Giornata mondiale delle zone umide, un patrimonio poco conosciuto

Il 2 febbraio si celebra World Wetlands Day. Una giornata per aumentare la consapevolezza globale sul ruolo vitale di paludi, acquitrini, torbiere e specchi d’acqua

giornata mondiale delle zone umide 2021
Foto di Meatle da Pixabay

La Giornata mondiale delle zone umide 2021 festeggia il 50° anniversario della Convenzione di Ramsar

(Rinnovabili.it) – Svolgono un ruolo fondamentale per il pianeta e la sopravvivenza umana. Sono una preziosa fonte di acqua dolce e cibo. Garantiscono lo stoccaggio del carbonio e accolgono la più grande biodiversità della Terra. Eppure, oggi come non mai, le zone umide sono messe a dura prova dai cambiamenti climatici e dalla pressione antropica. Per ricordarne il valore e alzare gli impegni globali di protezione, ogni 2 febbraio si celebra la World Wetlands Day, la Giornata mondiale delle zone umide.

L’evento è nato nel 1971 (ma è divenuto ufficiale sono nel 1997) dall’unione di diversi movimenti ambientalisti in occasione della firma della Convenzione di Ramsar, il primo impegno mondiale a proteggere questi ecosistemi.  “Il Trattato di Ramsar – spiega oggi il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa […] fu varato nel 1971, un anno prima della grande Conferenza delle Nazioni unite sull’ambiente umano di Stoccolma. Quegli uomini e quelle donne ebbero una straordinaria intuizione. Furono dei veri pionieri a cui oggi deve andare la nostra gratitudine se quelle aree sono arrivate fino a noi”.

Tra i meriti della Convenzione, quello di aver definito in maniera chiara il concetto di zone umide. Si tratta di aree terrestri sature o inondate d’acqua in modo permanente o stagionale. Quelle interne includono paludi, stagni, laghi e  pianure alluvionali; quelle costiere, paludi di acqua salata, estuari, mangrovie, lagune e persino barriere coralline. Stagni, risaie e saline sono invece zone umide create dall’uomo.

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Il trattato – sottoscritto da oltre 150 Paesi – individua attualmente quasi 2000 zone umide a livello globale, per le quali sostiene i principi dello sviluppo sostenibile e della conservazione delle biodiversità. In questo contesto l’Italia annovera 65 zone Ramsar, nove delle quali ancora in corso di perfezionamento. Un totale di oltre ottantamila ettari distribuiti in 15 Regioni. La loro estensione può essere molto variabile: dai 12 ettari dello Stagno Pantano Leone in Sicilia fino ai 13.500 ettari delle Valli residue del comprensorio di Comacchio in Emilia-Romagna o degli 11.135 ettari dell’area Massaciuccoli – Migliarino – San Rossore in Toscana. Le Regioni in cui le aree Ramsar sono più numerose ed estese sono l’Emilia-Romagna con 10 aree, (23.112 ettari), la Toscana con 11 aree (20.756 ettari) e la Sardegna con 8 aree per una superficie di 12.572 ettari.

“La Convenzione di Ramsar per mezzo secolo ha assicurato il quadro di riferimento globale a tutela di queste aree e delle loro specificità e per promuovere programmi e azioni coordinate che ne hanno consentito la conservazione e la valorizzazione. Oggi più che mai è necessario preservarle”, ha aggiunto Costa.

Zone umide e acqua

Nonostante l’impegno mondiale, questi ecosistemi si trovano ancora in difficoltà. Solo nell’ultimo secolo, la Terra ha dovuto dire addio al 64% delle sue zone umide. La Giornata mondiale delle zone umide cerca di aumentare la sensibilizzazione pubblica sul tema, offrendo di anno in anno uno nuovo spunto su cui riflettere. Per questo 2021, il tema centrale della World Wetlands Day è dedicato all’acqua. Da qui deriva, infatti, il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione

“Al netto delle difficoltà – commenta Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette e Biodiversità di Legambiente – il 2020 segna un momento decisivo per misurare gli impegni dell’Ue, a partire dalla Strategia dell’Europa sulla Biodiversità per il 2030.[…] e sottolinea l’importanza di mantenere ecosistemi sani e funzionali a garantire l’equilibrio climatico: ogni piano in tal senso deve includere un uso sostenibile e responsabile delle zone umide e degli ecosistemi acquatici”.

Per l’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), si tratta di un patrimonio che “possiamo implementare grazie anche al Piano Nazionale Invasi, per cui abbiamo pronti 218 progetti nella maggior parte già cantierabili”. “L’importo necessario – spiega Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è di circa 3 miliardi di euro. Si tratta perlopiù di bacini medio-piccoli che oltre a trattenere le acque di pioggia, abbinando le funzioni di prevenzione idrogeologica e riserva idrica, arricchirebbero il territorio di nuovi ecosistemi fruibili dalle comunità locali. Il maggior numero di proposte (73) interessa il Veneto, ma è la Calabria, la regione, che abbisogna di maggiori investimenti (527 milioni)”.   

“La Giornata mondiale delle zone umide che si celebra oggi, – ha aggiunto Costa – non ha un valore solo simbolico ma serve a richiamare tutta la nostra attenzione sul delicato equilibrio della natura che quest’anno saremo chiamati a salvaguardare come co-organizzatori della Conferenza mondiale sul clima. I grandi accordi internazionali sull’ambiente richiedono un impegno costante e prolungato nel tempo sia a livello di governi locali che di coscienze individuali”.

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