nonostante “i bacini idrici sottomarini siano stati documentati in tutto il mondo, la loro geometria, regolazione e le dinamiche di collocamento rimangono scarsamente noti”. Probabilmente queste specie di falde acquifere in mare aperto derivano da grandi quantità di acqua di disgelo, provenienti dalle ultime tre ere glaciali, rimaste intrappolate in alcuni sedimenti rocciosi.

Per lo studio sono stati integrati dati elettromagnetici, sismici e modelli idrologici con il fine di analizzare le caratteristiche di questo “sistema OFG precedentemente sconosciuto vicino a Canterbury, in Nuova Zelanda […] costituito da un corpo idrico sotterraneo principale e due più piccoli, a bassa salinità”. Nonostante non sia ancora stata calcolata la precisa capienza della falda acquifera sottomarina, la stima dei ricercatori indica come plausibile fino a 2.000 chilometri cubi di acqua dolce; un numero enorme, corrispondente a circa 800 milioni di piscine olimpioniche. 

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La posizione della falda di Canterbury è particolarmente fortunata, infatti la regione sta attualmente affrontando pressioni sia a causa di una popolazione in crescita sia per periodi di siccità sempre più lunghi. Questo bacino idrico potrebbe rappresentare la metà delle acque sotterranee di Canterbury e secondo i ricercatori le tecniche da loro applicate in questo studio potrebbero anche essere utilizzate per rivalutare sistemi acquiferi simili in tutto il mondo. Infatti una falda acquifera sottomarina di questo genere potrebbe aiutare con le forniture d’acqua dolce senza causare danni all’ambiente circostante o agli ecosistemi che dipendono da esso.

Joshu Mountjoy, geologo marino dell’Istituto nazionale per le ricerche idriche e atmosferiche (NIWA) in Nuova Zelanda, sottolinea cheuno degli aspetti più importanti di questo studio è la migliore comprensione che offre per la gestione delle risorse idriche”. È quindi necessario proseguire le ricerche secondo gli studiosi in quanto questi sistemi idrici potrebbero essere una risorsa potenziale, a livello globale, e in particolare nelle regioni in cui l’acqua dolce è diminuita o continua a farlo. 

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