Corte dei Conti UE: “I rifiuti pericolosi sono troppi e in aumento”

La Corte dei Conti europea ha pubblicato un’analisi in cui mostra che, in ambito comunitario, la quantità di rifiuti pericolosi è ancora troppo elevata e destinata ad aumentare

rifiuti pericolosi
via depositphotos.com

Azioni dell’UE per fare fronte ai volumi sempre crescenti di rifiuti pericolosi

(Rinnovabili.it) – In Europa ci sono ancora troppi rifiuti pericolosi: questa la sintesi dell’analisi “Azioni dell’UE per fare fronte ai volumi sempre crescenti di rifiuti pericolosi appena pubblicata dalla Corte dei Conti.

Nonostante le numerose misure messe in campo, la quantità di scarti dannosi per la salute e l’ambiente continua a crescere. Che margini di intervento ci sono? A detta della Corte bisognerebbe intervenire in maniera trasversale per rendere più efficace la classificazione, garantire una migliore tracciabilità dei percorsi dei rifiuti pericolosi oltre che aumentare la quantità di scarti destinati al riciclo, contrastando così il traffico illecito. 

“La produzione di rifiuti pericolosi aumenta e l’UE non può non affrontare la questione”, ha dichiarato Eva Lindström, il Membro della Corte dei conti europea responsabile dell’analisi. “I metodi da preferire per occuparsi dei rifiuti pericolosi sono il riciclo e il recupero di energia. Si dovrebbe ricorrere allo smaltimento solo come estrema risorsa. Ciononostante, oltre il 50 % del totale dei rifiuti pericolosi dell’UE viene ancora smaltito. In questa analisi, abbiamo mostrato che prevenzione e trattamento dei rifiuti pericolosi sono tuttora difficoltosi, ma presentano anche delle opportunità”.

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Come diminuire la quantità di rifiuti?

Come per tutte le altre categorie di scarti, anche per i rifiuti pericolosi la strategia migliore e prioritaria è limitarne la produzione. Il principio della riduzione del rifiuto vige in Europa dal 1991 e prevede attenzione a monte alla progettazione e alla realizzazione dei prodotti, oltre che, a valle, di rendere gli operatori economici responsabili degli scarti che producono e della quantità di informazioni fornite ai consumatori per il loro smaltimento.

Nonostante queste premesse, le quantità al momento circolanti entro i confini comunitari continuano a crescere e impone di correre ai ripari. 

Lo smaltimento – spiega la Corte – passa attraverso il trattamento in specifici impianti disciplinati da un rigido corpo di norme di sicurezza: l’iter è particolarmente oneroso dal punto di vista economico ma anche complesso da quello amministrativo, per questo il rischio di traffico illecito è una prospettiva concreta. Spesso sono gli stessi operatori economici che, per  non dover affrontare trafile complesse o spese elevate, dichiarano i propri scarti non pericolosi e li smaltiscono come rifiuti comuni. Altre volte invece vengono spediti altrove, in Paesi con legislazioni meno rigorose. 

Il primo passo, a detta della Corte, è migliorare i meccanismi di classificazione e tracciamento, così da prevenire comportamenti illeciti. Un ruolo importante dovrebbe essere rivestito dalla Commissione, che dovrebbe intervenire ad armonizzare la normativa UE alle modalità di classificazione che vigono nei diversi Stati. Un esempio concreto potrebbe essere operato a partire dai registri elettronici nazionali dei rifiuti pericolosi, che andrebbero adeguati al registro europeo che si adotta in caso di spedizione. 

Nonostante i diversi passi che potrebbero compiersi, sottolinea l’analisi, un punto fondamentale da affrontare è il fatto che gran parte di questi scarti non è adatta al riutilizzo. Si potrebbe incentivare maggiormente il riciclo, ma una serie di impedimenti tecnici e l’assenza di un mercato reale e conveniente rende limitata anche questa destinazione. 

Come intervenire? Migliorando le tecnologie e le capacità di riciclo, ad esempio incentivando il recupero di materie prime, innanzitutto i RAEE. 

L’analisi si concentra su un rischio concreto: già al momento traffico illecito di rifiuti pericolosi è un’attività con un giro d’affari che sta tra l’1,5 e l’1,8 miliardi di euro all’anno. A questi vanno aggiunti i casi di scarico illegale di scarti. A fronte di un’attività abusiva tanto diffusa, sono troppo poche le azioni intraprese e le sanzioni comminate. Da questo punto di vista la digitalizzazione può offrire un appiglio per migliorare il tracciamento e limitare le possibilità di traffico, così come l’intervento proposto dalla Commissione già nel 2021 per vietare la spedizione di qualsiasi tipo di rifiuto.  

Cosa sono i rifiuti pericolosi

Da normativa europea, sono pericolosi i rifiuti che presentano una o più caratteristiche che possono danneggiare persone o ambiente: possono essere esplosivi, irritanti o tossici. 

Più del 75% di quelli prodotti in Unione Europea deriva dal settore manifatturiero (in particolare il metallurgico), dal trattamento delle acque e dei rifiuti, dall’edilizia e dall’estrattivo; anche in casa, ogni giorno, produciamo rifiuti pericolosi: sono i medicinali scaduti, le batterie a fine vita, i prodotti per igiene e pulizia e i prodotti elettrici ed elettronici. 

A livello comunitario sono responsabili della gestione dei rifiuti pericolosi i singoli Stati, spesso sanzionati dalla Commissione perché in ritardo o contravvenzione rispetto al recepimento delle normative UE. 

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