Il mandante dell’omicidio Berta Caceres ha finalmente nome e cognome

Roberto David Castillo, presidente della Desa. È lui il mandante dell’assassinio dell’attivista ambientale che ha guidato il popolo Lenca nella lotta contro la costruzione di una maxi-diga in Honduras

Omicidio Berta Caceres: condannato il mandante, Roberto Castillo
credits: Daniel Cima | Comisión Interamericana de Derechos Humanos via Flickr | CC BY 2.0

L’omicidio Berta Caceres è avvenuto tra il 2 e il 3 marzo 2016

(Rinnovabili.it) – Prima è stato un agente dei servizi segreti dell’Honduras. Poi è diventato presidente di una compagnia, la Desarrollos Energeticos (Desa), impegnata in un maxi-progetto sull’idroelettrico contestatissimo dal popolo nativo Lenca e dagli attivisti ambientali. La sua ultima identità è quella di assassino: per la giustizia del paese del Centro America c’è lui, Roberto David Castillo, dietro l’omicidio Berta Caceres, volto e motore della protesta contro la diga oltre che di molte altre battaglie.

Cosa dice la sentenza dell’omicidio Berta Caceres

La sentenza è arrivata al termine di un processo-lampo, appena 49 giorni, presso l’alta corte di Tegucigalpa. Il tribunale ha riconosciuto che Castillo è co-responsabile dell’omicidio Berta Caceres, e il movente è la campagna di protesta che la vincitrice del premio Goldman aveva sollevato, facendo perdere tempo e soldi alla Desa. Proteste scattate perché l’azienda, grazie ad agganci in politica, aveva ottenuto il via libera alla costruzione della diga anche se non rispettava i criteri ambientali previsti per legge.

La giustizia honduregna ha anche ricostruito nel dettaglio il ruolo di Castillo come mandante dell’omicidio Berta Caceres. L’ex militare ha usato informatori prezzolati e i suoi contatti nelle forze armate del paese per monitorare Caceres per anni. Le informazioni raccolte venivano condivise con chi aveva ruoli esecutivi alla Desa. Castillo, continua la sentenza, ha coordinato, pianificato e raccolto il denaro per l’assassinio della leader ambientale, avvenuto nel marzo 2016.

Affari, politica e una striscia di morti

Gli esecutori materiali – un commando di 7 uomini – erano già stati individuati, fermati e condannati nel 2018. Mancava però l’ultimo tassello, quello del mandante. La figura di Castillo era emersa fin dal principio tra gli indiziati. Prima di morire, Caceres aveva rivelato a Global Witness  (l’ong che monitora la situazione degli attivisti ambientali e non in tutto il mondo e pubblica un report annuale) che Castillo aveva provato a corromperla. Soldi in cambio dello stop alle proteste contro la diga. Lei non accettò, il resto è storia nota.

L’anatomia dell’azienda di Castillo rivela quanto sia stretto l’intreccio tra affari e politica in Honduras. Il segretario di Desa è Roberto Pacheco Reyes, ex ministro della Giustizia. Il vice-presidente invece è Jacobo Nicolás Atala Zablah, presidente anche della banca BAC e membro di una delle famiglie honduregne più importanti nel mondo degli affari. Come nel caso di altri omicidi di attivisti ambientali senza responsabili accertati, anche per Berta Caceres la politica ha fatto di tutto per frenare la giustizia.

Laura Zúniga Cáceres, la figlia più giovane di Berta, ha dichiarato: “Oggi è un giorno di vittoria in un lungo processo. Questo è un passo in più su quel lungo cammino verso la giustizia”. Poi un messaggio agli altri attivisti ambientali che continuano a lottare anche sotto minaccia, rischiando la vita. “Questa è una vittoria collettiva e il mio messaggio ad altre comunità in situazioni simili è questo: la lotta è dura, ma alla fine, come ha detto mia madre, che trionferemo e smantelleremo la violenza contro i nostri persone”.

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