Le Banche di sviluppo corteggiano ancora l’industria fossile

Nessuna delle banche multilaterali di sviluppo è pienamente allineata con gli obiettivi climatici di Parigi. Per molte di esse il divario è preoccupante.

Banche di sviluppo

 

 

Ancora troppa finanza fossile per le principali Banche di sviluppo 

(Rinnovabili.it) – Le Multilateral Development Banks hanno un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Accordo di Parigi. Ma quante di loro si stanno realmente impegnando per allineare la propria strategia finanziaria allo sforzo climatico globale? La risposta arriva oggi da ERG, think thank europeo che ha redatto uno studio sulle sei principali banche di sviluppo mondiali e sui flussi monetari da loro gestiti.

Di chi si tratta? Oltre a quello che è sicuramente il più celebre istituto finanziario, ovvero il gruppo della Banca Mondiale (WBG), il report punta i riflettori sulla Banca Africana dello Sviluppo (AfDB), la Banca Asiatica dello Sviluppo (AsDB), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD), la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca interamericana di sviluppo (IADB). Sono tutti istituti sovrannazionali che hanno come mandato principale quello di ridurre la povertà e promuovere la crescita economica. E tutti e sei hanno promesso, almeno a parole, di allineare le proprie politiche all’impegno preso dalle nazioni con il Paris Agreement.

 

“Si prevede che nei prossimi 15 anni verranno investiti a livello mondiale circa 90.000 miliardi di dollari in infrastrutture”, spiega l’associazione nell’incipit del documento. “Le future scelte di investimento determineranno se avremo imboccato un percorso di crescita intelligente e inclusivo sul clima o uno ad alto tenore di carbonio e insostenibile”.

 

Gli autori hanno quantificato e classificato i progressi delle Banche di sviluppo in quattro aree tematiche – Governance, Strategia, Gestione operativa e del rischio, e Iniziative di trasformazione – mettendo anche in rapporto i finanziamenti sostenibili legati all’energia e quelli a favore dei combustibili tradizionali. Si scopre così che l’amore per l’industria fossile è duro a morire.

La Banca Interamericana risulta in cima alla classifica nel supportare la transizione verso un’economia low carbon grazie al maggiore impegno e a un rapporto finanziamenti sostenibili/finanziamenti fossili di quasi 14:1. L’istituto ha pubblicato lo scorso anno il Rapporto di sostenibilità 2017 dedicato all’America Latina e i Caraibi  in cui identificava la particolare vulnerabilità della regione agli impatti dei cambiamenti climatici, offrendo una panoramica delle misure adottate per contrastarli.

 

È seguita dall’europea BEI, sulla cui seconda posizione pesa però un contributo alle fonti fossili ancora importante come dimostra, da ultimo, la sua recente decisione di concedere un prestito al gasdotto TAP. Infrastruttura su cui lo stesso Parlamento Europeo ha espresso la sua preoccupazione.

Terza la World Bank o Banca mondiale, il cui annuncio di fine finanziamenti alle attività di upstream nel settore del gas e del petrolio, ha contribuito a migliorarne il punteggio complessivo rispetto lo scorso anno.

Pessima invece la posizione della BERS che continua a finanziare direttamente o indirettamente i combustibili fossili. La banca sta attualmente riesaminando la propria strategia, che dovrebbe essere adottata entro maggio dell’anno prossimo e la speranza è che possa invertire rapidamente la marcia.

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