Adattamento climatico: da Legambiente 8 punti per migliorare il PNACC

Zanchini: “Chiediamo al Ministero dell’Ambiente di individuare le priorità di intervento, le azioni e le risorse per metterle in campo a partire dai territori più a rischio”

PNACC

 

 

(Rinnovabili.it) – Il PNACC, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, ha chiuso il 31 ottobre il suo periodo di consultazione pubblica. Una volta analizzati i contributi ricevuti, si passerà all’elaborazione della versione finale di quelle che saranno le priorità e le azioni italiane nella mitigazione i rischi climatici. Il documento ha alle spalle anni di lavoro ed è accompagnato una Strategia Nazionale di adattamento al clima (SNACC), ma c’è chi oggi sottolinea come entrambi i provvedimenti potrebbero rivelarsi, al momento dei fatti, inefficaci. “Il rischio – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – è che dopo tre anni di elaborazioni della Strategia e poi del Piano di adattamento al clima, questa fase si chiuda con l’approvazione di due documenti che non contengono strumenti utili per consentire al nostro Paese di accelerare, come avremmo invece bisogno, nell’azione di adattamento ai cambiamenti climatici”. A mancare sarebbero elementi importanti sul fronte delle scelte di contrasto al climate change, soprattutto a livello dei territori più a rischio.

Ecco perchè, in occasione del primo anniversario dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, l’associazione ambientalista fa il punto della situazione e presenta le sue osservazioni al PNACC “affinché si arrivi a definire adattamento climatico più efficace e in grado di diventare un riferimento per i finanziamenti e gli interventi in programma”.

 

Gli otto punti da migliorare nel PNACC

 

  1. mettere al centro le aree urbane e i comuni definendo strumenti concreti e incisivi e politiche di riqualificazione urbana, gestione delle acque, e mitigazione delle ondate di calore

  2. superare l’attuale divisione tra ministeri e strutture di missione, individuando un unico soggetto di coordinamento per gli interventi per l’adattamento climatico e la prevenzione del rischio idrogeologico
  3. rafforzare il monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti climatici, con specifica attenzione alle aree urbane
  4. introdurre la chiave dell’adattamento al clima nella pianificazione di bacino e negli interventi di riduzione del rischio idrogeologico
  5. predisporre una regia unica anche per gli interventi sulla costa
  6. sviluppare un diverso approccio nella progettazione, valutazione e gestione delle infrastrutture
  7. indicare le aree da cui far partire un monitoraggio degli ecosistemi più delicati rispetto ai cambiamenti climatici nel territorio italiano.
  8. individuare una chiara scelta di governance e indirizzo in alcune situazioni delicate.

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